Uno spettacolare tappeto di stratocumuli sui cieli italiani, effetto collaterale dell'anticiclone
La presenza, sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo, di questo promontorio anticiclonico, alimentato da masse d’aria piuttosto calde nella media troposfera, sta contribuendo anche ad intensificare il ristagno di umidità nei bassi strati.
L’alta pressione, specialmente nel periodo autunnale e invernale, non è sempre garante di cieli sereni o poco nuvolosi, nonostante la presenza al suolo di valori barici superiori ai 1030 hPa, qualche volta persino sopra i 1040 hPa.
La presenza, sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo, di questo promontorio anticiclonico, alimentato da masse d’aria piuttosto calde nella media troposfera, sta contribuendo anche ad intensificare il ristagno di umidità nei bassi strati, favorendo una notevole intensificazione dei fenomeni nebbiosi, sia nelle pianure che lungo le coste, specialmente sul Tirreno e sui mari attorno la Sicilia.
Effetto dei moti discendenti dell’anticiclone
L’effetto delle “subsidenze” (lenti moti discendenti in seno alla colonna d’aria), collegate al regime anticiclonico, sta determinando lo sviluppo di un intenso strato di inversione termica, sospeso nei bassi strati, evidenziato dallo sviluppo di un vero e proprio “tappeto di stratocumuli”, davvero considerevole data l’estensione spaziale, che dalle coste del levante ligure e alta Toscana si estende fino alla Sicilia e all’omonimo canale.
Purtroppo la presenza di queste nubi, in corrispondenza dei grandi agglomerati urbani, indica pure il ristagno di smog e inquinanti, nello strato d’aria al di sotto dell’inversione termica, che funge da tappo ai moti ascendenti.
Come si formano queste nuvole?
Questo vasto banco di stratocumuli si è formato per la presenza di un compatto strato d’inversione termica, da subsidenza. In alcune aree dell’alto Tirreno e dell’Adriatico settentrionale questa “inversione termica” la troviamo sospesa a bassissima quota, dove localmente la base di queste nubi stratificate si appoggia al suolo, originando densi banchi di nebbia, a tratti particolarmente fitti, come quelle registrate nella parte centro-orientale della pianura Padana.
Questo tipo di nubi, anche se associate a valori barici piuttosto elevati, possono dare origine a delle pioviggini, anche se per brevissima durata e in modo molto localizzato. Esse oltre ad offuscare la coltre celeste, contribuisce a rendere l’atmosfera piuttosto uggiosa, pur in assenza di precipitazioni.
Mentre basta salire di quota, ad esempio lungo l’Appennino, sopra lo strato d’inversione termica, sopra i 1500 metri, per ritrovare aria mite e cieli sereni, sopra questo tappeto di nuvole.
La presenza di queste nubi indica un indebolimento dell’anticiclone?
Queste nubi, tipiche delle aree continentali nel periodo invernale, vengono originate dall’effetto schiacciamento dell’anticiclone dinamico sub-tropicale, che oltre a comprimere l’aria verso i bassi strati favorisce un ristagno dell’umidità e degli inquinanti (con tanto di “nuclei di condensazione”) nei bassi strati, favorendo lo sviluppo di densi banchi di nubi basse, ad una determinata altezza.
Tale tipo di tempo uggioso e nebbioso continuerà ad accompagnarci anche nei prossimi giorni, con la persistenza di questo tappeto di nubi molto basse che continuerà a persistere nei bassi strati, con stratocumuli e strati che copriranno uniformemente la volta celeste.
Soprattutto sulle coste tirreniche, dove queste nubi potranno presentare delle basi particolarmente basse. Per tale ragione, nonostante l’anticiclone, i cieli si presenteranno spesso nuvolosi o coperti, per la presenza di questo “tappeto di stratocumuli”, con base molto bassa.