Scoperto il fulmine più lungo del mondo, un nube-nube di oltre 700 km
Dopo anni di studi e di ricerche, grazie al prezioso supporto fornito dalla tecnologia moderna, l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia è riuscita a individuare il fulmine più lungo di sempre.
Dopo anni di studi e di ricerche, grazie al prezioso supporto fornito dalla tecnologia moderna, l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia è riuscita a individuare il fulmine più lungo di sempre (almeno da quando sono iniziate le prime rilevazioni satellitari).
Un “nube-nube” di oltre 700 km
Si tratta di un “nube-nube”, lungo poco più di 700 km, che la sera del 31 ottobre 2018 ha solcato i cieli del Brasile meridionale, fino ad arrivare in prossimità del confine argentino settentrionale. Si tratta di un evento senza precedenti che ha colto di sorpresa pure gli stessi studiosi. Parliamo della stessa distanza fra Londra e la città svizzera di Basilea.
Letteralmente stracciato il precedente record di lunghezza, di 321 chilometri, stabilito il 20 giugno 2007 sopra i cieli dello stato americano dell’Oklahoma (famoso per i tornado e le supercelle).
Come si originano fulmini di queste dimensioni?
Si tratta di scariche elettriche davvero molto rare che si possono sviluppare solo in determinate situazioni. L’Organizzazione Mondiale della Meteorologia le ha denominate “megaflash”. Differentemente dalle scariche “nube-suolo”, che raramente superano i 10 km, queste possono estendersi per centinaia di chilometri.
Si sviluppano solo nei sistemi temporaleschi a mesoscala
I “megaflash” si sviluppano solo nei “sistemi convettivi a mesoscala”, noti come MCS (Mesoscale Convective System), sistemi temporaleschi molto estesi che superano i 100-200 km di estensione. Questi giganteschi sistemi temporaleschi a mesoscala, comuni nella stagione autunnale sul Mediterraneo, nelle grandi distese pianeggianti del Sud America, dal Venezuela fino alla Pampa argentina, sono molto comuni tanto da apportare oltre il 75% delle precipitazioni annuali che cadono su questi luoghi.
Alle volte questi temporali possono intensificarsi notevolmente, assumendo dimensioni imponenti, estendendosi per centinaia di chilometri, interessando vari stati contemporaneamente. All’interno di essi non di rado si possono sviluppare fulminazioni “nube-nube” che dall’Amazzonia si possono estendere, per centinaia di chilometri, fino alla parte più settentrionale della Bolivia.
Le attuali tecnologie per il loro monitoraggio
I meteorologi monitorano questi fulmini attraverso l’uso dei satelliti GOES, posti a circa 36000 km di altezza, che monitorano il continente americano attraverso il sistema di GLM o “mappatore di fulmini geostazionario“.
In particolare il GOES 16 è in grado di vedere anche i fulmini che cadono sugli oceani Atlantico e Pacifico, e il monitoraggio dei “megaflash” fu anche fra i motivi del suo lancio avvenuto il 19 novembre 2016.
Anche la Cina e il Giappone negli anni scorsi hanno potenziato la loro rete satellitare per tracciare e monitorare tutte le fulminazioni che interessano l’area del Pacifico occidentale e le coste dell’Asia orientale, che vanno dall’Indonesia fino alla penisola di Corea e all’estremo oriente russo.
La speranza è che nei prossimi anni, quando anche l’Europa lancerà un sensore simile, in modo tale che si possa infittire la rete di dati, e magari scoprire nuovi record.