La misura dell'azzurro celeste
Il padre dell'alpinismo, Horace Bénédict de Saussure, approfittò delle sue scalate sul Monte Bianco per misurare il colore azzurro del cielo con l'aiuto di uno strumento che lui stesso inventò: il cianometro.
Il lato più conosciuto del naturalista e geologo svizzero Horace Bénédict de Saussure (1740-1799) è quello di essere il padre fondatore dell'alpinismo, trasformando la salita e la discesa delle montagne in un'attività che attualmente praticano milioni di persone in tutto il mondo. Meno conosciuto è invece il suo interesse per la Meteorologia, in particolar modo per le variabili come la pressione atmosferica o l'umidità dell'aria e la relazione di quest'ultima con il colore azzurro del cielo. Nel suo tentativo di migliorare la qualità delle sue osservazioni, perfezionò alcuni strumenti meteorologici dell'epoca e ne inventò altri molto originali ed ingegnosi che provò durante le sue scalate.
A Saussure piaceva verificare qual era il punto d'ebbolizzione dell'acqua sulla cima delle montagne che raggiungeva o come agiva la radiazione solare. Mostrò inoltre interesse per conoscere qual era la composizione dell'aria, soprattutto il suo contenuto d'umidità, strettamente relazionato con il suo grado di trasparenza e il colore che osserviamo.
Prima che si iniziassero a raggiungere le cime del pianeta, la gente che viveva nelle zone di montagna aveva constatato che man mano che si saliva verso l'alto il colore azzurro del cielo diventava più scuro. Nelle Alpi girava la leggenda che se si saliva fino a raggiungere atmosfera, il cielo diventava completamente nero, pertanto chi avrebbe osato addentrarsi fin lì sarebbe caduto nel vuoto. Queste paure fecero si che per molto tempo nessuno ebbe il coraggio di salire fino alla cima della montagna.
Saussure si lasciò prendere dalla curiosità e decise verificare per conto suo come cambiava il colore azzurro del cielo a seconda dell'altezza. Per questo motivo disegnò un originale aggeggio, che chiamò cianometro, che gli permise quantificare il tono azzurro del cielo. Durante le sue scalate al Monte Bianco, constatò con l'aiuto del cianometro che l'azzurro diventava più scuro man mano che si saliva qualche metro in piú, fenomeno che coincideva inoltre con una diminuzione graduale dell'umidità dell'aria. Lo scienziato Svizzero, grazie ai suoi sperimenti, arrivò alla conclusione che il colore del cielo è un indicatore affidabile del contenuto di vapore acqueo nell'aria.
Nelle valli, dove l'umidità è alta, l'azzurro celeste si sbiadisce e il cielo appare più bianco, soprattutto nella fascia più vicina all'orizzonte.
Su un semplice pezzo di cartoncino dalla forma circolare, Saussure dispose a ventaglio un totale di 53 sezioni, in ognuna delle quali mise un pezzo di carta dipinto con una determinata proporzione del pigmento azzurro di Prussia. L'insieme formava una scala di azzurro dal bianco al nero, con un numero per ogni sezione. Per usare il cianometro bisognava alzarlo verso il cielo con il braccio, sistemandolo a una distanza standard dagli occhi, di modo che basta comparare il colore del cielo con uno dei colori presenti sullo strumento, assegnandoli il numero corrispondente.
Secondo le osservazioni che lasciò scritte lo stesso Saussure, l' azzurro più scuro che registró fu un numero 39, misurato sulla vetta del Monte Bianco (4.810 m di altezza). Anche il naturalista tedesco Alexandre von Humboldt (1769-1859) utilizzò con assiduità il cianometro di Saussure nelle sue spedizioni nel continente americano e registrò un azzurro numero 46 sulla vetta del Chimborazo, una delle vette più alte delle Ande, a quasi 6.300 m sul livello del mare.