Tra pochi giorni il rivoluzionario satellite ERS-2 tornerà sulla Terra
Il satellite di telerilevamento ERS-2 dopo circa 13 anni dalla fine della sua missione sta per tornare sulla Terra. Sarà un rientro naturale e l’ESA ne assicura un monitoraggio costante seguito da regolari aggiornamenti.
Tra non molti giorni, indicativamente tra il 16 e il 22 febbraio, è previsto il rientro incontrollato nell’atmosfera terrestre del satellite di telerilevamento ERS-2 (European Remote-Sensing satellite 2) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
In realtà la missione di questo satellite si è conclusa il 5 settembre del 2011 anche se il satellite, malgrado alcune avarie, risultasse ancora funzionante. Si è fatta questa scelta per deorbitarlo, ossia ridurre la sua altitudine media da 785 chilometri di quota a 573 chilometri, per ridurre il rischio di collisione con altri satelliti o con i crescenti detriti spaziali in orbita attorno al nostro pianeta, e per far sì che entro 15 anni da quella data il satellite facesse effettivamente rientro nella nostra atmosfera senza andare ad incrementare ulteriormente il quantitativo di detriti spaziali.
Nei confronti di questo problema l’Europa e l’Agenzia Spaziale Europea hanno, fin da subito, dimostrato un’attenzione e una sensibilità decisamente elevate, con un forte impegno per cercare di ridurre la spazzatura spaziale.
Per arrivare alla quota prestabilita ERS-2 ha dovuto effettuare ben 66 manovre di deorbita, avvenute nei mesi di luglio e agosto del 2011, che ne hanno completamente consumato il carburante residuo, successivamente è stato poi passivato, ovvero privato di ogni energia interna.
Scopriamo però qualcosa di più su questo satellite e la sua missione.
La missione di ERS-2
ERS-2 è stato lanciato il 21 aprile 1995, a bordo di un vettore Ariane 4, dallo spazioporto di Kourou in Guyana francese, circa 4 anni dopo il suo satellite gemello ERS-1, lanciato il 17 luglio 1991 dallo stesso spazioporto. I due satelliti oltre a questo hanno condiviso anche la stessa orbita: un’orbita eliosincrona polare ad un’altezza compresa tra i 782 e i 785 chilometri.
Questo particolare tipo di orbita permette al satellite che la percorre di passare sopra entrambi i poli, in questo caso della Terra, con la proprietà di passare sopra ogni punto sempre alla stessa ora locale.
È stata scelta questa tipologia di orbita perché permette di effettuare osservazioni della Terra sempre alle stesse condizioni di illuminazione solare, permettendo così di monitorare in maniera estremamente precisa i possibili cambiamenti sulle superfici terrestri e sui mari.
Al momento del lancio infatti i due satelliti erano tra i più sofisticati satelliti di osservazione della Terra mai sviluppati. Entrambi trasportavano una suite di strumenti all’avanguardia per il periodo tra cui un radar ad apertura sintetica per immagini, un altimetro radar e vari sensori estremamente sensibili in grado di misurare la temperatura della superficie oceanica e i venti sul mare. Inoltre ERS-2 aveva anche un sensore aggiuntivo per misurare l’ozono atmosferico.
Nei 16 anni di attività del satellite è stata raccolta un’incredibile quantità di dati sul ghiaccio polare in diminuzione, sul riscaldamento degli oceani, sull’innalzamento del livello del mare e sulla chimica dell’atmosfera terrestre.
Non solo, il costante passaggio del satellite sui vari punti del nostro pianeta ha permesso di monitorare con estrema accuratezza svariati disastri naturali come ad esempio gravi inondazioni e terremoti anche nelle parti più remote ed inaccessibili della Terra.
Il rientro di ERS-2 sulla Terra
Su questo satellite pioneristico ci sarebbe davvero molto altro da dire, al momento però è importante monitorare il suo rientro incontrollato. L’ESA in coordinamento con diversi partner internazionali fornirà continui aggiornamenti sia sulla pagina delle previsioni di rientro dell’Agenzia stessa che sul blog Rocket Science.
Quello che sappiamo al momento è che la massa del satellite, ormai completamente privo di carburante, è di circa 2.294 chilogrammi. Tipicamente un oggetto di massa simile fa rientro nella nostra atmosfera ogni settimana o ogni due settimane. Si prevede che ERS-2 si distrugga in frammenti più piccoli a circa 80 chilometri di quota, dei quali la maggior parte brucerà completamente in atmosfera.
Non è tuttavia escluso che alcuni di questi frammenti possano raggiungere la superficie terrestre ma molto probabilmente cadranno negli oceani. Sempre l’ESA ci tiene a specificare che:
Non ci rimane quindi che attendere la seconda metà di febbraio per scoprire precisamente l’epilogo di questo satellite che nel corso della sua vita ha stravolto la nostra comprensione della Terra e dei continui mutamenti che stanno avvenendo sulla sua superficie.