La vulcanologia ed i nomi in italiano, dalla lava allo Stromboli
Eruzioni stromboliane, pliniane e vulcaniane, lava, lapilli...sono molti i nomi usati nella vulcanologia che nascono da aree geografiche d'Italia o da osservazioni fatte in passato. Ecco alcune curiosità.
Molte parole in uso oggi in vulcanologia sono legate a luoghi geografici situati in Italia, che nell'Europa continentale è l'area geografica dove si concentrano la maggior parte dei vulcani attivi. Questi vulcani, situati al centro del Mediterraneo, sono osservati e descritti da millenni dalle diverse civiltà di quest'area del globo: i nomi a loro associati sono poi diventati di uso comune nella vulcanologia mondiale. Andiamo a vedere quali sono.
L'isola di Vulcano ed il termine "vulcano"
L’isola di Vulcano è la più meridionale dell’arcipelago delle Isole Eolie, e si trova a soli 20 chilometri dalla costa della Sicilia. Venne chiamata Hiera dai greci che ne fecero la sede della fucina del dio Efesto, a causa della frequente attività eruttiva. Era lì, dentro il cratere, che il dio forgiava le armi per gli altri dei, aiutato dai ciclopi. In epoca romana quel dio del fuoco diventò Vulcano, e da allora l'isola prende il nome di questa divinità classica.
Vulcano è diventato, nei secoli, il termine universale per riferirsi ai rilievi caratterizzati da attività vulcaniche.
Eruzioni stromboliane
Sempre nell'arcipelago delle Eolie si trova un vulcano che ha dato il nome ad un tipo di attività vulcanica, definita "stromboliana". Si tratta del vulcano Stromboli, nell'isola omonima, noto fin dall'antichità come "faro del Mediterraneo" perché le eruzioni avvengono continuamente, in modo persistente da almeno due millenni.
Quelle stromboliane sono eruzioni caratterizzate dall'emissione persistente di fontane di lava alte fino a centinaia di metri.
Volendo rappresentare le eruzioni sulla base della altezza della colonna eruttiva (quanto in alto arrivano le ceneri e i fumi) e sulla base dell'esplosività, le eruzioni stromboliane sono più "tranquille" rispetto ad esempio alle eruzioni pliniane (altamente esplosive, come il Sant Helens, il Krakatoa o il Vesuvio). La colonna eruttiva non supera i 10 km di altezza e quindi anche la dispersione dei materiali nei dintorni del vulcano è minore.
Nonostante questa maggior "tranquillità", che permette ad esempio il proseguimento delle attività umane a poca distanza dal vulcano, si possono verificare episodi più violenti. Lo Stromboli lo ha dimostrato anche in tempi recenti, ad esempio il 19 maggio del 2021, con una eruzione più esplosiva. O anche nel 2019 e 2003.
Eruzioni pliniane
Anche in questo caso questo tipo di eruzioni prendono il nome da un episodio avvenuto nel territorio dell'attuale Italia, presso il Vesuvio. Derivano il loro nome dalla descrizione che Plinio il Giovane, scrittore e magistrato dell'antica Roma, fece dell'eruzione del 79 d.C, quella che portò alla distruzione di Pompei ed Ercolano.
Quelle pliniane sono eruzioni molto esplosive, con emissioni di enormi quantità di lapilli e ceneri, che vengono eiettate in una colonna eruttiva che può raggiungere decine di chilometri di altezza.
Questo fa sì che i materiali eruttati (piroclasti) si disperdano su un'area molto maggiore rispetto alle eruzioni stromboliane. Inoltre, possono verificarsi collassi della colonna eruttiva che portano alle temibili colate piroclastiche, di fronte alle quali non vi è scampo perché rapidissime.
Eruzioni vulcaniane
Anche in questo tipo di eruzioni si prende come riferimento un vulcano presente in Italia. Si tratta di Vulcano, di cui abbiamo parlato all'inizio dell'articolo. In questo caso sono eruzioni dove una componente importante è giocata dalla presenza di acqua. Iniziano con una fase freatica, quindi con forti esplosioni dovute al contatto fra magma e acqua. Eruzioni di questo tipo si verificarono sull'isola di Vulcano nel periodo 1888-1890.
Lava
La lava è il materiale fluido che fuoriesce dai vulcani, di natura magmatica, e che in questi giorni si può osservare nell'isola di La Palma, alle Canarie.
Anche in Italia è stata protagonista di eruzioni dell'Etna come quella del 1991-1993, o del 2002, minacciando centri abitati e distruggendo infrastrutture. Il parametro che meglio la caratterizza è la viscosità, ed in generale si possono distinguere lave viscose (scorrono lentamente) e fluide (possono scorrere anche molto rapidamente).
In questo caso il termine "lava" deriverebbe dalla lingua napoletana, dal termine usato nell'area di Napoli, secoli fa, per riferirsi alle colate laviche del Vesuvio. A sua volta deriverebbe dal latino labes, che indica 'caduta, frana’. In sostanza il termine indica qualcosa che scivola.
Lapilli
L'etimologia di lapillo va ricercata nella sua origine latina, in particolare dalla parola "lapis", che significa pietra. Con questo termine si indica un tipo di piroclasto (quindi materiale eruttato dal vulcano) che ha dimensioni comprese fra 2 mm e 64 mm. Un lapillo è più grande delle particelle di cenere, e più piccolo delle "bombe", i blocchi di grosse dimensioni che a volte escono dal cratere del vulcano.
Nomi associati ad altre aree geografiche
Nella vulcanologia si usano nomi legati anche ad altre aree del mondo. Le Hawaii ad esempio sono un arcipelago che ha dato nome alle eruzioni di tipo hawaiano, che sono caratterizzate da emissione di lava molto fluida.
Le eruzioni peleane prendono il nome dall'eruzione del vulcano La Pelèe (Martinica) del 1902, e sono caratterizzate da violente esplosioni e colate piroclastiche. Le eruzioni surtseyane prendono invece il nome dal vulcano Surtsey, che nel 1963 originò l'isola omonima a sud-ovest dell'Islanda, e sono eruzioni freatomagmatiche.
Altro nome che si usa riferito a fenomeni vulcanici è lahar: i lahar sono colate di fango composte da materiali piroclastici caduti al suolo durante una eruzione, trascinati via dalle piogge. Possono essere catastrofiche. In questo caso si tratta di una parola utilizzata in Indonesia.