Meteo, come sarà il tempo nella seconda metà di dicembre?
Dai modelli meteo arrivano alcuni segnali su un possibile graduale indebolimento del vortice polare entro la fine del mese. Come si rifletterà sul meteo nella seconda metà di dicembre?
Proprio in questo momento il vortice polare stratosferico continua a presentarsi piuttosto compatto, con i venti zonali in alta quota che stanno raggiungendo velocità davvero ragguardevoli.
Secondo i principali global models, almeno fino al periodo natalizio, il vortice polare dovrebbe continuare a rimanere compatto sopra l’area artica. Il modello inglese Ecmwf, invece, inizia a vedere qualche segnale di indebolimento entro fine mese.
Segnali di un possibile indebolimento del vortice polare?
Fino ad oggi la struttura del vortice polare, sia in sede stratosferica che troposferica, si è presentata estremamente compatta, tanto da rafforzare le “westerlies” lungo l’intero emisfero, impedendo l’affondo di importanti ondate di freddo verso le medie latitudini.
Ma volgendo lo sguardo verso il lungo termine si cominciano a vedere dei timidi segnali di indebolimento. L’indice “NAO” (“oscillazione nord atlantica”), molto importante per il tempo europeo, potrebbe scendere su valori negativi entro il periodo natalizio.
Ciò significa che la differenza di pressione tra la depressione islandese e l’alta pressione delle Azzorre sarà più bassa. In pratica verrà a mancare quel fitto “gradiente barico orizzontale” e il “gradiente di geopotenziale” in quota, fra latitudini artiche e fascia sub-tropicale, che tiene vivo il flusso zonale sul nord Atlantico, con “westerlies” impetuose che dal nord degli USA e dal Canada orientale si dirigono a gran velocità verso l’Islanda, l’Europa occidentale e la Scandinavia.
Il debole “gradiente di geopotenziale” in quota contribuisce ad indebolire il ramo principale del “getto polare” che fuoriesce dal continente nord-americano.
Che succede quando il "getto polare" rallenta?
Tale rallentamento del “getto polare” agevola, a sua volta, la formazione di onde planetarie, su larga scala, che dalla fascia sub-tropicale si estendono fino alla regione artica, favorendo la discesa di ampi blocchi di aria fredda, che dal mar Glaciale Artico si versano verso le medie latitudini, mentre ad est dell’avvezione fredda sovente si generano intense rimonte calde sub-tropicali, pronte a dirigersi fin sulla regione artica, con ripercussioni che possono avvertirsi pure sopra il mar Glaciale Artico, ormai totalmente ghiacciato.
Sviluppo degli anticicloni distesi lungo i meridiani
Se da una parte le ondulazioni troposferiche riescono a costruire grandi “blocking” (anticicloni di blocco distesi lungo i meridiani che fanno da barriera al flusso delle correnti occidentali), specie tra nord Pacifico e Atlantico settentrionale, capaci di riversare importanti ondate di freddo verso le medie latitudini.
Dall’altra (lungo i bordi occidentali di questi anticicloni di blocco, preferibilmente posizioni in mezzo gli oceani) si innescano avvezioni di aria decisamente più mite e umida che risalgono fino alle latitudini temperate, e alle volte fino a quelle sub-polari, generando brusche scaldate, con flussi di aria molto mite che arrivano a convergere fin sul mar Glaciale Artico, destabilizzando dall’interno il vortice polare troposferico, il quale di tutta risposta tenderà a smembrarsi in più “lobi” (vortici depressionari colmi di aria molto gelida a tutte le quote) pronti ad andare alla deriva verso latitudini più meridionali (influenzando da vicino le condizioni meteorologiche sulle medie latitudini con frequenti ondate di freddo).
Verso discesa di aria fredda
Queste dinamiche innescano una sorta di circolo vizioso che può agevolare la discesa dell’aria fredda, sia di origine polare che artica, fino alle medio-basse latitudini e sul bacino del Mediterraneo, aprendo ad una nuova fase meteo/climatica decisamente più dinamica e consona alla stagione invernale.