Cosa accadrebbe oggi se una massa d'aria gelida si versasse sul bacino del Mediterraneo?
Nella stagione invernale, durante l’avvento di importanti irruzioni di aria molto fredda, per non dire gelida, anche sul Mediterraneo si possono osservare fenomeni meteorologici simili a quelli che si vedono in Nord America.
Nella stagione invernale, durante l’avvento di importanti irruzioni di aria molto fredda, per non dire gelida, anche sul Mediterraneo, in modo particolare l’Egeo, il mare Adriatico ed il Tirreno, si possono originare fenomeni analoghi al ben più noto “Lakes effect” prodotto dai grandi specchi lacustri nord-Americani, al confine fra USA e Canada meridionale.
Proprio come il “Lakes Effect” nord-americano l’”Adriatic Sea Effect” e il “Tyrrhenian Sea Effect” si originano quando una massa d’aria molto fredda e instabile in quota scorre sopra la più mite superficie marina del mar Adriatico o del medio-basso Tirreno, le cui temperature superficiali sono piuttosto elevate anche nel cuore della stagione invernale.
I forti contrasti termici che si determinano sopra la più calda superficie marina rafforzando il “gradiente termico verticale” (notevoli differenze termiche fra media e bassa troposfera), favorendo l’innesco di una forte attività convettiva (moti ascendenti dentro la colonna d’aria).
Tali moti ascensionali agevolano la formazione di annuvolamenti cumuliformi (cumuli, cumulonembi) in grado di apportare precipitazioni diffuse, che spesso assumono carattere di rovescio o temporale se i contrasti termici sono molto forti.
Lo sviluppo dei moti convettivi, il fenomeno dell’Adriatic Sea Effect Snow
L’insorgenza dell’instabilità convettiva e della nuvolosità cumuliforme viene spiegata dal fatto che a contatto con la più mite superficie marina la massa d’aria gelida, sia di origini artiche o siberiane, si riscalda e si carica di umidità fin dagli strati più bassi, instabilizzandosi al proprio interno e determinando la rapida formazione delle nubi cumuliformi (cumulonembi) che vengono spinte dai venti dominanti verso le rispettive aree costiere, dove danno la stura a persistenti precipitazioni, che possono assumere prevalente carattere nevoso fino alle coste (specie nel caso in cui l’aria fredda sia di tipo continentale siberiana).
Durante il passaggio dell’aria molto fredda, e originariamente secca, sopra il mar Adriatico si sviluppano delle bande nuvolose, con progressione lineare, che si muovono verso le coste di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, apportando consistenti precipitazioni, che possono divenire nevose sino ai litorali.
Le più importanti nevicate, come quelle del febbraio 2012, tra le coste di Marche e Abruzzo, o quelle viste nel dicembre 2014 e gennaio 2017 sulla Puglia, sono da addebitare proprio al fenomeno dell’”Adriatic Sea Effect”, che portò persistenti fitte nevicate che durarono per intere giornate in città di mare come Ancona o Pescara.
Le nevicate indotte dal Tyrrhenian Sea Effect
Proprio come in Adriatico anche sul bacino tirrenico si ripete lo stesso tipo di fenomeno ogni volta che aria molto fredda, d’origine polare, scorre al di sopra del suddetto bacino. Con il “Tyrrhenian Sea Effect” però le bande nuvolose assumono un maggior sviluppo, distendendosi lungo la direzione del vento dominante in media troposfera, fino a sconfinare sulle limitrofe coste calabresi e siciliane.
Proprio qui queste nuvole apportano intensi nuclei precipitativi, nevosi a bassa quota, se non al piano in presenza di aria gelida, spesso ad ondate uno dietro l’altro, con il solito carica e scarica.
Le nevicate che durante le eccezionali ondate di freddo hanno interessato Calabria e Sicilia, fino alle coste, sono spesso associate a questo particolare fenomeno. Come le fitte nevicate che il 30 gennaio del 1999 hanno ammantato di neve tutta la costa settentrionale della Sicilia, da Palermo a Messina.
O i rovesci di neve che il 31 dicembre del 2014 interessarono il Messinese, con apporti anche di oltre 6-7 cm in alcune località rivierasche, vicino la città di Messina.