Raccontare la montagna e il cambiamento climatico attraverso un film: "Fiore Mio", di Paolo Cognetti
Il docu-film di Paolo Cognetti affronta diverse tematiche di cui Meteored Italia si occupa quotidianamente. Scopri di più nell'articolo.
Meteored Italia ogni giorno racconta il clima che cambia, gli eventi meteorologici estremi, le nevicate sempre meno frequenti, la sofferenza dei ghiacciai alpini, il paesaggio montano che si trasforma… partendo da spunti di diversa natura: studi, ricerche, articoli, notizie, previsioni, foto e video.
Anche il contributo di un film può essere quanto mai efficace per documentare questi fatti, come quello di Paolo Cognetti, intitolato “Fiore Mio” e uscito nei giorni scorsi nella sale dei cinema italiani. Lo avete visto?
Paolo Cognetti accoglie lo spettatore nella sua casa, una baita a Estoul in Val D’Ayas. Da lì, come una guida esperta, lo conduce nei boschi, sulla roccia, nell’acqua gelida fino al ginocchio, sulla neve fresca e sul ghiacciaio del monte Rosa.
Insieme a lui, sembra di respirare l’aria di montagna; si vedono volpi, marmotte e stambecchi, si sente lo scoppiettio del fuoco, il rumore dello spaccalegna e quello inesorabile del ghiaccio di vecchia età che si trasforma in acqua sotto il sole cocente dei nostri giorni.
La resilienza della montagna
La montagna, mai come negli ultimi decenni, sta cambiando il proprio volto. Là dove un tempo c’era un ghiacciaio, oggi ci sono pietre e forme di vita vegetali “pioniere”, che preparano l’ecosistema ad ospitare nuove forme di vita vegetali e animali via via più complesse.
La montagna, di fronte al cambiamento climatico, non si fa trovare impreparata e in qualche modo sa come adattarsi. Al protagonista Cognetti piace colmare il vuoto che lascia un ghiacciaio che se ne va pensando a questa immagine, ma con la piena consapevolezza che di fronte al cambiamento noi esseri umani rimaniamo vulnerabili, lui compreso.
Accade infatti che la fonte che porta l’acqua alla sua baita si prosciuga. Quell’inverno, tra il 2021 e il 2022, cadde pochissima neve in Val D’Aosta e su tutto l’arco alpino; altrettanto difficile, per il caldo e la carenza di piogge, furono la primavera e l’estate successive.
Alla ricerca dell'acqua e della neve perdute
Spinto dal desiderio di capire da dove quell’acqua sarebbe dovuta arrivare, Cognetti decide di salire in cima, intraprendendo il percorso contrario dei torrenti che scendono a valle. Salire in cima, alla ricerca dell’acqua e della neve perdute, della natura selvaggia e delle persone che della montagna hanno fatto una tappa o una meta importante della loro vita.
Come Arturo, guida alpina che conosce sentieri, ferrate e alte vie come fossero le sue tasche, e sua figlia Marta, rifugista all’Orestes Hutte; come Corinne, rifugista del Quintino Sella che ogni estate riceve l’aiuto di Sete, sherpa nepalese che si abbarbica sulle rocce attorno al rifugio alla ricerca di erbe di montagna; e come Mia, rifugista stagionale al Mezzalama, che ha paura di scegliere un posto in cui mettere radici, nella speranza di tornare lì prima che il ghiacciaio soprastante al rifugio sia completamente sciolto.
E infine ci sono Remigio, amico di una vita e custode della Val D’Ayas, e Laki, un meticcio un po’ Border collie e un po’ Setter, di una fedeltà davvero rara.
La montagna di ieri, oggi e domani
Non c’è migliore narrazione per sensibilizzare su tematiche così delicate: dal clima che cambia, a un pianeta irrimediabilmente più caldo, alle bellezze naturali sull’orlo della scomparsa, fino alla presa di coscienza, amara e al tempo stesso consolatoria, che esiste una natura che sa rimediare meglio di chiunque altro ai nostri errori.
Dando voce agli abitanti della montagna, animati e inanimati, questo docu-film è una fotografia preziosa della montagna di ieri, di oggi e di domani. È, inoltre, un racconto autentico di che cosa significhi andare per monti, rispettarli, beneficiare della presenza di ambienti incontaminati e di come la vita a valle dipenda strettamente da quello che accade in cima.