Il sottile legame fra clima e smog
Si chiamano forzanti climatici a vita breve e contribuiscono sia all’inquinamento che al cambiamento climatici. Cosa sono e perché sono così importanti per salute e clima?
Grazie al messaggio di Greta Thunberg i cambiamenti climatici e in genere l’inquinamento sono sotto ai primi posti della preoccupazione dei giovani e dell’opinione pubblica
A molti non è chiara però la differenza, ma anche il legame indiretto che c’è fra i gas serra che agiscono a lungo termine sul clima e l’inquinamento atmosferico, dannoso direttamente per l’uomo, gli ecosistemi e perfino per l’agricoltura.
Cruciale per la lotta ai cambiamenti climatici e all’inquinamento è il ruolo, poco noto, dei Short-Lived Climate Pollutants (SLCP). Ecco quali sono i principali inquinanti climatici a vita breve.
Ozono e HCFC
L’ozono è un emblema di come l’uomo è in grado di fare danni opposti alla sua stessa casa, la Terra. L’ozono stratosferico ci protegge dai raggi ultravioletti, negli anni 1980 era alla ribalda il problema buco nell’ozono, arginato col protocollo di Montreal nel 1988 che mise al bando i gas CFC usati a suo tempo nelle bombolette e come refrigeranti che ne sono i responsabili.
I sostituti dei CFC, già essi anche gas serra, gli HCFC, sono dei gas serra ancora più potenti ed efficaci, 20000 volte più della CO2. Piccole quantità impattano notevolmente sul bilancio energetico terrestre. Fondamentale dunque la loro regolamentazione e riduzione. Ma non finisce qua.
L’ozono è anche gas serra, calando in stratosfera si avrebbe un leggero raffreddamento, ma per opposto l’ozono si forma nei bassi strati della troposfera soprattutto in estate come inquinante fotochimico secondario ed è così fattore riscaldante del clima.
L’ozono troposferico oltre che irritante per la salute, nuoce anche alla produzione agricoltura. Si stima che agendo per la sua riduzione si eviterebbe la perdita di produzione di 50 milioni di tonnellate di cereali. Inoltre, l’inquinamento da ozono causa anche un impoverimento del potere nutrizionale del grano e altri cereali.
Fuliggine e black carbon
Il black carbon, testualmente carbonio nero, deriva da una combustione incompleta dei combustibili fossili e delle biomasse.
Questo inquinante è anche un forzante climatico di breve durata atmosferica, ovvero agisce sul clima in pochi giorni o settimane. Altrettanto, ridurli avrebbe effetti quasi immediati nel contenimento del global warming, oltre che benefici sulla salute e perfino sui ghiacci e livelli del mare.
Gli effetti climatici del black carbon sono principalmente regionali o macro regionali. Importanti però alcuni effetti collaterali globali, ad esempio col trasporto transfrontaliero dovuto ai venti a grande scala arriva e quindi si deposita sotto forma di fuliggine sui ghiacciai montani e perfino polari. L’Effetto è micidiale, infatti il deposito di fuliggine accelera la perdita di ghiaccio marino e lo scioglimento dei ghiacciai alpini e montani. Addirittura, mitigare le emissioni di black carbon potrebbe limitare del 20% l’aumento del livello del mare.
Il metano
Il metano non è affatto un combustibile ecologico. Non è un inquinante diretto, ma con la combustione produce gas serra ed inoltre il suo effetto riscaldante a breve termine è anche 100 volte superiore alla CO2.
Il metano rappresenta il 16% delle emissioni serra globali e proviene dal bestiame, soprattutto grandi allevamenti, dalla produzione e distribuzione di petrolio e gas, estrazione del carbone, dalle discariche e coltivazione di riso. La riduzione delle emissioni di metano migliora anche la qualità dell'aria locale perché riduce i composti organici volatili, precursori della formazione di ozono troposferico di cui abbiamo parlato.
L’importanza di agire sugli inquinanti climatici
La riduzione di CO2 è essenziale, ma da sola non basta. L’effetto della CO2 è soprattutto a lungo termine, quella emessa oggi si ripercuoterà perfino sul clima del XXII secolo. Gli inquinanti climatici invece hanno forti effetti nei prossimi anni o decenni.
L’azione sui forzanti climatici a breve termine è cruciale per raggiungere l’obiettivo di contenere entro 1.5°C il riscaldamento globale previsto dall'Accordo di Parigi sul clima. Tuttavia, non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. E' importante evitare che un'azione di riduzione della CO2 non aumenti gli inquinanti climatici o viceversa la riduzione dello smog non peggiori le emissioni serra.
Si stima in 0.6°C il riscaldamento che si eviterebbe al 2050 abbattendo le concentrazioni dei SLCP. Soprattutto, la loro drastica riduzione eviterebbe circa 7 milioni di morti all’anno globalmente con grandi benefici economici per le minori spese sanitarie anche in Italia ed Europa.