Un esperto “stupefatto” dalle concentrazioni di metano sulla Terra: senza eguali negli ultimi 55 milioni di anni

Un esperto climatologo è rimasto sbalordito dall’ultimo record nella concentrazione di metano nell’atmosfera terrestre. Probabilmente per riuscire a trovare concentrazioni paragonabili bisognerebbe tornare indietro di 55 milioni di anni.

Metano
La concentrazione del metano in atmosfera ha raggiunto livelli record.

Secondo i dati della NOAA (acronimo di National Oceanic and Atmospheric Administration), ossia l’agenzia scientifica e normativa statunitense che si occupa tra le altre cose di previsioni meteorologiche e monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche, ad ottobre 2024 abbiamo raggiunto un nuovo record di concentrazione di metano nella nostra atmosfera.

Sul sito dell’agenzia viene infatti regolarmente aggiornato il trend di questo gas serra importantissimo. Bisogna infatti sapere che il metano è un composto particolarmente efficace nel generare il cosiddetto effetto serra.

Cos'è il metano?
Indicato con la sigla CH4, il metano è un idrocarburo. È un potente gas serra, 25-30 volte più efficace dell'anidride carbonica nel bloccare in atmosfera il calore.

Rinfreschiamo un po’ la memoria riguardo a questo fenomeno e ai gas che lo causano. L’effetto serra è fondamentale per la vita sulla Terra, è grazie ad esso infatti che parte del calore che riceviamo dal Sole rimane entro l’atmosfera facendo sì che le temperature sul nostro pianeta siano adatte per sostenerne la vita.

L'importanza dei gas serra

Il nostro pianeta infatti riceve una quantità enorme di energia dalla nostra stella sotto forma di radiazione. Successivamente la superficie terrestre riemette una parte dell’energia assorbita sotto forma di radiazione infrarossa.

I gas serra sono dei composti in grado di assorbire la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre e di riemetterla in tutte le direzioni, anche nuovamente verso la superficie del nostro pianeta che quindi si riscalda ulteriormente.

Questo meccanismo di intrappolamento del calore da parte dei gas serra prende il nome di “effetto serra” perché è molto simile a quello che abbiamo nelle serre che lasciano passare la radiazione solare ma bloccano il calore, ovvero la radiazione infrarossa, al loro interno.

Sicuramente il più noto gas serra è il biossido di carbonio, noto anche come anidride carbonica o CO₂ ma è necessario sapere che anche il metano (CH₄) è un importantissimo gas serra.

Infatti anche se noi esseri umani, con le nostre attività, emettiamo meno metano rispetto all’anidride carbonica è bene sapere che il metano è ben 80 volte più efficace nell’intrappolare il calore.

Capite quindi che bastano leggeri aumenti nella concentrazione di questo gas serra per produrre importanti aumenti termici sul nostro pianeta.

Come detto nell’introduzione di questo articolo a ottobre 2024 è stato registrato un picco nella concentrazione del metano nella nostra atmosfera, ben 1942,94 ppb (parti per miliardo), una quantità incredibile che ha lasciato sbigottito anche uno dei grandi esperti di climatologia, Leon Simons che in suo tweet ha commentato così il nuovo record:

"Rimango sbalordito ogni volta che vedo questo grafico sul metano. Non sappiamo quand’è stata l’ultima volta che le concentrazioni di metano furono così alte (1943 ppb @NOAA). Forse 55 milioni di anni fa, durante il Massimo Termico del Paleocene-Eocene (PETM)?"

Leon Simons, climatologo.

Secondo l’esperto quindi sono ben 55 milioni di anni che nella nostra atmosfera non si registrano livelli di metano simili.

Eventi di riscaldamento globale

Il PETM è un episodio di riscaldamento globale con numerose analogie con quello odierno che viene studiato attentamente dai climatologi proprio per aiutarli a valutare e prevedere l’impatto del riscaldamento globale dei giorni nostri.

Il Massimo Termico del Paleocene-Eocene avvenne circa una decina di milioni di anni dopo l’estinzione dei dinosauri e fu accompagnato da un’altra estinzione di massa del 35-50% dei foraminiferi bentonici, ossia un gruppo di organismi che vivono a stretto contatto coi fondali acquatici.

Questa estinzione ha avuto una percentuale di estinzione più elevata rispetto a quella dei dinosauri e quindi le numerose analogie con questo periodo vanno tutt’altro che prese sotto gamba.