Un anno fa Vaia: l’insostenibile peso degli alberi caduti

Un anno fa si scatenò la violenza inaudita del ciclone Vaia. La tregua che seguì la tempesta lasciò attoniti gli abitanti delle Alpi orientali: come i caduti di una cruenta guerra giacevano a terra migliaia di alberi.

TEMPESTA VAIA
La valle tra Cavalese (TN) ed il Passo Lavazé e l'immane distruzione dei boschi causata un anno fa dalla tempesta Vaia (foto Ivo Pecile)

Tra il 27 ed il 30 ottobre del 2018 si è consumato un vero dramma nelle vallate alpine comprese tra la Lombardia ed il Friuli Venezia Giulia, una devastazione dei boschi come mai si era vista prima e che ha fatto passare in secondo piano i tanti altri danni materiali accusati in diverse zone dell’Italia.

30 ottobre 2018: nulla sarà come prima

La notte del 29 ottobre sulle Alpi orientali si è scatenato un vero e proprio inferno di vento e di pioggia. Quando il minimo ciclonico ha poi virato velocissimo verso nord, allontanandosi dalla penisola, l’attenuazione dei fenomeni ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai territori duramente provati.

Un sollievo durato poco, appena il tempo dei primi timidi raggi di sole che cominciavano a filtrare tra i densi banchi nuvolosi che si sollevavano diradandosi. Dopo giorni lividi cominciavano a riapparire come fantasmi i crinali delle montagne. E’ bastato alzare lo sguardo sui versanti delle valli, fino a poco prima invisibili, per rimanere storditi dalla vista dei vasti lembi di foreste completamente rasi al suolo.

Annichiliti gli alberi come gli uomini

La realtà emersa, passata la tempesta, era uno spettacolo di distruzione spiazzante, come se davvero tutti quei pini, abeti, faggi e altri alberi spezzati, sradicati, affastellati in modo a volte ordinato e a volte caotico, somigliassero ai caduti di una terribile guerra campale.

Più maturava la coscienza di quanto accaduto più ci si rendeva conto che qualcosa di straordinario aveva colpito le nostre Alpi, una forza immane capace di cancellare oltre 42500 ettari di foreste, di lasciare a terra 8,5 milioni di tonnellate di legname in una sola notte, probabilmente in poche ore. A qualcuno sono tornate alla mente le foto in bianco e nero di Tunguska, la località siberiana dove nel giugno del 1908 la probabile esplosione in atmosfera di un bolide proveniente dallo spazio distrusse vaste porzioni di foresta.

L’essenza di Vaia

Ottobre 2018 lo ricordiamo particolarmente caldo. Più caldo della norma era il Mediterraneo centroccidentale quando l’ingresso di aria fredda favorì la nascita del ciclone mediterraneo chiamato Vaia. La concomitanza di vari fattori ha generato fortissimi venti meridionali sull’Italia con raffiche di Scirocco che su Prealpi e Alpi hanno superato i 150 km/h, localmente addirittura i 200 km/h, come registrato dalla stazione meteorologica di monte Rest in Friuli. Il vento risultava particolarmente forte negli strati medi atmosferici, meno in prossimità del suolo e sopra quota 2500 metri.

Questa dinamica atmosferica è stata inoltre il motore che ha generato piogge intense anche nelle zone alpine interne, in molti casi più intense rispetto ai primi rilievi prealpini come normalmente accade con sinottiche similari. Queste intense precipitazioni, dovute anche alle temperature elevate, hanno inzuppato letteralmente il suolo e aumentato il carico orizzontale sugli alberi sferzati del vento. Una precarietà enfatizzata ulteriormente da locali effetti di accelerazione catabatica, rotori e turbolenze dovute alla morfologia di valli e rilievi. I modelli e i meteorologi individuarono per tempo i rischi connessi a questo evento atmosferico ma la realtà superò di molto la previsione.

Di seguito ripropongo il tweet con il video che realizzai proprio nelle ore centrali del 29 ottobre 2018 che descrive quanto sta accadendo in Italia e la preoccupazione per le ore successive che poi effettivamente videro un aggravamento della situazione sulle Alpi orientali:

Vaia e il cambiamento climatico

Possiamo sostenere che il ciclone Vaia sia stato determinato dal riscaldamento climatico in corso? Un collegamento diretto di causa ed effetto non si può fare ma che il trend climatico che stiamo osservando possa incidere sulla forza degli eventi meteorologici ce lo dicono i modelli sviluppati da IPCC: una maggiore energia in gioco nel sistema può essere causa di fenomeni atmosferici più violenti e con tempi di ritorno di eventi estremi destinati a ridursi.

L’importanza della memoria

Gli effetti della tempesta Vaia credo che abbiano colpito in profondità chi li ha vissuti da vicino e da meno vicino. Non si è trattato solo della consueta conta dei danni con annesse polemiche sul dissesto idrogeologico del nostro paese. La vista dei territori sconvolti e brutalizzati è stata un colpo duro da assorbire.

Sapere che i boschi distrutti ci impiegheranno più di una vita umana a ripristinarsi ha forse reso gli abitanti delle valli alpine, e un po’ tutti noi, più consapevoli che il cambiamento climatico in atto può effettivamente incidere in modo molto diretto sulle nostre vite. Cerchiamo allora di mantenere la memoria dello sgomento di quei giorni, a maggior ragione in questa fase di lavori e ripristini del paesaggio colpito, per riflettere con lucidità sul futuro.