Da Soverato a Livorno, le alluvioni di settembre in Italia
Il mese di settembre in Italia è stato spesso segnato da alluvioni lampo ed eventi franosi, con decine di vittime. Ricordare ci serve a tenere alta la guardia in un paese con elevato rischio idrogeologico.
L’autunno in Italia è stato spesso segnato da alluvioni lampo e frane che hanno causato gravi danni e decine di vittime. Nel mese di settembre in particolare, negli ultimi due decenni, si sono succeduti disastri che hanno messo in evidenza l’estrema vulnerabilità delle zone abitate italiane.
Soltanto un anno fa, fra il 9 ed il 10 settembre del 2017, un'alluvione lampo causò 9 morti a Livorno. L’evento temporalesco della notte, davvero eccezionale con accumuli di pioggia di centinaia di millimetri, faceva esondare i piccoli corsi d’acqua locale, che invadevano zone ribassate e scantinati. Ancora una volta era evidente l’impreparazione del territorio di fronte a eventi piovosi violentissimi. Cementificazione eccessiva, abitazioni in zone ribassate a rischio esondazione o frana, questi alcuni degli ingredienti per il disastro. La strage di Livorno è stata solo l’ultima.
Soverato, settembre del 2000
Diciotto anni fa, negli stessi giorni, fra il 9 ed il 10 settembre del 2000, il campeggio “Le Giare”, vicino Soverato in Calabria, veniva spazzato via dalla piena di un corso d’acqua dopo un temporale che aveva scaricato oltre 400 millimetri di pioggia nell’entroterra. 13 persone che si trovavano nel camping persero la vita. Il camping era stato ubicato in una zona ad alto rischio esondazione.
E ancora: 8 settembre 2003, alluvione lampo presso Palagiano, Taranto. Muoiono 2 persone. Il 23 settembre dello stesso anno altre 2 vittime per una alluvione lampo in provincia di Massa Carrara. Il 9 settembre del 2009 l’alluvione lampo e colata di detriti e fango presso Atrani, sulla Costiera Amalfitana, dove esonda il torrente Dragone, intubato al di sotto del centro abitato. 1 vittima.
E ancora, il 14 settembre del 2015 esondano diversi fiumi nella provincia di Piacenza e muoiono 3 persone.
Finora stiamo parlando solo del mese di settembre, ma il dissesto idrogeologico in Italia ha causato moltissime vittime durante tutta la stagione autunnale (e non solo, come nel caso di Sarno e Quindici).
Il 91% dei comuni italiani in zona a rischio idrogeologico
I cambiamenti climatici hanno certamente influito su questa serie di disastri, con autunni caratterizzati da eventi piovosi violentissimi. Ma è il territorio dell’Italia ad essere fragile dal punto di vista del rapporto ambiente-centri abitati. Secondo gli ultimi dati sul dissesto idrogeologico dell’ISPRA (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 91% dei comuni italiani si trova in zona a rischio idrogeologico, cioè in un'area in cui il pericolo di frane è elevato (livello P3) o molto elevato (P4) o la pericolosità idraulica (quindi pericolo inondazioni) è di livello medio.
Questo è dovuto in parte all’elevata cementificazione del territorio, che continua anche nel 2017 e nel 2018 con un costante aumento di consumo del suolo, ed in parte alle caratteristiche del territorio italiano, in buona parte montuoso e collinare e con una storia geologica recente, ma anche alla mancanza di misure per mitigare il rischio.
Rischio idrogeologico altissimo
Da anni si conoscono le aree dove il rischio idrogeologico è maggiore, grazie ad esempio ai PAI (Piani di Assetto Idrogeologico), e la legislazione sul tema si è arricchita molto dopo la strage di Sarno del 1998. Tuttavia, proprio come succede nel caso del rischio sismico, mancano (o scarseggiano) gli interventi di mitigazione (manutenzione dei versanti montuosi e degli alvei, per esempio) o interventi più coraggiosi e drastici su strutture già costruite, spesso in modo abusivo, magari in aree soggette a frana ed esondazione. Oltre alle misure strutturali sono importanti anche i sistemi di allertamento, ma certo non bastano.