In Siberia nevicano microplastiche, tracce anche in aree remote
L’incredibile scoperta mette in risalto come anche l’area siberiana si trova di fronte a una grave minaccia per l'ambiente.
Una scoperta davvero inquietante, fatta fra l’altro per puro caso. Un team di scienziati della Tomsk State University (TSU) analizzando dei carotaggi di ghiaccio prelevati in una vasta area della regione della Siberia, dalle montagne dell'Altai fino alle coste dell’Artico, ha scoperto che nei campioni sono state rilevate quantità abbondanti di microplastica finite dall'atmosfera nella precipitazione nevosa depositata sul terreno.
Dai primi risultati dell’analisi delle precipitazioni atmosferiche raccolte vicino alla città di Tomsk hanno mostrato come queste contenessero soprattutto fibre, mentre frammenti di forma irregolare e microsfere sono stati trovati in quantità minori. Ciò è dovuto al basso peso delle particelle, che facilita il loro spostamento da parte dei venti dominanti e delle masse d’aria.
Una grave minaccia per l’ambiente
L’incredibile scoperta mette in risalto come anche l’area siberiana si trova di fronte a una grave minaccia per l'ambiente. La neve inquinata con microplastiche, fondendosi durante la tarda primavera, non appena le temperature si alzano, si infiltra nel terreno, compromettendo l’intero ecosistema della taiga (e non solo).
I risultati preliminari confermano che le piccole fibre di plastica trasportate dall'aria stanno spuntando nella neve, anche in parti remote della Siberia, lontanissime dai grandi agglomerati urbani. In zone, fino a poco tempo fa, ritenute “immuni” da questa forma di inquinamento.
Dalle prime analisi dei ricercatori della Tomsk State University sembra appurato che quantità eccessive di questo inquinante siano già presenti nel sistema digestivo dei pesci che popolano i laghi, gli acquitrini e i fiumi della Siberia.
Ora si sta tentando di capire fino a che punto la densità della popolazione, la vicinanza delle strade e altre attività umane contribuiscono all'inquinamento. Va anche detto che le microplastiche, a causa delle loro dimensioni, possono facilmente inquinare i terreni, le falde acquifere, i fiumi, i laghi, i mari, arrivando a insediarsi all’interno dei piccoli organismi marini dal plancton fino ai pesci e i mammiferi, e in ultimo persino nell'essere umano, costituendo perciò una grave fonte di inquinamento ambientale che va assolutamente controllata.
«È chiaro che non sono solo i fiumi e i mari a essere coinvolti nella circolazione di microplastiche in tutto il mondo, ma anche il suolo, le creature viventi e persino l'atmosfera», ha detto a Reuters Yulia Frank, direttrice scientifica del centro Microplastics Siberia della TSU. «La Siberia è poco studiata sotto questo aspetto e l’interesse della Russia per tale problema arriva tardi rispetto al resto del mondo».
Ci sarebbero dei rischi anche per la salute umana?
Le microplastiche si creano quando pezzi più grandi di rifiuti di plastica si rompono nel corso del tempo, spargendosi nell’ambiente circostante. Sempre più spesso si trovano nel mare, nell'aria, nel cibo, nell'acqua potabile e persino nel ghiaccio artico.
Gli scienziati temono che possano rappresentare un rischio per la salute umana e la vita marina, anche se per il momento non c’è un totale consenso sulla questione da parte della comunità scientifica internazionale.
In precedenza i ricercatori della città siberiana di Tomsk avevano riscontrato la presenza di microplastiche nel sistema digestivo dei pesci pescati nei fiumi siberiani, confermando che stanno contribuendo a inquinare l'oceano Artico con la plastica.