Perchè El Niño può produrre grandi ondate di calore in Europa?
Una forte fase di El Niño, come quella che i modelli stanno iniziando a prevedere, con anomalie fino a +2 ºC nelle temperature oceaniche, altera la distribuzione delle basse pressioni equatoriali e generalmente intensifica le precipitazioni in Sud America, mentre una fase secca investe l'Asia meridionale.
Nei mesi scorsi, in diversi articoli, abbiamo cercato di spiegare come il fenomeno di “El Niño”, ormai giunto nella fase di massima intensità sul Pacifico centro-orientale, possa influenzare, seppur in maniera indiretta, l’andamento meteo-climatico, oltre che sul nord America, anche in Europa e lungo il bacino del mar Mediterraneo.
Una delle conseguenze di El Niño è un aumento della temperatura su scala globale. La Niña provoca un raffreddamento, e dopo questi ultimi anni la temperatura globale è stata contenuta, interrompendo brevemente la tendenza al riscaldamento che abbiamo avuto.
Il ritorno di El Niño
Con il ritorno di El Niño, assisteremo a un forte aumento della temperatura globale. Inoltre, le ultime previsioni mostrano che un super-El Niño potrebbe arrivare entro la fine dell'anno, aggiungendo ulteriore riscaldamento.
Una forte fase di El Niño, come quella che i modelli stanno iniziando a prevedere, con anomalie fino a 2 ºC nelle temperature oceaniche, altera la distribuzione delle basse pressioni equatoriali e generalmente intensifica le precipitazioni in Sud America, mentre una fase secca investe l'Asia meridionale.
Questo produce anche variazioni di shear del vento alle basse latitudini, rendendo difficile lo sviluppo dei cicloni tropicali e facilitandone lo sviluppo occasionale in aree meno comuni, e può avere ripercussioni anche alle medie latitudini.
Perché un forte El Niño porterebbe caldo in Europa?
Tutto merito dei cosiddetti “fiumi troposferici” (cosi chiamati dai meteorologi), ossia flussi di masse d’aria che dalla calda superficie oceanica si espandono lungo l’intera colonna troposferica. La presenza di forti anomalie termiche positive sulla superficie del Pacifico nord-orientale, con valori di circa +2,5°C +3,0°C rispetto la tradizionale media climatologica, trasferisce alle masse d’aria sovrastanti un ingente quantitativo di calore latente che gradualmente sale fino all’alta troposfera.
Giunte ad una certa altezza, quasi al limite con la stratosfera, queste masse d’aria molto calde, ma anche ricche di vapore acqueo, al traverso delle latitudini sub-tropicali, tendono a ridiscendere verso il basso (“Subsidenze atmosferiche”), andando ad alimentare la fascia anticiclonica, nota come “Cella di Hadley”, che solitamente insiste in questa zona.
Quest’ultima, venendo supportata da questo “fiume troposferico” di aria particolarmente calda aspirata dalle calde acque superficiali del Pacifico orientale, molto più calde del normale, tende ad elongarsi lungo i meridiani, solitamente con due rami ascendenti più stretti del normale che si distendono al traverso della West Coast americana e dell’Atlantico orientale (davanti l’Europa occidentale), convogliando su queste aree anche intense onde di calore.
In sostanza la circolazione atmosferica lungo i meridiani, grazie all’intensa quantità di “energia termica” fornita dalla calda superficie dell’oceano Pacifico, risulta più vigorosa del normale, incentivando così le spinte verso le alte latitudini dei promontori anticiclonici sub-tropicali.
Cosa accadrà nei prossimi mesi?
I “fiumi troposferici” in ascesa dalle caldissime acque superficiali del Pacifico tropicale orientale, specie dal tratto attorno le Hawaii, seguendo il meccanismo dinamico sopra descritto, contribuiranno a irrobustire e a rendere ancora più possenti i promontori anticiclonici legati alla “Cella di Hadley”, che dall’area caraibica e dell’Atlantico tropicale tende a spingersi ulteriormente verso latitudini più settentrionali, creando le tipiche configurazioni adatte alla spinta di masse d’aria calde, di origini subtropicali, verso l’area del Mediterraneo.