Dopo una prima falsa partenza La Niña ci riprova ad ingranare la marcia, quali conseguenze per l'inverno in Europa?

Nonostante le previsioni incoraggianti La Niña ancora non è riuscita ad affermarsi sul Pacifico. E’ vero che negli ultimi mesi le temperature del Pacifico tropicale sono scese, ma non hanno raggiunto i valori tipici di La Niña.

La Niña
Le probabilità di vedere La Niña sono del 59%. Ma si pensa che fra qualche settimana si possa entrare in una fase di La Niña, grazie anche al rafforzamento degli Alisei.

Nonostante le previsioni incoraggianti La Niña ancora non è riuscita ad affermarsi sul Pacifico. E’ vero che negli ultimi mesi le temperature del Pacifico tropicale sono scese, ma non hanno raggiunto i valori tipici di La Niña, usati per convenzione, da quando si studia il fenomeno atmosferico. Insomma siamo ancora in condizioni di un Enso neutro.

In realtà sul Pacifico tropicale l’atmosfera, in certi momenti, ha preso somiglianza a un pattern più tipo La Niña, e lo ha fatto per un po’, ma l’oceano no, almeno secondo le tradizionali misurazioni della temperatura della superficie oceanica.

Nei prossimi mesi con il rinforzo degli Alisei La Niña si potrebbe affermare?

Le probabilità di vedere La Niña sono del 59%. Ma si pensa che fra qualche settimana si possa entrare in una fase di La Niña, grazie anche al rafforzamento degli Alisei che aumentando il moto ondoso contribuiscono a rimescolare l'oceano, raffreddando la superficie e mantengono l’acqua calda nel Pacifico occidentale.

Al momento continua la fase di neutralità. Del resto negli ultimi mesi, mentre sopra il Pacifico centro-orientale, per alcuni frangenti, sembrava di vedere un tipo di assetti circolatorio più da Niña che Niño, sull’area temperata, fra Pacifico settentrionale, Nord America e Atlantico, per un po’ abbiamo avuto una circolazione atmosferica più caratteristica di Il Niño, con frequenti “jet streak” del “getto polare”.

Ma nelle prossime settimane, complice pure il rafforzamento stagionale degli Alisei, sopra le acque superficiali del Pacifico orientale si va verso un raffreddamento che potrebbe portare, sul medio-lungo periodo, ad un nuovo mutamento del pattern atmosferico fra l’area del Pacifico e il continente nord-americano.

Chi vedrà i primi effetti della Niña?

Di sicuro i primi effetti di questo nuovo raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico tropicale orientale si vedranno già dal prossimo inverno sul continente Nord Americano e su buona parte dell’America centrale e meridionale, con una possibile intensificazione delle ondate di freddo sulle vaste distese continentali dell’America settentrionale, nella parte terminale dell’inverno o in primavera.

Generalmente quando entra di scena il pattern associato a La Niña le ondate di freddo sul Nord America vengono agevolate dal sensibile rallentamento della portata del ramo principale del “getto polare”, che tornerà ad ondularsi più frequentemente, con lo sviluppo di grandi “onde di Rossby” a lenta evoluzione verso levante.

Gli impatti diretti del fenomeno atmosferico

Ma conseguenze ben più disastrose sono attese per molti stati dell’America meridionale che si affacciano al Pacifico sud-orientale. Difatti il sensibile raffreddamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico, indotto proprio dalla La Niña, particolarmente intenso nel tratto antistante le coste peruviane e ecuadoregne, inibisce l’attività convettiva, favorendo al contempo la formazione di una permanente “inversione termica” negli strati più bassi della troposfera, a contatto con la fredda superficie oceanica.

In pratica le masse d’aria stazionanti negli strati più bassi, sopra le fredde acque oceanica, si raffreddano ulteriormente, divenendo più fredde della colonna d’aria sovrastante.

Questa particolare condizione di inversione termica rende l’atmosfera molto stabile, impendendo l’insorgenza dei moti convettivi, e quindi il conseguente sviluppo della nuvolosità cumuliforme necessaria per produrre le precipitazioni nell’area tropicale. Lo strato di inversione ostacola la formazione di qualsiasi tipo di addensamento cumuliforme, garantendo una certa stabilità e clima secco, con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi.

Per questo motivo lungo le coste peruviane e su quelle ecuadoregne, in caso di un rafforzamento della Niña, si potrebbe verificare un prolungamento delle fasi siccitose, mentre il clima si presenterà più secco, fresco e assolato.

Temperature delle acque del Pacifico tropicale
Va detto che per quanto riguarda l’Europa, l’Africa e il bacino del Mediterraneo l’arrivo della Niña non dovrebbe causare alcun tipo di influenza significativa, se non dopo 5-6 mesi dall’evoluzione del fenomeno sopra il bacino del Pacifico.

Una sensibile diminuzione della piovosità si dovrebbe riscontrare anche sulle coste della Colombia meridionale, fino a Tumaco, dove l’azione della Nina dovrebbe agevolare una maggiore penetrazione della fredda corrente marina di Humboldt ben oltre la linea dell’equatore.

Clima molto secco e fresco, per essere sotto l’equatore, col ritorno della Niña si dovrebbe rivedere pure nel fantastico arcipelago delle Galapagos, molto vulnerabile ai cambiamenti di Enso.

Ci saranno implicazioni dirette per l’Europa?

Va detto che a causa delle complesse dinamiche di accoppiamento, oceano e atmosfera, per quanto riguarda l’Europa, l’Africa e il bacino del Mediterraneo l’arrivo della Niña non dovrebbe causare alcun tipo di influenza significativa, se non dopo 5-6 mesi dall’evoluzione del fenomeno sopra il bacino del Pacifico. Parlare già oggi di eventuali influenze sulla circolazione atmosferica fra Atlantico ed Europa sarebbe superfluo oggi.

Solo dopo 6 mesi dallo sviluppo del fenomeno, nel caso in cui La Niña diverrà per lo meno moderata (una “Niña” debole ha una scarsa influenza in Europa), sull’Europa si potrebbero verificare dei cambiamenti della circolazione atmosferica, spesso caratterizzati dal rallentamento del flusso perturbato principale e dallo sviluppo di grossi blocchi anticiclonici lungo i meridiani sul Nord Atlantico, capaci di catapultare sull’Europa masse d’aria fredde, direttamente provenienti dalle latitudini polari o artiche.