Il tunnel del Gran Sasso e le acque sotterranee

Si è parlato molto negli ultimi giorni del traforo del Gran Sasso, che è stato a un passo dalla chiusura il 19 maggio. Questa enorme opera di ingegneria ha avuto in passato (e continua ad avere) un forte impatto sulle acque sotterranee dell'area.

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La autostrada A24 nei pressi del tunnel del Gran Sasso (foto: Wikimedia Commons)

Il traforo del Gran Sasso si trova in Abruzzo, lungo la autostrada A24. Permette un rapido collegamento viario fra il versante tirrenico e quello adriatico, mettendo in comunicazione Roma con Teramo e consentendo di evitare i più lunghi percorsi di montagna (come il valico delle Capannelle).

Il traforo ha una lunghezza di 10 chilometri ed è la galleria a doppia canna più lunga d'Europa (sarà superata nel 2020 dal tunnel del Frejus). Attraversa il grande massiccio del Gran Sasso, dove si trova la vetta più alta degli Appennini. Il traforo del Gran Sasso dà accesso ai laboratori sotterranei dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove vengono eseguiti importanti esperimenti scientifici.

Il rischio chiusura per l'inquinamento delle falde

Nel maggio del 2019 si è parlato molto di questo importante tunnel, per l'inquinamento delle acque sotterranee che potrebbe essere legato (è in corso una indagine), alla presenza delle gallerie autostradali e dei laboratori di fisica nucleare. Inizialmente era stata prevista la chiusura per il 19 maggio. La chiusura è stata revocata, ma la viabilità sarà comunque ridotta con il restringimento delle carreggiate ed il limite di velocità a 60 km/h.

Non è la prima volta che si parla dell'impatto del traforo del Gran Sasso sulle acque sotterranee. Questa enorme opera ingegneristica, costruita fra il 1968 ed il 1984 (i lavori restarono fermi per diversi anni, per la crisi del 1974), ha avuto un impatto molto importante sul sistema delle acque sotterranee abruzzese.

Bisogna ricordare anche gli undici lavoratori morti nei suoi cantieri per incidenti di vario tipo: furono undici le vittime.

Il drenaggio dell'acquifero sotterraneo

Nel 1970, mentre andavano avanti le operazioni di scavo, venne intercettata una faglia che faceva da "tappo" per l'enorme sistema di acque sotterranee del Gran Sasso. Attraverso il tunnel appena costruito, l'acqua rimasta nella montagna per migliaia di anni uscì improvvisamente travolgendo i cantieri e raggiungendo il vicino abitato di Assergi (L'Aquila). Il drenaggio dell'acqua attraverso lo scavo artificiale causò un abbassamento del livello della falda ed il prosciugamento delle sorgenti di alta quota. Ancora oggi la galleria del Gran Sasso funge da punto preferenziale di uscita delle acque sotterranee.

La galleria del Gran Sasso e l'impatto sulle sorgenti

Il Gran Sasso, come buona parte delle altre montagne dell'Abruzzo e dell'Appennino centrale, è formato da rocce carbonatiche (in buona parte calcare) dove si sviluppa il carsismo: qui l'acqua viene immagazzinata per centinaia o anche migliaia di anni prima di uscire all'esterno in corrispondenza delle sorgenti.

Lo scavo del tunnel funzionò come drenaggio per le acque sotterranee, facendole uscire violentemente all'esterno. Il livello della falda sotterranea si abbassò in modo rilevante e molte sorgenti situate a quote più alte in montagna vennero prosciugate. Altre, quelle situate a fondo valle, subirono importanti diminuzioni della portata.

Il sistema idrogeologico del Gran Sasso, uno dei serbatoi di acque sotterranee più grandi e complessi dell'Italia centro-meridionale, subì un forte impatto. Non bisogna dimenticare che l'acqua potabile usata nell'Italia centrale proviene in buona parte dagli acquiferi carbonatici dell'Appennino: enormi serbatoi di acque sotterranee ospitati all'interno delle montagne. Anche gli abitanti di Roma bevono in buona parte l'acqua proveniente da questi enormi acquiferi.

Non è stato l'ultimo esempio di come una galleria possa modificare in modo irreversibile il sistema delle acque sotterranee. È successo nuovamente per la realizzazione delle gallerie della Tav (la linea del treno ad alta velocità) in Mugello.