Lo spettacolo delle Alpi piene di neve alle soglie dell'estate: "un sollievo dopo anni di grave siccità". Foto e video
Tanta neve sulle Alpi alle soglie dell'estate, ecco le foto e i video della catena alpina imbiancata. La situazione è incoraggiante dopo due anni di grave deficit, ma è completamente ribaltata sugli Appennini, dove è stato un inverno con grave deficit di neve. Il Sud vive intanto una allarmante siccità.
Il mese di maggio si sta per concludere, e con lui anche la stagione primaverile meteorologica, e ci affacciamo all'estate 2024 con una situazione di esteso innevamento delle Alpi.
Dopo due anni molto negativi, con pochissima neve sulla catena alpina, negli ultimi mesi delle estese nevicate hanno riportato la situazione nella normalità, facendo tirare un sospiro di sollievo. Gli ultimi dati del rapporto della Fondazione Cima sullo stato della neve sulle montagne italiane confermano un miglioramento significativo da febbraio in poi.
Lo Snow Water Equivalent (SWE), indicatore che definisce l’acqua contenuta nella neve, è salito a livello nazionale dal +1% di aprile al +42% nel mese di maggio.
L'inverno 2023-2024 era iniziato con segnali molto preoccupanti, con un deficit che sembrava pronto a seguire quello degli anni passati, ma c'è poi stata una svolta alle soglie della primavera 2024.
Tanta neve sulle Alpi alle soglie dell'estate 2024: foto e video
Dopo un inverno iniziato in modo preoccupante, le Alpi si trovano quindi alle soglie dell'estate con una copertura nevosa importante, che fa tirare un sospiro di sollievo per i prossimi mesi. Qui sotto, il colpo d'occhio sulla catena alpina occidentale nella mattinata del 28 maggio, con un video registrato da un volo di linea diretto a Milano.
Proprio in questi giorni vengono pubblicati sui social i video e le foto della situazione sui passi alpini in fase di riapertura, con veri e propri muri di neve ai lati delle strade appena riaperte.
"Nel nord della penisola abbiamo una riserva idrica nivale significativa per questo periodo dell’anno, spiega Francesco Avanzi, ricercatore di Fondazione CIMA. "Le temperature moderate delle ultime settimane hanno anche aiutato a preservare la neve, evitando fusioni precoci.
Ma sono proprio queste le variabili da monitorare: è importante che le temperature non salgano troppo e troppo in fretta, perché per essere utile la neve deve fondere fino alla tarda primavera".
Neve in Italia: bene sulle Alpi, male sull'Appennino
La situazione purtroppo non è uguale in tutta la penisola: se finalmente arrivano buone notizie dalle Alpi, non si può dire la stessa cosa per gli Appennini, mentre si trova in grande sofferenza il Sud dove molte aree stanno vivendo una grave siccità.
Un’altra caratteristica, meno positiva, della stagione invernale passata, è la profonda differenza tra le condizioni d’innevamento alpine e appenniniche. Anche in questo caso, i più recenti dati di Fondazione CIMA confermano quelli dello scorso mese: la valutazione per il Tevere (indice per l’area dell’Appennino centrale) stima un deficit del -12% rispetto al periodo storico, anche se ormai si tratta di una chiara sottostima a questo punto dell’anno.
"Ribadiamo quanto detto nell’ultimo aggiornamento: è come vi fossero stati due inverni, uno per le Alpi ricco di precipitazioni, e uno per gli Appennini, molto avaro di neve", commenta Avanzi. "Non possiamo quindi parlare di “siccità italiana”: il nostro è un paese complicato dal punto di vista climatico, nel quale si possono verificare situazioni locali anche opposte tra loro".
La neve soltanto in alta quota
L’altro aspetto che la Fondazione CIMA sottolinea a conclusione dello scorso inverno è che comunque continua a osservarsi un forte deficit di neve alle quote inferiori ai 1800 metri d’altitudine, sia sulle Alpi sia sugli Appennini.
La neve è riuscita a essere abbondante solo sulle Alpi e solo al di sopra dei 2000 metri, dove lo zero termico stagionale non è stato ancora superato in maniera significativa. In altre parole, al di sotto di determinate quote le temperature sono state troppo elevate e, anche a fronte di precipitazioni abbondanti, hanno portato a una fusione precoce della neve.