Inizia la fase di cambio del monsone, sull'oceano Indiano alto rischio di potenti cicloni tropicali
L’interazione fra le correnti da NO e il teso Aliseo di SE produce una ampia linea di convergenza che determina lo sviluppo di un iniziale circolazione vorticosa in senso orario, quindi ciclonica per l’emisfero australe.
Sull’oceano Indiano inizia ad entrare nel vivo la cosiddetta “fase intermonsonica”, che segna l’inversione della circolazione monsonica, dal pattern invernale a quello estivo. In questo periodo dell’anno i venti si placano e sulle acque dell’oceano Indiano settentrionale, dalle coste somale fino all’Indonesia e alle coste dell’Asia meridionale, si generano estese “calme” che rendono questi mari piatti come una tavola.
Le acque calme contribuiscono ad assorbire una maggiore quantità di calore dal prolungato e intenso soleggiamento, scaldando ulteriormente questo esteso specchio di acqua che dalle coste dell’Africa orientale si estende fino a Sumatra e al Golfo del Bengala.
Eppure in questo periodo navigare sopra le acque dell’oceano Indiano può essere davvero molto pericoloso, visto per lo sviluppo, a volte anche improvviso, di potenti cicloni tropicali, capaci di scatenare venti violentissimi e alzare ondate davvero gigantesche, superiori ai 10 metri.
Il periodo ideale per lo sviluppo di grossi cicloni tropicali
Non è un caso se la fase intermonsonica, ossia di cambio dal “monsone invernale” al “monsone estivo”, è ideale allo sviluppo di insidiosi cicloni tropicali, capaci di creare enormi devastazioni in caso di atterraggio sulle coste dell’India o su quelle di Bangladesh, Myanmar e più raramente sull’ovest della Thailandia.
Proprio nel clou della fase di cambio dei monsoni, lungo le calde acque superficiali dell’oceano Indiano centro-occidentale si attiva una ventilazione dai quadranti occidentali che spira in direzione delle coste settentrionali di Sumatra.
Non di rado capita che questa umida e calda ventilazione occidentale, attiva fra le Maldive e le coste occidentali di Sumatra, superi l’equatore, sull’emisfero australe, virando più da NW per l’effetto di Coriolis, che a ridosso dell’equatore rimane piuttosto debole.
La ventilazione occidentale in azione nel tratto di oceano Indiano, poco a sud degli atolli delle Maldive, varca la linea dell’equatore, sconfinando cosi nell’altro emisfero, dove i venti, originariamente da Ovest, cominciano a ruotare più da NW e N-NW, scivolando sempre più di latitudine.
L’interazione fra monsone e Aliseo intorno l’equatore
All’altezza dei 5° di latitudine sud le correnti da NW e N-NW, in sconfinamento dall’altro emisfero, cominciano ad interferire con il sostenuto flusso da E-SE e SE, legato all’Aliseo di SE, che domina lungo la fascia tropicale australe dell’oceano Indiano, a sud dell’Indonesia.
Tale processo sovente genera un’area di disturbo che scendendo ulteriormente di latitudine tende ad approfondirsi sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale, costruendo delle circolazioni depressionarie tropicali, in grado poi di degenerare in tempeste tropicali o veri e propri cicloni.
Cosa succede in questo periodo dell’anno?
In genere, in questo periodo dell’anno, durante la fase di transizione monsonica, si possono sviluppare dei cicloni tropicali che si approfondiscono a seguito della rotazione innescata dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati.
Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NW (in genere premonitrici dell’avvento del monsone invernale di NE), dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, molto spesso possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar.
In genere, in questo periodo dell’anno, nella fase di transizione monsonica, si possono sviluppare dei cicloni tropicali che si approfondiscono a seguito della rotazione innescata dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati.
Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NW dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, molto spesso possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar.
I cicloni tropicali più potenti, generalmente, sono quelli che in questo periodo dell’anno dall’oceano Indiano si spingono in direzione delle caldissime acque superficiali del Golfo del Bengala e in direzione delle coste somale.
Qui l’intenso calore latente fornito da questa ampia baia rafforza sensibilmente la circolazione ciclonica tropicale, tramutandola in un pericoloso ciclone tropicale, capace di raggiungere la 4^ o addirittura la 5^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti fino a 240-250 km/h.