Perché la mimosa invernale, fiore simbolo della Costa Azzurra e diffusa in Italia è una minaccia per l'ambiente?

Nonostante la sua bellezza e il suo profumo gradevole, la mimosa è una specie invasiva che da decenni minaccia seriamente la biodiversità della Costa Azzurra.

Mimosa
La mimosa è facilmente riconoscibile grazie ai suoi numerosi piccoli fiori gialli e al suo profumo caratteristico

Sulla Costa Azzurra e in molte parti della costa mediterranea, le mimose sono in fiore da diverse settimane, conferendo ai paesaggi una magnifica colorazione gialla. Tuttavia, nonostante la loro bellezza, queste piante sono davvero dannose per la biodiversità della regione.

Una specie invasiva

La mimosa invernale, o Acacia dealbata secondo il suo nome scientifico, illumina e profuma i paesaggi del sud-est della Francia così come tante parti del Mediterraneo italiano tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, per la gioia della gente del posto e dei turisti. Esclusi i soggetti allergici, la fioritura della mimosa è ogni anno un vero e proprio evento, tanto che in alcuni paesi vengono addirittura organizzate delle feste in suo onore.

Sebbene questa pianta dal caratteristico colore giallo sia diventata l'emblema della Costa Azzurra, ed in Italia un fiore simbolo della Festa della Donna, non è affatto autoctona della regione.

In realtà la mimosa proviene letteralmente dall'altra parte del mondo: è infatti originaria dell'Australia. Questa specie fu introdotta per la prima volta in Inghilterra alla fine del XVIII secolo per le sue qualità ornamentali e olfattive e fu poi coltivata in Francia a partire dalla metà del XIX secolo.

Il suo successo fu strepitoso, in particolare tra i profumieri della regione di Grasse, nelle Alpi Marittime, tanto che la specie si diffuse liberamente nell'ambiente naturale a partire dal 1864, prosperando in particolare tra i massicci del Tanneron, dell'Esterel e dei Maures. Tuttavia, questa specie ha la particolarità di "occupare tutto lo spazio" quando si insedia in una regione.

Nelle Alpi Marittime e nel Varo, questa pianta può infatti competere con altre specie notevoli e storiche, minacciando così gli ecosistemi mediterranei. Per questo motivo, il Conservatorio Botanico Mediterraneo di Porquerolles l'ha inserita nella lista nera delle specie esotiche invasive.

Una minaccia per l’ambiente mediterraneo

Questa pianta è monospecifica nella zona che colonizza, il che significa che in un dato settore si svilupperà solo questa specie, a scapito delle altre. Ad esempio, la mimosa emette sostanze tossiche che limitano la crescita delle radici della vegetazione circostante, motivo per cui non è raro vedere sulle strade della Costa Azzurra colline ricoperte quasi esclusivamente di mimose.

Mimose
Nel massiccio del Tanneron, la mimosa ricopre intere zone delle montagne

Anche alcuni animali stanno pagando il prezzo di questa specie invasiva, come la famosa tartaruga di Hermann, uno dei rettili più a rischio di estinzione del pianeta. Coprendo l'ambiente, la mimosa elimina gli spazi aperti ed erbosi che le tartarughe di Hermann utilizzano per deporre le uova, poiché queste devono essere esposte al sole, il che non è una buona notizia per questa specie, già fortemente a rischio di estinzione.

Inoltre, la mimosa è una specie pirofila, ovvero la sua riproduzione è stimolata dal fuoco e la pianta stessa può favorire la propagazione degli incendi. La pianta è una vera e propria "polveriera su radici", con un fogliame persistente e un aspetto generalmente secco, il che le consente di aumentare la temperatura molto rapidamente. Per contrastare questo rischio di incendi, le autorità delle regioni interessate hanno introdotto obblighi di legge per la rimozione della vegetazione arbustiva, ma questa pianta è particolarmente difficile da eliminare.

Una pianta molto difficile da sradicare

La mimosa è anche un'eccellente colonizzatrice, in grado di diffondersi rapidamente in un ambiente tramite insetti e polline, naturalmente, ma anche tramite polloni, germogli che si sviluppano non da un seme, ma da una semplice radice. Pertanto, potarla o tagliarla per limitarne la diffusione in una determinata zona è inutile, anzi controproducente.

È quindi necessario adottare misure importanti per limitarne la diffusione; tuttavia, i metodi chimici sono stati rapidamente abbandonati per non distruggere un ecosistema circostante già gravemente compromesso da questa pianta invasiva.

Quindi, per rimuovere una mimosa bisogna tagliare l'albero e poi sradicarlo prima di intraprendere un lungo e noioso lavoro con il piccone per estirpare tutti i rizomi dimenticati, in modo che un albero sradicato non si trasformi in una moltitudine di nuovi germogli.

In ogni caso, senza restrizioni legali, la mimosa continua a essere acquistata, venduta e utilizzata, tanto che ogni inverno le strade del sud-est della Francia vengono addirittura prese d'assalto per andare a raccogliere qualche rametto con cui aggiungere un po' di colore alla propria sala da pranzo. Se questo è il vostro caso, la prossima volta che raccoglierete la mimosa, considerate tutti i parametri sopra menzionati, per non favorire ulteriormente la diffusione di questa pianta invasiva in nuovi ecosistemi per i quali rappresenterà una vera minaccia.

Fonti della notizia

Envahissant, destructeur, inflammable… Pourquoi vous devriez vous méfier du mimosa d'hiver (et de ses jolies petites fleurs jaunes), FranceInfo (23/03/2025), Robin Prudent