Gelo sempre più intenso in Siberia, sfondato il muro dei -40°C
Per la prima volta dall'inizio della stagione autunnale è stato sfondato il muro dei -40°C in alcune località della Siberia orientale, nella Repubblica della Jacuzia.
Anche se in Europa attualmente ancora non si percepisce molto la stagione fredda, quella vera, sta iniziando a prendere forma, seppur molto gradualmente, con il progressivo raffreddamento delle immense distese continentali dell’Eurasia. Come c’era da aspettarsi, con l’arrivo di novembre sul comparto siberiano da settimane si succedono ondate di freddo a ripetizione e nevicate, più intense sul comparto centro-orientale.
Le nevicate ed il conseguente raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo ormai si sono spinte fino al nord della Mongolia e del Kazakistan, con rovesci di neve che hanno imbiancato parte della steppa settentrionale kazaka.
In queste ore nuove nevicate, fino al piano, dovrebbero coinvolgere la Siberia centrale, fino alla bassa Russia asiatica, lungo il confine con la Manciuria e le coste dell’estremo oriente russo. Ma rovesci di neve hanno imbiancato anche la parte meridionale della Siberia centrale, incluse diverse città siberiane.
Cosa produce il raffreddamento siberiano?
Questo repentino raffreddamento dell’area siberiana, normale per il mese di ottobre e novembre, è prodotto dall’attività del vortice polare che in settimana ha deciso di centrare il proprio baricentro proprio sul comparto siberiano, con una vasta saccatura, riempita di aria molto fredda scesa direttamente dal mar Glaciale Artico, che ha apportato nevicate diffuse, a tratti anche di moderata e forte intensità, accompagnate da venti a tratti sostenuti, generalmente da W-NW e da Ovest, mentre correnti più da SW e S-SW hanno interessato la costa della Siberia orientale e la Repubblica di Jacuzia, storico polo del gelo invernale dell’emisfero boreale.
L’affondo di questa saccatura, d’origine artica, riempita di masse d’aria molto fredde e pesanti di provenienza artica, direttamente dalla Calotta del Polo Nord, ha spinto un vasto e complesso sistema frontale fra il bassopiano della Siberia occidentale e l’altopiano della Siberia centrale, seguito da più umide e miti correnti dai quadranti occidentali, provenienti dal bassopiano della Siberia occidentale.
La neve ormai da alcune settimane è tornata finalmente ad imbiancare anche il celebre villaggio di Ojmjakon, nel cuore della Repubblica di Jacuzia, considerato il principale polo del freddo dell’emisfero boreale durante i mesi invernali.
Cos’è il cosiddetto raffreddamento pellicolare?
Durante il tardo autunno e il periodo invernale le sterminate pianure, gli altopiani e le immense steppe, tra la Siberia, il Kazakistan, la Mongolia e le altre ex Repubbliche Sovietiche dell‘Asia centrale, a nord del mar Caspio, sono interessate da un forte raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo.
Questo consistente raffreddamento, meglio noto anche come “raffreddamento pellicolare”, è causato da una serie di fattori, come l’insistenza di aria secca, la consistente riduzione della luce solare durante il giorno e la lontananza dell’azione mitigatrice di mari o oceani, oltre al forte irraggiamento (forte perdita di calore dal terreno) che caratterizza questi luoghi durante le lunghe nottate invernali.
In alcune zone della Siberia centro-orientale, tra dicembre e gennaio, possono raggiungersi normalmente anche i -50°C -60°C, come nella Repubblica di Jacuzia. Si viene così a sviluppare uno strato di aria gelida e molto pesante, vicino al suolo, con uno spessore generalmente limitato ai primi 1000-2000 metri, che origina il famoso anticiclone termico “russo-siberiano”, ossia una vasta zona di alta pressione di origine prettamente fredda, strutturata solo nei bassi strati.
Raggiunti i primi -40°C
Il gelo ormai è diventato molto intenso, tanto che in alcune località jacuziane si è ormai sfondato il muro dei primi -40°C di stagione. Su tutti spiccano i -40,9°C raggiunti da Ilirnej, la notte fra il 31 ottobre e 1 novembre 2022.
Qui il gelo è diventato “siderale”. Si tratta di una delle minime più significative archiviate sull’area siberiana dall’inizio del “raffreddamento pellicolare”. La notevole estensione dell’innevamento sulle vaste lande della Siberia sta accelerando il processo di “raffreddamento pellicolare” che proprio in questo periodo dell’anno inizia a sfornare i primi freddi sull’emisfero boreale, in vista dell’entrata in scena della stagione invernale.
Nella nottata fra ieri e oggi, l’intenso irraggiamento notturno delle sempre più lunghe nottate di novembre e lo strato d’inversione termica che si è sviluppato durante le ore notturne, favorito dalla ventilazione pressoché assente nei bassi strati, ha fatto sprofondare Ojmjakon sotto il muro dei -34°C.
Quali influenze in Europa?
Per ora questo graduale raffreddamento delle lande siberiane, più che normale in ottobre e novembre, al momento non avrà alcun tipo di influenza sull’andamento meteo-climatico atteso in Europa e sul Mediterraneo.
Ma se il “freddo pellicolare” riuscirà a sedimentarsi per bene al di là degli Urali, isolando entro metà novembre il primo nucleo di aria veramente gelida sulla Siberia centro-occidentale, non si può escludere l’apertura di scenari piuttosto interessanti per il futuro alle nostre latitudini, sempre se si riescano ad instaurare quelle congeniali configurazioni bariche capaci di creare dei “canali” preferenziali in grado di far affluire parte di quell’aria fredda depositata fino in Europa, verso latitudini più meridionali.
Generalmente ciò accade quando sull’Europa settentrionale si viene a istaurare una anomalia positiva di pressione, con lo sviluppo di un'importate nucleo anticiclonico fra le Isole Britanniche e la Scandinavia.