Questi due gioielli turistici dell'Italia rischiano di scomparire a causa dei cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto in Italia, con aumento di fenomeni meteo estremi ed episodi di siccità. La fusione dei ghiacciai alpini e l'innalzamento del livello marino stanno mettendo a rischio anche due gioielli turistici del paese. Vediamo quali sono.

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Il ghiacciaio dolomitico della Marmolada, nelle Alpi italiane.

I cambiamenti climatici stanno avendo un impatto significativo sull'Italia, con effetti che coinvolgono la temperatura, i fenomeni meteo estremi e gli ecosistemi. Secondo il Rapporto IPCC del 2021, la temperatura media globale è aumentata di circa 1,1°C dal periodo preindustriale, e si prevede che continuerà a salire, con conseguenze drammatiche per le regioni vulnerabili come l'Italia. L'area del Mediterraneo è infatti particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.

Secondo gli ultimi rapporti dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul clima in Italia, gli ultimi anni hanno fatto registrare temperature medie ben sopra la media e numerosi eventi meteo estremi.

In Italia il 2023 è risultato il secondo anno più caldo della serie dal 1961, con un’anomalia media di +1,14 °C e l'Italia ha registrato un aumento della temperatura media di circa 1,4°C tra il 1900 e il 2018, un tasso superiore alla media globale.

Gli eventi climatici estremi, come ondate di calore, alluvioni e siccità, stanno diventando più frequenti e intensi. Secondo l'ISPRA, il numero di giorni con temperature superiori ai 30°C è aumentato, con una tendenza a estendersi anche nei mesi primaverili e autunnali. Fenomeni come siccità estreme stanno colpendo con maggior frequenza l'Italia, con gravi conseguenze sull'agricoltura e sul rifornimento di acqua potabile.

Si stanno verificando poi con sempre maggior frequenza fenomeni di maltempo particolarmente intensi, che insistendo su un territorio particolare come quello italiano (molte aree costruite ma anche territori di montagna e collina che degradano rapidamente verso il mare), causano alluvioni e frane, con gravi danni e vittime.

Oltre a tutti questi effetti, l'aumento delle temperature globali sta portando inoltre alla fusione rapida dei ghiacciai continentali (come quelli alpini) e delle aree ghiacciate ai Poli, generando un innalzamento del livello del mare.

Questi due ultimi eventi stanno mettendo a rischio alcune aree dell'Italia, e in questo articolo vedremo quali.

La scomparsa dei ghiacciai delle Dolomiti

Una delle conseguenze del costante aumento delle temperature globali è la rapida fusione dei ghiacciai alpini.

Nel giro di pochi anni abbiamo assistito alla drastica riduzione del volume e della copertura di ghiaccio sulle Alpi. Questa riduzione sta continuando molto rapidamente, e alcuni studi ipotizzano che da qui al 2100 potrebbe scomparire oltre il 70% dei ghiacciai della grande catena della Alpi.

Tra i ghiacciai che scompariranno prima ci sono quelli situati a quote più basse, come quelli delle Dolomiti.

Recenti indagini sul campo hanno confermato, ad esempio, che il ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, è ormai un ghiacciaio in coma irreversibile. Dal 1888 è arretrato di 1.200 metri e con un innalzamento della quota della fronte di 3500 metri.

Negli ultimi cinque anni il ghiacciaio ha perso ben 70 ettari di superficie, ossia pari a 98 campi da calcio passando da circa 170 ha del 2019 ai 98 nel 2023. A questo ritmo entro il 2040 il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più.

Una condanna a morte che condivide con i due ghiacciai più grandi delle Alpi, quello dell’Adamello, situato tra Lombardia e Trentino, e quello dei Forni, in Lombardia, tutti e tre posti sotto i 3500 metri e segnati da perdite di spessore importanti.

La scomparsa dei ghiacciai alpini avrà gravi conseguenze, nei prossimi decenni, sugli ecosistemi fluviali e sulla disponibilità di acqua.

Misure sulle condizioni superficiali dei ghiacciai - riportate nell'ultima campagna della Carovana dei ghiacciai, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano - indicano che il ghiacciaio della Marmolada e dei Forni hanno picchi di perdita di spessore a breve termine rispettivamente di 7 e 10 cm al giorno; mentre per il ghiacciaio dell’Adamello le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore derivata dalla fusione glaciale permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni ‘80.

Venezia, patrimonio UNESCO a rischio

Venezia, storica città del Veneto famosa in tutto il mondo per la sua posizione in una laguna e per il fatto che, invece di avere strade e vicoli è attraversata da canali d'acqua, si trova ad affrontare da tempo il problema dell'innalzamento del livello marino.

La crescita del livello medio del mare a Venezia è dovuta all'effetto combinato dei fenomeni di eustatismo (aumento del livello medio dei mari a scala globale) e subsidenza (abbassamento verticale del terreno a seguito della compattazione dei suoli) legata quest'ultima alla particolarità della geologia della costa alto adriatica italiana.

La città si trova ad affrontare molto spesso problemi legati al mare, quando si producono eventi di alta marea conosciuti qui come "acqua alta".

L'acqua alta a Venezia

Si tratta di un fenomeno naturale ordinario e passeggero, che da sempre fa parte della vita dei veneziani, e che è dovuta alla somma di due componenti: la marea astronomica, correlata al moto dei corpi celesti, principalmente Luna e Sole, e il contributo meteorologico dovuto allo stato dell'atmosfera.

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Una splendida veduta del Canal Grande, a Venezia.

La prima componente è meno forte nel Mediterraneo rispetto a quanto avviene negli Oceani. Quando però si somma a certe condizioni meteo particolari, si originano degli eventi di marea che possono portare all'inondazione del centro cittadino.

Le condizioni meteorologiche che portano all'acqua alta a Venezia sono tipicamente la presenza di bassa pressione e forti venti di scirocco.

Nella laguna di Venezia la misurazione del livello di marea viene riferita allo zero mareografico di Punta della Salute (ZMPS) definito dalla Rete Altimetrica dello Stato del 1897.

La marea che supera a Venezia la soglia di attenzione di +80 cm viene comunemente indicata come "acqua alta". Quando la marea supera i 100 cm (5% del suolo pubblico allagato), il fenomeno inizia ad interessare tratti più consistenti dei percorsi cittadini. A quota +110 cm, circa il 12% della città è interessata dagli allagamenti. Quando invece si raggiungono i +140 cm, viene allagato il 59% della città.

Nel 2019 si è verificato l'ultimo evento di acqua alta eccezionale a Venezia, con un picco massimo di 187 cm, il valore più alto dal 4 novembre 1966.

Da allora le cose sono cambiate a seguito dell'attivazione del Sistema MOSE, una serie di dighe mobili che vengono attivate in caso di alta marea, per difendere Venezia e la laguna. Le dighe sono entrate in funzione nel 2020, ed hanno protetto la città da decine di eventi di acqua alta superiori a 110 cm.

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Un episodio di acqua alta a Venezia, con l'allagamento di Piazza San Marco.

Negli ultimi anni però, le maree sono diventate più frequenti, e c'è preoccupazione per un eccessivo uso di questo sistema nel futuro, che potrebbe causare crescenti danni ambientali nella laguna e addirittura diventare un problema per l'infrastruttura stessa, che non riuscirebbe più a svolgere il suo lavoro per il continuo e troppo frequente utilizzo.

Innalzamento del livello del mare a Venezia, l'impatto ambientale sulla laguna

L'innalzamento del livello del mare e il progressivo abbassamento del suolo stanno gravemente minacciando anche la diversità delle coste basse della laguna di Venezia, uno dei paesaggi costieri umidi più peculiari del Mediterraneo per la sua ricchezza di geodiversità.

Secondo una ricerca condotta dall’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova (Cnr-Igg), entro il 2050 l'80% delle morfologie lagunari sarà classificato da moderatamente a estremamente vulnerabile, con un raddoppio delle aree colpite rispetto agli anni Novanta.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science of the total environment, ha esaminato la vulnerabilità della laguna di Venezia rispetto all'innalzamento del livello del mare e al contemporaneo abbassamento del suolo causato dall'affondamento del terreno. Questa doppia minaccia mette a rischio le fragili strutture naturali del paesaggio lagunare, fondamentali per la biodiversità e la stabilità ecologica della laguna.

Non è quindi soltanto l'antica città di Venezia ad essere a rischio, ma anche il delicato ambiente della laguna.

Per approfondire

Ghiacciaio della Marmolada: il gigante bianco delle Dolomiti è in coma irreversibile - Carovana dei Ghiacciai 2024 - https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/ghiacciaio-della-marmolada-osservato-speciale/

A Venezia il MOSE fa gli straordinari. Come cambierà la laguna? - https://www.nature.com/articles/d43978-024-00063-w