La siccità si aggrava in Sicilia, molti invasi rischiano di prosciugarsi: l’arrivo de La Niña avrà un impatto positivo?
Anche se ci troviamo ancora all'interno di un quadro di siccità a medio termine, non a lungo termine, l'impatto sull'agricoltura e sulle riserve idriche superficiali appare molto simile a quello della grave siccità del 2002. Cosa dicono i modelli stagionali?
Con l’arrivo dell’estate la siccità in Sicilia sta diventando davvero estrema. In molte zone dell’entroterra dell’isola manca l’acqua, mentre laghi e invasi, a breve, senza importanti eventi precipitativi, rischiano di prosciugarsi, lasciando a secco migliaia di persone.
La carenza d’acqua sta mettendo sul lastrico molti agricoltori e allevatori. Raccolti ormai persi e animali che rischiano di morire, perché manca l'acqua. Addirittura nel nisseno le capre, per sopravvivere, sono costrette a bere fango.
Pesantissimo il danno economico
La siccità, finora, ha bruciato ben 33mila posti di lavoro nei campi del Sud, tra Sicilia e Puglia, dove la mancanza di pioggia ha reso impossibile le principali operazioni colturali.
E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’occupazione nel primo trimestre del 2024, che evidenzia come i cambiamenti climatici, al centro della Giornata contro la desertificazione del 17 giugno, incidano anche sull’occupazione.
La situazione più difficile in Sicilia, dove la siccità sta colpendo molto duro in buona parte della regione. Sono molte le attività rimaste chiuse, tante altre rischiano la chiusura da un momento all’altro.
Si tratta davvero di un evento estremo?
Fino ad ora si tratta di una fase siccitosa di medio periodo, che rischia, purtroppo, di prolungarsi ulteriormente se non arriveranno le piogge entro il prossimo inverno.
Anche se siamo ancora un po’ lontani dalla lunghissima fase siccitosa che caratterizzò la fine degli anni 90 e i primi due anni del 2000, quando l’isola rimase completamente a secco, da un punto di vista di siccità agrometeorologica ci stiamo avvicinando parecchio.
Questo perché, in questi ultimi anni, le temperature medie annuali sono state molto elevate, in particolare nell’ultimo anno, caratterizzato da una assenza di importanti eventi freddi nel cuore della stagione invernale.
Teoricamente, anche se ci troviamo ancora all'interno di un quadro di siccità a medio termine, non a lungo termine, tuttavia l'impatto sull'agricoltura e sulle riserve idriche superficiali appaiono molto simili a quelli del 2002.
Questo perchè l'aumento delle temperature medie ha reso più grave l'impatto della siccità, incrementando il tasso di evaporazione dei suoli e aumentando i fabbisogni delle colture e i consumi in tutti i settori. Questa somma di effetti ha causato una drastica riduzione di portata delle principali fonti idriche sull’isola.
Quindi, anche se gli indici SPI a 48 mesi siano ancora lontani dai livelli raggiunti nel 2002, gli effetti sull’agricoltura sono, purtroppo, simili a quell’evento siccitoso.
Il ciclo siccitoso rischia di durare ancora a lungo
Questo ciclo siccitoso, che si protrae è arrivato al quarto anno, non è ancora terminato. Anzi, guardando le prime linee di tendenza per la prossima stagione autunnale c’è davvero da preoccuparsi. Generalmente questi cicli siccitosi possono perdurare anche per oltre 8/10 anni, provocando drastiche riduzioni della portata delle principali fonti idriche.
Ciò significa che se non ci saranno cambiamenti significativi nel lungo periodo bisognerà prepararsi ad affrontare uno scenario ben peggiore di quello attuale.
E per poter gestire al meglio quel poco di acqua che ci rimane sarà obbligatorio pensare a un riciclaggio dell’acqua, con l’adozione di una varietà di misure coordinate e l’impegno congiunto di enti pubblici, aziende e comunità locali.
Poco incoraggianti i modelli stagionali
Quasi tutti i modelli che si occupano di formulare scenari a lunghissimo termine iniziano a pronosticare un altro autunno caldo e secco, avaro di precipitazioni per la Sicilia. Lo scenario proposto dal modello di riferimento di Meteored, basato sui dati del Centro di calcolo europeo Ecmwf, ipotizza una stagione autunnale caratterizzata da temperature molto elevate e precipitazioni ben al di sotto della media climatologica.
Se tale scenario dovesse concretizzarsi la situazione, sul fronte della siccità, rischia di divenire ancora più estrema, coinvolgendo la gran parte della popolazione. Alcuni invasi nella Sicilia centrale e occidentale, senza ulteriori apporti da eventi precipitativi, andranno a prosciugarsi.
La fine di El Niño e l’arrivo della Nina avrà un impatto sulla fine del ciclo siccitoso?
Da un punto di vista statistico si è visto che le fasi siccitose in Sicilia si sono accompagnate spesso, ma non sempre, a episodi di Niño strong. Il Niño favorisce un rinforzo del flusso perturbato atlantico che pero passa alto di latitudine, con i sistemi frontali oceanici che investono in pieno il centro-nord, lasciando a secco l’estremo sud e la Sicilia.
Anzi, spesso l’isola subisce l’impatto di richiami caldi prefrontali, avari di precipitazioni, se non deboli e prodotte solo da nuvole alte e stratificate.
Nelle prossime settimane sul Pacifico comparirà il fenomeno della Nina, che prenderà piede non prima del prossimo autunno, con effetti a cascata sul resto del mondo.
Quindi per sperare in un cambio di circolazione, con l’arrivo delle piovose perturbazioni atlantiche e mediterranee in Sicilia, bisognerà attendere fino all’inizio del prossimo inverno 2024/2025, quando gli effetti di questo cambiamento circolatorio emisferico si propagheranno a cascata in Atlantico e in Europa.
Magari con l’apertura di fasi piovose, nel cuore dell’inverno, periodo migliore per vedere una ricarica delle nostre falde, visto la scarsa evaporazione dei terreni.