6 aprile, il ricordo del terremoto dell'Aquila dieci anni dopo
Sono passati 10 anni dal terremoto dell'Aquila, che causò 309 morti nella città abruzzese ed in decine di centri più piccoli. A dieci anni da quel terremoto, il ricordo dell'evento e il punto della situazione.
Il 6 aprile del 2009, alle 3 e 32 di notte, si verificò in Abruzzo un terremoto di magnitudo momento Mw 6.3. L'epicentro, a pochi chilometri da L'Aquila mentre l'ipocentro venne localizzato a 8 km di profondità. Il sisma causò gravissimi danni agli edifici della città e in altre decine di centri abitati più piccoli situati lungo la valle del fiume Aterno.
Il bilancio fu di 309 morti, migliaia di feriti e almeno settantamila sfollati. Un disastro di enormi proporzioni che arrivava a pochi anni dal terremoto di San Giuliano di Puglia (2002) e da quello in Umbria e Marche del 1997.
Il terremoto, molto forte, venne avvertito distintamente in mezza Italia. Nell'Italia centrale la scossa svegliò moltissime persone: a Roma ci furono anche delle lesioni ad edifici e siti archeologici, molto spavento anche in tante altre città, da Ancona a Perugia, fino a Napoli. Ma fu l'Abruzzo ad essere colpito al cuore.
Gravi danni in Abruzzo, nella provincia de L'Aquila
La mattina del 6 aprile le notizie arrivavano poco a poco, e man mano si capiva che quella de L'Aquila era stata una catastrofe senza precedenti nella storia recente della città. L'ultimo terremoto devastante era avvenuto infatti nel 1703.
Ad essere colpito non fu solo il cento storico dove il danneggiamento fu enorme, ma anche molti edifici di più recente costruzione. Alcuni collassarono, come il caso della Casa dello Studente o il condominio di Via Campo di Fossa, molti altri subirono lesioni gravissime.
Lo sciame sismico e le polemiche
Il terremoto era stato preceduto nei mesi precedenti da una serie di scosse più piccole che avevano spaventato la popolazione, andate avanti dalla fine del 2008 fino a poche ore prima della scossa delle 3.32.
Le rassicurazioni arrivate alla popolazione attraverso i media, una serie di errori di comunicazione e mal interpretazione di comunicati, sfociarono nel processo alla Commissione Grandi Rischi, i cui sviluppi hanno avuto eco in tutto il mondo, e la cui sentenza definitiva (2016) ha portato alla condanna a 2 anni dell'allora vice capo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis per una sua dichiarazione in televisione. In una intervista da lui rilasciata il 31 marzo del 2009, poco prima della nota riunione della Commissione Grandi Rischi, aveva infatti tranquillizzato la popolazione basandosi su dati non scientifici, e cioè che lo sciame sismico in corso stava scaricando energia e questo allontanava il rischio di un evento più forte.
Il post terremoto, oltre al drammatico calvario vissuto dai familiari e dagli amici delle vittime, ha acceso moltissime polemiche. Dalla ricostruzione troppo lenta al discorso delle "new town" volute in tempi record dal governo Berlusconi, agli scandali per infiltrazione mafiosa nella ricostruzione, il post terremoto è stato costellato da vicende negative.
L'Italia solidale
Il terremoto mise però in luce anche una Italia solidale, che si mobilitò massicciamente fin dalla mattina del 6 aprile per portare aiuto e vicinanza alle popolazioni colpite. Non si contano le iniziative di solidarietà che in quei mesi e quegli anni sono state organizzate per raccogliere fondi per la ricostruzione.
L'Aquila dieci anni dopo
A dieci anni dal sisma, L'Aquila è oggi un enorme cantiere. Il centro storico è un susseguirsi di gru, ponteggi, betoniere in funzione, operai al lavoro. La ricostruzione va avanti a pieno ritmo e numerosi edifici sono già stati risistemati. Sono però ancora tante le ferite aperte, i ritardi, gli edifici rimasti esattamente com'erano la notte del 6 aprile 2009. La città sta cercando di ripartire, ma ancora il centro storico deve ritrovare l'antico splendore, non solo quello dei palazzi e delle antiche chiese, ma anche quello dato dalla vivacità di chi lo vive.
La vicenda de L'Aquila e poi quella del sisma ad Amatrice ed altre zone dell'Italia centrale del 2016-2017, hanno contribuito ad aumentare l'attenzione degli italiani sul grande rischio sismico presente nel paese, e sul fatto che l'unico modo per mettersi al riparo da futuri disastri è la messa in sicurezza delle strutture già esistenti.
La normativa anti-sismica italiana è avanzata, così come la conoscenza sulle aree dove il pericolo è alto: manca però ancora un piano di messa in sicurezza massiccio, e gli sforzi degli ultimi anni sono ancora insufficienti per un paese sismico caratterizzato da centri urbani antichi, vulnerabili, dove molte strutture non resisterebbero a terremoti forti (che prima o poi avverranno).