Usare prodotti per la cura durante la gravidanza? Secondo uno studio potrebbero accumularsi sostanze nocive

Utilizzi cosmetici durante la gravidanza? Uno studio avverte: i prodotti per la cura ordinaria potrebbero introdurre sostanze tossiche nel corpo.

Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) entrano nell'organismo attraverso i prodotti per la cura e possono danneggiare il feto
Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) entrano nell'organismo attraverso i prodotti per la cura e possono danneggiare il feto

Prodotti per la cura durante la gravidanza: pericolo di sostanze chimiche invisibili? Un nuovo studio della Brown University ha scoperto un legame preoccupante tra l’uso di alcuni prodotti per la cura personale e l’aumento dei livelli di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) nel corpo delle donne incinte e che allattano.

I PFA, noti anche come " Forever Chemicals“(prodotti chimici per sempre), sono stati utilizzati in numerosi prodotti di consumo e industriali sin dagli anni ’50 grazie alla loro resistenza all’acqua, all’olio e alle alte temperature, comprese pentole, tessuti, imballaggi e persino prodotti per la cura personale.

Tuttavia, queste sostanze chimiche sintetiche non solo sono difficili da scomporre, ma possono anche accumularsi nel corpo umano, con conseguenze negative sulla salute a lungo termine.

I PFA sono diffusi in tutto il mondo e possono essere rilevati in quasi il 100% della popolazione canadese. La popolazione generale è più spesso esposta ai PFA attraverso il cibo, l’acqua potabile o gli articoli domestici, ma una recente ricerca indica anche l’esposizione attraverso prodotti per la cura personale applicati direttamente sulla pelle.

Questi prodotti per la cura personale, tra cui trucco, smalto, tinture per capelli e lacca, spesso contengono PFA per migliorare le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti e prolungarne la durata.

Approfondimenti dallo studio

Nello studio condotto dalla Brown University e pubblicato sulla rivista Environment International, i ricercatori epidemiologici hanno misurato i livelli di PFA nel plasma sanguigno delle donne incinte e nel latte materno delle persone che allattano.

È stato riscontrato che le persone che usavano regolarmente trucchi, prodotti per la cura delle unghie o tinture per capelli avevano una concentrazione significativamente più alta di PFA nei loro corpi rispetto a quelli che usavano raramente o non usavano mai tali prodotti.

I dati provengono dallo studio Canadian Maternal-Infant Research on Environmental Chemicals (MIREC), che ha coinvolto 2.001 donne incinte provenienti da diverse regioni del Canada tra il 2008 e il 2011: I ricercatori hanno analizzato l’impatto dell’uso di otto diverse categorie di prodotti per la cura e hanno scoperto che l’uso regolare di trucco e tinture per capelli durante la gravidanza, in particolare, era associato ad un aumento fino al 17% delle concentrazioni di PFA nel plasma e nel latte materno.

Allo stesso modo, l’uso di prodotti per lo styling come la lacca ha mostrato un aumento significativo dei livelli di PFA. È stato anche interessante notare che i livelli di PFA nel latte materno erano particolarmente aumentati quando i prodotti per la cura venivano utilizzati subito dopo la nascita, uno o due giorni dopo il parto.

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L'uso regolare di trucco e tinture per capelli durante la gravidanza può aumentare i livelli di PFAS nel corpo fino al 17%.

L’accumulo di PFA nel corpo umano comporta rischi significativi per la salute. Gli studi suggeriscono che i PFA sono collegati a una varietà di malattie, tra cui danni al fegato, malattie cardiovascolari, disturbi endocrini e persino alcuni tumori.

Di particolare preoccupazione è l’esposizione durante la gravidanza, poiché i PFA hanno la capacità di attraversare la barriera placentare e colpire direttamente il feto. Ciò potrebbe aumentare il rischio di complicazioni alla nascita come basso peso alla nascita, parto pretermine e problemi di sviluppo e potenzialmente influenzare la risposta immunitaria nei neonati.

Lo studio Brown evidenzia l’importanza di utilizzare prodotti per la cura privi di PFA, soprattutto durante periodi delicati della vita come la gravidanza e l’allattamento. Secondo l’autrice principale Amber Hall, epidemiologa della Brown University School of Public Health, i prodotti per la cura personale rappresentano una fonte potenzialmente evitabile di PFA. Raccomanda alle persone che desiderano ridurre la propria esposizione ai PFA di riconsiderare criticamente l’uso di tali prodotti durante la gravidanza e l’allattamento.

La necessità di ulteriori ricerche

Gli autori dello studio Amber Hall e Joseph Braun sottolineano che il loro studio ha analizzato solo una selezione di PFA, mentre migliaia di tali sostanze chimiche sono effettivamente utilizzate nell’industria e nel commercio. Sottolineano che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere l’intera portata.

Braun, esperto di tossicologia ambientale e capo della divisione di salute infantile della Brown University, raccomanda che gli studi futuri si concentrino più in dettaglio sul tipo e sulla frequenza di utilizzo del prodotto per comprendere meglio le differenze nell'esposizione.

Ciò potrebbe anche contribuire a sviluppare raccomandazioni significative e sostenere misure normative che limitino l’uso di PFA nei prodotti di consumo.

PFAS e la loro diffusione globale

L’impatto ambientale e la difficoltà di degradare i PFAS rendono queste sostanze chimiche una sfida globale. Ogni anno vengono prodotte oltre 230.000 tonnellate di fluoropolimeri e 46.000 tonnellate di acidi alcanoici perfluorurati, che finiscono nell'ambiente e lì si accumulano.

Per ridurre l’esposizione ai PFAS in Canada, sono state avviate misure volontarie per ridurre alcuni composti PFAS come l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluorottano solfonico (PFOS). Nonostante questi sforzi, i livelli di PFAS nella popolazione rimangono elevati, sottolineando la necessità di nuove e concrete raccomandazioni di azione per ridurre l’esposizione.

Per le persone che desiderano ridurre la propria esposizione personale ai PFA, i ricercatori raccomandano una serie di misure. Selezionare consapevolmente prodotti specificatamente etichettati come privi di PFA può comportare una riduzione immediata dell’esposizione individuale.

Allo stesso modo, i prodotti di uso comune, come pentole e imballaggi alimentari, dovrebbero essere controllati per vedere se sono stati trattati con PFA. Nel lungo termine, lo sviluppo e l’applicazione di normative più severe potrebbero contribuire a ridurre i livelli di PFA nei prodotti di uso quotidiano, garantendo una minore esposizione per le generazioni future.