Nuvole scure sull'energia solare in Italia? Rientrato il sorprendente divieto del governo all'agrivoltaico. Cos'è?
Una controversa disposizione del governo italiano vietava qualsiasi progetto solare fotovoltaico su terreni classificati come agricoli, un metodo denominato agrivoltaico. Alla fine la disposizione è rientrata.
Ci sono molti interessi in gioco quando si parla di azione per il clima. Li vediamo nei negoziati che si svolgono nelle COP, le Conferenze sul clima in cui i 197 paesi che compongono le Nazioni Unite cercano di concordare azioni e coprire le esigenze di finanziamento che impediscono il collasso climatico, cosa che per ora sembra difficile raggiungere. O negli impegni di alcune industrie o Stati in tal senso. In molti casi, le azioni volte a mitigare il riscaldamento globale riducendo le emissioni di gas serra sono considerate negative per alcuni settori produttivi.
Ma la decisione inaspettata presa ad inizio maggio dal governo italiano di vietare gli impianti solari fotovoltaici sui terreni agricoli dimostra che, secondo i decisori politici, gli interessi dell'agricoltura sono in conflitto con le energie rinnovabili. E ciò si è riflesso nella legislazione recentemente adottata in Italia, anche se poi il governo ha fatto marcia indietro cancellando il divieto all'agrivoltaico.
Questa decisione, secondo Italia Solare, l'associazione italiana che si dedica esclusivamente all'energia fotovoltaica e all'integrazione tecnologica per la gestione intelligente dell'energia, potrebbe costare al Paese circa 60 miliardi di euro. Ma cos'è l'agrivoltaico e quali sono i numerosi vantaggi dell’agrivoltaico per il mondo agricolo?
Agrivoltaico: agricoltura ed energia solare in sintonia
La combinazione di due attività economiche chiave sulla stessa area di territorio sembra essere la soluzione efficace ad un apparente antagonismo: competizione per l’uso del territorio tra agricoltura e produzione di energia fotovoltaica. È quanto propone il concetto nato all'inizio degli anni Ottanta, chiamato “Agrivoltaics”, che unisce l'utilizzo di pannelli solari e coltivazioni sulla stessa superficie di terreno.
I pannelli solari sono posizionati su un sistema di supporti fissi ad un'altezza minima di due metri dal suolo, e in questo modo si evitano danni alle colture e ai terreni, oltre che l'interruzione delle attività agricole. Ma si consiglia di posizionarli ad un'altezza di circa cinque metri dal suolo, per consentire i lavori agricoli con l'utilizzo di macchinari. In questo modo le colture che si trovano sotto la copertura formata dai pannelli vengono protette e mentre le colture crescono si produce energia.
L’agrivoltaico riconosce quattro importanti vantaggi:
- Massimizzare il potenziale dell'energia solare. Le tre coperture del territorio con il maggiore potenziale per il solare fotovoltaico sono i terreni coltivati, le praterie e le zone umide. Se l’agrivoltaico diventasse sufficientemente diffuso, la domanda globale di energia sarebbe controbilanciata dalla produzione.
- Alcune colture ne trarrebbero beneficio, come la vite e il grano, tra le altre. I moduli agrivoltaici possono fungere da barriera contro l’eccessiva radiazione solare, il caldo, la siccità, la pioggia battente, la grandine e il gelo. E l'ombra creata dai pannelli aiuta a mantenere il terreno umido più a lungo.
- Aumento delle prestazioni dei parchi solari. Coltivando sotto i pannelli solari, la loro temperatura viene ridotta, aumentando la resa e aumentando la produttività per area producendo raccolti ed energia contemporaneamente.
- Ha un impatto positivo sull’ambiente, poiché consente di generare elettricità in modo sostenibile e allo stesso tempo promuove lo sviluppo rurale sostenibile e la protezione della biodiversità e degli ecosistemi.
Un divieto che allarma gli agricoltori
L’Italia si trova ad affrontare un dilemma significativo per quanto riguarda l’agrivoltaico e la sostenibilità agricola. Nel tentativo di proteggere il suolo e prevenire la desertificazione delle terre fertili, il governo italiano aveva decretato il divieto totale di progetti legati all’agrivoltaico nelle aree di terreno fertile dedicate all’agricoltura.
Il ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, suggeriva ad inizio maggio che la cosa migliore per i campi è regolamentare l'uso dei pannelli solari poiché “la terra serve principalmente alla produzione agricola”, nonostante sia compatibile anche la produzione energetica. E dall'altro lato affermava che occorre “porre fine all'installazione selvaggia di fotovoltaico a terra”, che rischia di mettere in crisi le disposizioni fiscali vigenti in Italia per gli interventi agricoli.
La decisione è però stata modificata e il governo ha fatto marcia indietro. Come riporta "ll Post", il Consiglio dei ministri di lunedì 6 maggio ha approvato un divieto ad installare pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli, ma solo quelli a terra. In sostanza, per gli agricoltori l’unico modo per produrre energia e avere un ritorno economico sarà quello di sollevare i pannelli più di 2 metri dal suolo. Viene quindi confermata la possibilità di applicare l'agrivoltaico in Italia.
Secondo Italia Solare, il fotovoltaico può contribuire con 50 Gigawatt (GW) di nuove installazioni per raggiungere gli obiettivi al 2030 fissati dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC). Per raggiungere la potenza richiesta servirebbero circa 40mila ettari, che equivalgono all’1% della superficie agricola inutilizzata, ovvero allo 0,2% della superficie dell’intera nazione italiana.