Sull'Italia si è appena sviluppato un rarissimo ciclone nevoso
Lo scorso weekend sull'Adriatico settentrionale si è sviluppato un rarissimo ciclone ibrido subtropicale in ambiente particolarmente freddo, responsabile di abbondantissime nevicate fino a bassa quota sulla Romagna.
Lo scorso sabato 21 gennaio 2023 sul medio alto Adriatico si è sviluppato un insolito piccolo ciclone subtropicale, in condizioni ambientali molto fredde, tutt’altro che adatte al loro sviluppo. Il sistema depressionario si è rapidamente formato all’interno di una circolazione depressionaria, alimentata da aria molto fredda d’estrazione artica marittima in quota e polare marittima nei bassi strati.
Quindi dentro un ambiente molto freddo, sopra un mare non più così tiepido in superficie, e quindi in grado di fornire sufficienti quantità di calore latente per l’autoalimentazione.
Attorno al vortice isoterme negative fino a 850 hPa
Le isoterme intorno al minimo, infatti, oscillavano tra i -4°C e i -6°C a 1350 metri (850 hPa) e tra gli +0°C e 2°C a 450 metri (950 hPa). Questo significa che i fenomeni intorno al sistema assumevano prevalente carattere nevoso a quote piuttosto basse, fino a quote collinari.
Mentre dentro il cuore del piccolo ciclone si è formato un nucleo di aria più calda, con temperature dell’aria tra i +4°C e i +6°C a 450 metri (950 hPa) e tra +1°C e +3°C a 1320 metri (850 hPa). Per questo motivo lo possiamo battezzare come un vero e proprio esempio di “TLC” (tropical like cyclone) nevoso.
Questo sorprendente “gradiente termico orizzontale” attorno il profondo minimo depressionario ha attivato forti e turbolente raffiche di vento, che hanno raggiunto valori di oltre 90-100 km/h nell’area attorno l’occhio.
Come si è sviluppato questo insolito “TLC” nevoso?
In origine si trattava di un vortice a carattere freddo, dalle tipiche caratteristiche “barocline”. Nel corso della giornata di sabato questo piccolo minimo, sostando per diverse ore sopra l’Adriatico, ha acquisito caratteristiche subtropicali sul mar Adriatico centrale, dove il sistema si è reso autonomo dell’onda baroclina generatrice.
Proprio nel corso della serata di sabato 21 la struttura, venendo alimentata dal calore sensibile dell’Adriatico, posizionando il proprio centro di massa davanti l’isola croata di Zara, ha cominciato ad acquisire caratteristiche subtropicali, isolando al suo interno un nucleo di aria calda, tipico delle circolazioni cicloniche tropicali.
Alcune caratteristiche di questo strano ciclone
Per diverse ore il ciclone ha provato per più di una volta a chiudersi, con la formazione di una discreta attività convettiva attorno l’occhio, che per qualche ora si è presentata anche simmetrica, dando alla struttura delle sembianze più propriamente tropicali, almeno dalle immagini satellitari all’infrarosso.
Le torri convettive pero non erano così alte e sviluppate, come quelle che solitamente notiamo all’interno delle depressioni e dei cicloni tropicali. Da sottolineare pure come in questo caso la vorticità positiva, che ha favorito un ulteriore approfondimento del ciclone in miniatura, dai dati a disposizione della modellizzazione sembra sia partita dai bassi strati, un po’ come avviene nei processi di ciclogenesi tropicali.
Quindi una dinamica del tutto diversa da quella dei cosiddetti “TLC” (tropical like cyclone), che invece prevede il passaggio nell’alta troposfera di un “jet streak”, con velocità particolarmente elevate, non fa altro che raffreddare l’ambiente, provocando un abbassamento di quota del limite superiore della troposfera, con il conseguente ingresso di aria molto fredda e secca, d’origine stratosferica al di sopra depressione a mesoscala (“invasione stratosferica”).
La sovrapposizione di questo flusso freddo e molto secco nell’alta troposfera, attraverso l’ingresso del “getto polare”, rappresenta in molti casi il vero fattore d’innesco del profondo ciclone, che nella fase dell’approfondimento, durante il passaggio sopra le calde acque del Mediterraneo, comincia ad assorbire un ingente quantità di calore latente, risucchiato dall’intensificazione dei moti convettivi (correnti ascensionali) interni alla circolazione depressionaria.
Nei casi dei “TLC” l’’intensificazione di queste correnti ascensionali, prodotta dall’inasprimento del “gradiente termico verticale” e del “gradiente igrometrico verticale”, contribuisce a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, iniziando a creare un cosiddetto “warm core”, con temperature di oltre i +2°C +3°C rispetto all’ambiente circostante.
Lo possiamo classificare come un “medicane”?
Muovendosi in moto “retrogrado”, nel momento della sua massima intensità, il ciclone subtropicale si è spostato verso le coste italiane, fino al landfall sulla costa romagnola nei pressi di Rimini. La pressione all’approdo era di 999 hPa, con raffiche di 113 km/h nel territorio romagnolo, dove il vortice si è poi gradualmente dissipato.
Le forti raffiche registrate sulle coste della Romagna, durante l’approccio sulla terra ferma, fanno sospettare che fosse più una tempesta che una depressione subtropicale (se proprio dobbiamo classificarla in base ai dati meteorologici delle stazioni terrestri).
Ma non si trattava di un “medicane”, visto che i venti erano troppo deboli e la convezione poco sviluppata. Da sottolineare come le nubi convettive di questo ciclone subtropicale abbiano scaricato tantissima neve, fino a bassa quota, sui monti della Romagna.