Dal Monte Bianco all'Etna, rifugi di montagna per monitorare il clima
Nasce una Rete di Rifugi CAI e di Osservatori CNR che percorre tutto il territorio italiano. In tutto sono diciannove. Lo scopo è mettere a sistema infrastrutture già esistenti al fine di ottenere un quadro aggiornato sullo stato del clima e dell’ambiente delle nostre montagne, particolarmente soggette ai cambiamenti climatici.
Con l’individuazione di diciannove siti osservativi, quindici Rifugi alpini del CAI (Club Alpino Italiano) e quattro Osservatori CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), nasce in Italia una rete che sarà dedicata al monitoraggio meteo-climatico dalle Alpi al centro del Bacino del Mediterraneo. L'obiettivo è ottenere un quadro reale sullo stato del clima e dell’ambiente sulle montagne e sul territorio italiano, dalle Alpi fino all'Etna, passando per gli Appennini.
Rifugi alpini del CAI diventano "Sentinelle del Clima"
I Rifugi CAI si aprono così al monitoraggio dei principali parametri meteorologici ed all'attività scientifica, che si va ad aggiungere a quella che già era attiva negli Osservatori climatici del CNR. Questo permetterà di ottimizzare risorse ed infrastrutture in aree d'alta quota particolarmente significative e sensibili per lo studio del clima. Finora il CNR già eseguiva un monitoraggio nei quattro Osservatori montani presenti sul territorio italiano, ora con l'inserimento dei rifugi CAI questa rete di osservazione si rafforza.
Ove possibile, informa il CNR, si avvieranno studi a scala locale su aspetti correlati non solo alla meteorologia, ma anche al clima, alla composizione dell’atmosfera, alle analisi ambientali, geologiche e geomorfologiche e, nei siti idonei, alle aree glaciali e periglaciali. Ciò permetterà di proporre i Rifugi montani come luoghi di diffusione della cultura scientifica, anche progettando interventi divulgativi che coinvolgano gli enti di governo locali e i turisti della montagna.
Dove si trovano i rifugi?
I rifugi del Club Alpino Italiano che diventano "sentinelle del clima e dell'ambiente", insieme ai quattro punti di osservazione del CNR già esistenti, si trovano in tutto il territorio italiano, dalle Alpi all'Etna, passando per la catena degli Appennini. Alcuni sono rinomati rifugi d'alta quota, come la Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d'Europa situato sul Monte Rosa a 4554 m s.l.m., e che ha da poco celebrato i 40 anni dalla costruzione della nuova struttura, o il Rifugio Torino, situato sul Monte Bianco a 3.375 metri di quota.
Ci sono poi i rifugi appenninici, come il Duca degli Abruzzi, sul Gran Sasso, in Abruzzo, o il Massimo Rinaldi sul Terminillo, nel Lazio. E ancora, i punti di osservazione sulla Sila, in Calabria, e sull'Etna in Sicilia. Per una lista e una mappa dei rifugi e dei siti di osservazione CNR si può consultare la pagina del progetto, "Rifugi Sentinella".
Montagne del Mediterraneo: "hot spot climatici"
Il bacino del Mediterraneo e le regioni montane di alta quota sono definiti "hot-spot climatici", ovvero siti dove il clima sta mutando più velocemente che nelle altre aree. Questo programma si focalizza sugli ambienti di alta quota in Italia, promuovendo osservazioni meteorologiche affinché i dati raccolti, insieme alle proiezioni elaborate dai modelli climatici, possano offrire in futuro la possibilità di tracciare lo stato presente e produrre scenari evolutivi attendibili sul futuro delle montagne del nostro Paese.
Nel primo Report pubblicato sul sito "Rifugi Sentinella", di cui una sintesi è presentata nel numero di gennaio della rivista CAI "Montagne360", si riporta che “Le osservazioni di temperatura del Pianeta riferiscono che gli ultimi due decenni sono stati i più caldi dal 1850. Secondo Copernicus Climate Change Service - C3S (programma coordinato e gestito dalla Commissione europea) il 2020 a livello mondiale è stato circa 1,25 °C al di sopra del periodo preindustriale 1850-1900, alla pari del 2016, l’anno più caldo mai registrato".
In Italia sempre più caldo: ghiacciai in forte arretramento
Anche per l’Europa il 2020 si è rivelato l’anno più caldo fin qui registrato, mentre in Italia, a partire dal 1800, è stato secondo solo al 2018, come rilevato dal CNR-ISAC. Il 2021 è stato nuovamente un anno molto caldo per l'Italia. Questo innalzamento delle temperature si manifesta anche in alta quota, come rileva il Comitato Glaciologico Italiano. Si stima infatti che la superficie dei ghiacciai delle Alpi si sia ridotta mediamente negli ultimi 150 anni del 60%, con casi estremi, come la Marmolada, che ha perso in cent'anni un volume di circa il 90%.
A partire da questo scenario, se le tendenze climatiche rimanessero invariate, si stima che nel 2050 gran parte dei ghiacciai sotto i 3000 m di quota saranno estinti. Nel 2100, sulle Alpi italiane, le aree glaciali saranno presenti solo alle quote più elevate dei massicci più imponenti. Se non si adotteranno politiche di contenimento delle emissioni climalteranti, i processi di instabilità naturale aumenteranno ancora di più rispetto ad oggi a causa della fusione delle masse glaciali e della degradazione del permafrost.
Problemi di approvvigionamento idrico
Aumenterà la frequenza e l'entità dei problemi di approvvigionamento idrico e le sole acque meteoriche (pioggia e neve fusa) potrebbero non bastare a soddisfare i fabbisogni essenziali. Già oggi alcuni Rifugi in alta quota hanno dovuto ridurre il periodo di apertura estiva per mancanza di acqua approvvigionata dai vicini nevai.