Meteorologi in allerta: segni di cambiamento nel vortice polare, possibile molto freddo in Europa e Italia?
Nelle prossime settimane l'aumento dei flussi di calore verso la stratosfera artica potrebbe indebolire il vortice polare stratosferico, con effetti a cascata sull'area temperata che potrebbe aprire a scenari gelidi.
Come abbiamo visto in questo recente articolo, dopo una lunga fase di grande compatezza, il vortice polare stratosferico potrebbe iniziare a indebolirsi, aprendo verso scenari gelidi, sia per l’Europa che il Nord America.
Al momento diversi modelli iniziano a prefigurare la possibilità di vedere un importante e improvviso riscaldamento stratosferico, che potrebbe spingere verso uno “stratwarming”.
Ipotesi di un importante riscaldamento troposferico
Fino ad oggi il vortice polare stratosferico si è mantenuto particolarmente forte, grazie alla scarsa capacità di trasporto di calore delle onde di Rossby, che nelle ultime settimane hanno ridotto il movimento di importanti quantità di calore fra la troposfera e la stratosfera.
Al momento non possiamo fare una previsione su quanto si indebolirà il vortice polare, se ci sarà uno “split” di esso, o se si assisterà ad un allungamento della sua struttura verso l’Europa, con il conseguente riversamento di ondate di freddo verso il vecchio continente.
Ma se il riscaldamento riuscirà a propagarsi verso il basso le possibilità di una destabilizzazione del vortice polare si farà più concreta, con il cambio di circolazione sull’area temperata, che potrebbe favorire l’apertura di quei canali di aria gelida, dal Polo fino all’area temperata.
Come si indebolisce il vortice polare?
In questo caso, con l’innesto dei cosiddetti scambi meridiani (scambi di calore fra tropici e polo), le masse d’aria calde, d’origine sub-tropicale, cavalcando le “onde di Rossby”, tendono a muoversi fino alle latitudini artiche, arrivando ad intaccare il vortice polare, iniettando al suo interno aria decisamente più calda, anche con l’aiuto dell’orografia (Montagne Rocciose), che va a metterlo in crisi, spaccandolo in più parti, dette “lobi” del vortice polare.
Se il “forcing” sarà abbastanza intenso, supportato da una o più estese “onde di Rossby”, il vortice polare può frammentarsi in più circolazioni depressionarie che tendono ad estendersi verso sud, andando così ad influenzare profondamente le condizioni meteorologiche nel continente europeo, asiatico o americano, in base all’espansione verso le basse latitudini dei vari “lobi” che ne fanno parte.
Va anche ricordato che le più grandi ondate di gelo che hanno investito il continente europeo nel 1929, 1963 e 1985, sono tutte associate ad un importante evento di stratwarming.
In genere, non appena gli effetti dello stratwarming iniziano a dissiparsi, il vortice polare può ricomporsi dopo 15 giorni lungo le latitudini artiche.
Quante possibilità ci sono di rottura del vortice polare?
L’inizio dell’inversione dei venti zonali artici, fra i 10 hPa e i 50 hPa, rappresenterebbe un primo segnale di propagazione di questo intenso riscaldamento fino al confine con la sottostante troposfera.
Attualmente si tratta solo di semplici avvisaglie su un possibile coinvolgimento più diretto della colonna troposferica, ma non possiamo escludere che questo possa realmente concretizzarsi a breve, favorendo un radicale cambiamento della circolazione atmosferica lungo tutta la regione artica, entro fine mese.
Se nelle prossime settimane gli effetti di questo riscaldamento stratosferico cominceranno a propagarsi anche nella parte più alta della troposfera il conseguente aumento del campo dei geopotenziale agevolerà lo sviluppo, sul mar Glaciale Artico, di una imponente area anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che a sua volta destabilizzerebbe la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta, all’improvviso aumento dei geopotenziali in quota, comincerebbe a dividersi in due o più “lobi” pronti a scivolare verso le medie latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa.