Ultim'ora: in salvo dalle profondità della Terra, successo per la storica operazione di soccorso speleologico
Si è conclusa con successo la storica operazione di soccorso speleologico in Turchia: recuperato l'uomo rimasto ferito a -1000 metri di profondità. Hanno partecipato al soccorso anche 46 speleologi italiani del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico. Ecco gli aggiornamenti ed i video.
Nella serata di lunedì 11 settembre, alle ore 23:35 italiane, si è concluso con successo il recupero di Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto bloccato a circa 1000 metri di profondità nella grotta Morca, in provincia di Mersin, in Turchia. L’uomo ha avuto un malore sabato 2 settembre mentre era in esplorazione all’interno della grotta e non è più riuscito a proseguire autonomamente.
Le operazioni di soccorso hanno richiesto la presenza di decine di volontari provenienti da diversi Paesi, tra cui 46 speleologi italiani, accorsi in Turchia per soccorrere il ferito.
Alle ore 00:35 della Turchia (23:35 italiane), lo speleologo statunitense bloccato a 1000 metri di profondità dalla serata di sabato 2 settembre è uscito dalla grotta ed è stato condotto alla tenda sanitaria del campo base. Alle operazioni di soccorso hanno collaborato 46 operatori del Corpo italiano del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ed altri team specializzati provenienti da diversi paesi europei.
Come avevamo spiegato su Meteored, una operazione di soccorso in grotta presenta delle difficoltà molto grandi, ancora più complesse di un soccorso in montagna, e sono davvero poche le operazioni di soccorso avvenute in passato a quelle profondità.
Soccorrere un ferito a -1000 metri presenta delle sfide enormi, per le grandi difficoltà di progressione che presentano gli ambienti sotterranei. La rapidità con cui il ferito è stato portato all'esterno mostra che le tecniche di soccorso speleologico si sono ulteriormente affinate negli ultimi tempi.
Una storica e difficile operazione di soccorso speleologico
Le operazioni di soccorso - informa il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico italiano, CNSAS - sono state particolarmente lunghe e complesse sia a causa della morfologia della grotta, sia delle condizioni fisiche dell’infortunato, che hanno richiesto tempo per essere stabilizzate e permetterne quindi la movimentazione verso la superficie. Durante il trasporto sono state effettuate lunghe soste, necessarie per la valutazione dei parametri sanitari dell’uomo e per la somministrazione delle terapie, costantemente assistito da un medico e un infermiere.
Dickey faceva parte di un team internazionale di speleologi che erano impegnati in una spedizione all’interno della grotta. L’allarme è scattato nella giornata di domenica 3 settembre, quando alcuni suoi compagni hanno allertato i soccorsi coinvolgendo le autorità turche e internazionali.
L'aiuto internazionale: decine di italiani per salvare lo speleologo statunitense bloccato a -1000 m
Sul posto, oltre ai soccorritori turchi, sono arrivati in prima battuta squadre di soccorso speleologico provenienti dalla Bulgaria, dalla Polonia e dall’Ungheria, che hanno raggiunto lo speleologo statunitense, fornendogli le prime cure mediche.
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) italiano ha inviato una prima squadra composta da otto tecnici (tra cui 1 medico e 1 infermiere), che sono arrivati nella zona delle operazioni mercoledì 6 settembre. Questa prima squadra aveva l’incarico di collaborare nell’assistenza sanitaria e valutare le condizioni della grotta per pianificare al meglio le operazioni di recupero. Nella stessa giornata una ulteriore squadra composta da 5 tecnici del CNSAS, a bordo di due furgoni contenenti materiale tecnico e logistico, si è imbarcata dal porto di Brindisi alla volta della Grecia per poi proseguire verso la Turchia.
Giovedi 7 settembre, poi, un volo dell'Aeronautica Militare, decollato da Pratica di Mare, ha trasportato in Turchia un totale di 33 tecnici esperti nella progressione e soccorso in grotte profonde, che sono stati poi elitrasportati da elicotteri del Governo turco nei pressi dell’ingresso della grotta dove è stato allestito il campo base.
In Turchia sono stati dunque presenti 46 operatori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, tra cui 2 medici e due infermieri.
Nella giornata di venerdì 8 settembre, i nostri sanitari hanno raggiunto l’infortunato (a 1040 metri di profondità), che già era assistito da medici ungheresi che gli avevano prestato le prime cure. L’uomo si trovava al campo allestito per proteggerlo dal freddo e poter effettuare i trattamenti sanitari per stabilizzarlo e rendere possibile la sua mobilizzazione e quindi il trasporto.
Le operazioni di recupero sono iniziate nella giornata di sabato 9 settembre, quando le condizioni sanitarie dello speleologo hanno consentito il suo posizionamento sulla barella e la sua movimentazione. La strategia di recupero ha previsto diverse soste nei campi interni allestiti a diverse profondità per consentire la valutazione clinica dell’infortunato e la somministrazione delle terapie. La prima sosta è stata effettuata a circa 700 metri di profondità, la seconda a circa -500 e un’altra ancora a circa-250.
Le squadre di soccorso italiane hanno recuperato la barella da -680 fino a circa -480 e da -300 a -150 metri dall’uscita, dove è stata poi presa in consegna dalle ultime squadre che l’hanno portata all’esterno, fino alla tenda sanitaria installata al campo base.
Le operazioni di soccorso hanno impegnato complessivamente oltre 100 soccorritori, provenienti da circa 10 Paesi e per il recupero da -1000 sono state necessarie 60 ore.
Marc Dickey è rimasto in grotta per circa 500 ore. I soccorritori italiani coinvolti sono stati 46. La complessa operazione è stata coordinata dall'AFAD, l'ente turco di Protezione Civile, supportata dall’European Cave Rescue Association. Le operazioni di soccorso sono state costantemente seguite in Italia dal Dipartimento di Protezione Civile e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
I precedenti: l'incidente speleologico in Baviera nel 2014
Nel giugno del 2014, lo speleologo Johann Westhauser rimase ferito a seguito del distacco di una frana a -980 metri di profondità, nella grotta di Riesending, in Germania. Ci vollero undici giorni per portare fuori il ferito, in una formidabile operazione di soccorso che coinvolse oltre 700 soccorritori e che viene considerata il più grande e difficile soccorso ipogeo mai effettuato nella storia della speleologia ad oggi. Su quell'episodio è stato realizzato il film "SOS Baviera".
Il soccorso vide la collaborazione delle migliori squadre di soccorso speleologico d'Europa, prime fra tutte quelle italiane del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, la cui esperienza e validità venne riconosciuta a livello internazionale. L'operazione gettò le basi per la nascita di una grande collaborazione internazionale tra i soccorsi speleologici d'Europa.