Caldo estremo negli Usa: a rischio pure il record della Death Valley
L'intensa ondata di calore che colpirà nuovamente il sud-ovest degli Stati Uniti metterà a rischio pure l'attuale record mondiale della "Death Valley".
Purtroppo, dopo la storica ondata di calore che nei giorni scorsi ha duramente colpito gli stati occidentali degli Usa e del Canada, con valori veramente “impressionanti”, come i +49,5°C registrati dal villaggio di Lytton, nella British Columbia, nei prossimi giorni una nuova eccezionale colpirà in modo pesante tutto il sud-ovest degli Stati Uniti.
L’incubo dell’anticiclone di Blocco ad Omega
Un nuovo blocco della circolazione atmosferica sul Pacifico settentrionale sta per sfornare l’ennesima ondata di calore, su valori che arriveranno fuori scala. Una configurazione che gli americani chiamano con il termine di “heat dome”. Proprio nel corso delle prossime ore questa intensa ondata di calore investirà gli stati centro-occidentali degli Usa, dall’Arizona, le zone desertiche interne della California fin verso il Nevada, il New Mexico, coinvolgendo in seguito pure l’Utah.
Qui il caldo, nei prossimi giorni, diverrà davvero estremo, e non solo sulle aree desertiche e semi-desertiche che caratterizzano molti di questi stati. In quota sono previste isoterme che supereranno i +35°C a circa 1600 metri (850 hPa).
Va anche precisato che in questo caso la presenza di isoterme così elevate, con valori maggiori di +35°C, verrà in parte influenzato pure dall’orografia, visto che l’area è attraversata dalla catena montuosa delle Montagne Rocciose, e da rilievi che superano anche i 3000 metri di altezza.
In queste ultime settimane le ripetute ondate di calore che hanno colpito l’intero sud-ovest degli Usa hanno surriscaldato intensamente i terreni, “arroventando” le lunghe e strette vallate che caratterizzano questi rilievi, tanto che in montagna i termometri hanno raggiunto valori prossimi ai +38°C +40°C.
Perché l’ondata di calore si concentrerà sul sud-ovest degli Usa?
L’affondo del ramo del “getto polare” sul Pacifico, nel tratto antistante le coste dell’Oregon e della California, sta favorendo un ulteriore irrobustimento del promontorio anticiclonico sub-tropicale messicano, che da giorni domina sugli stati di sud-ovest, fra Arizona, New Mexico, Texas, Utah, Nevada, Colorado e aree interne della California, da dove aspira masse d’aria veramente “roventi”, stagnanti da settimane sopra le estese superfici desertiche.
Tale promontorio anticiclonico sub-tropicale, grazie al rafforzamento dell’”avvezione di spessore” (l’aria molto calda si espande a quote sempre più elevate, divenendo sempre più spessa) sugli Stati Uniti centro-occidentali, si trasformerà in un vero e proprio anticiclone di blocco che progredirà a latitudini piuttosto elevate, spingendosi in senso meridiano, con un proprio asse diretto verso il Canada occidentale, sospingendo le masse d’aria molto calde e secche, originarie delle superfici desertiche degli USA sud-occidentali, in gran parte del Middle-West, ben oltre il confine canadese.
Ma il forte aumento termico atteso in diversi stati degli Usa centro-occidentali sarà indotto proprio dall’”avvezione di spessore”, la quale estendendosi alle quote superiori della troposfera determinerà un incremento, anche sensibile, dei valori di geopotenziale a 500 hPa e delle temperature a 850 hPa, che si porteranno oltre la soglia dei +30° C +33°C, con punte oltre i +36°C +37°C nell’estremo sud-ovest degli States, fra Nevada e California orientale.
La mappa del campo barico al suolo mette in evidenza la notevole “compressione”, indotta dalle “subsidenze atmosferiche”, che di solito si generano quando un’inversione termica dalla media troposfera si propaga fino agli strati più bassi dell’atmosfera. Il rialzo delle temperature nei bassi strati è determinato dall’avvezione calda dovuta all’avvezione termica, alla “compressione adiabatica” e all’elevata insolazione, che si somma alla presenza di aria molto secca vicino al suolo.
Si rischiano i +50°C
In molti stati i termometri rischiano di oltrepassare la soglia dei +44°C +45°C, con picchi ben superiori nelle aree desertiche del sud-ovest, dove localmente si toccheranno i +49°C +50°C. Un caldo veramente insopportabile, anche se verrà accompagnato da tassi di umidità relativa molto bassi, visto l’origine spiccatamente continentale (desertica) delle masse d’aria sub-tropicali.
Il “clou” di questa forte ondata di calore, in sviluppo nel sud-ovest degli Stati Uniti, si raggiungerà fra domenica 11 e l’inizio della prossima settimana, allorquando l’onda mobile di calore che si alzerà lungo il bordo ascendente del promontorio anticiclonico di blocco, in ulteriore espansione verso il territorio canadese occidentale, si spingerà fino al confine canadese meridionale.
A rischio il record mondiale della “Death Valley”
Questa ondata di calore sarà particolarmente intensa, tanto da non poter escludere la caduta di qualche record assoluto, dato il considerevole afflusso d’aria calda e secca alle quote superiori della troposfera. L’area interessata sarà molto grande, ciò non toglie la caduta di alcuni record assoluti.
L’intensa ondata di calore, in risalita dall’entroterra desertico messicano, rischia di trasformare l’inospitale “Death Valley” in un forno a cielo aperto.
Molto probabilmente nei prossimi giorni, anche la “Death Valley”, il punto più caldo della Terra, tuttora detentore del record assoluto di caldo mondiale di +54.0°C all’ombra, rischia di sfondare i +53°C, avvicinandosi pericolosamente al suo record di sempre. Del resto data la particolare orografia chiusa questa depressione, estesa fra il deserto della California e lo stato del Nevada, è il punto più “rovente” del nostro pianeta.
Per varie volte, durante il periodo estivo, con il sole che si avvicina allo “Zenit” (raggi solari quasi perpendicolari sull’orizzonte nelle ore centrali del giorno), è possibile sfondare il muro dei +50°C all’ombra durante il periodo estivo, quando l‘intensa e prolungata insolazione diurna (cieli costantemente sereni o poco nuvolosi), unita ai bassissimi tassi di umidità relativa (5-6 %) riscaldano sensibilmente il terreno desertico, completamente spoglio di vegetazione arborea in vasti tratti. Non per caso gli viene attribuito il nome di “Death Valley”.