Meteo storia: la rovente e terribile estate 2003
L’ondata di caldo dell’estate 2003 causò pesanti impatti su agricoltura, acque, ghiacciai e soprattutto salute. Ecco cosa successe. Come saranno le estati del futuro?
Il caldo da alcuni definito hyperestremo dell’estate 2003 colpì l’intera Europa. Fin dal mese di maggio si ebbero le prime avvisaglie, con ondate di caldo precoci che portarono i termometri oltre i 30°C. Caldo estremo anche a giugno, intenso ma non da record a luglio, e quindi punte record si ebbero in tutto il continente all’inizio di agosto. Quell’estate che nessuno ha dimenticato rappresenta anche una svolta per le estati mediterranee.
La situazione: anticiclone africano a ripetizione
Nel mese di maggio dominò a lungo l’anticiclone delle Azzorre con contributo di aria subtropicale in quota sul bacino del Mediterraneo. Nella prima decade, precocemente, il campo termico a 850 hPa si pose fra +15°C e +20°C, valori non frequenti perfino in piena estate.
L’anticiclone africano si espanse in particolare dall’8 giugno in poi, con un ulteriore acuto a fine mese, in cui l’isoterma +20°C raggiunge le Alpi e +25°C sul centro Italia.
Luglio risulta relativamente meno straordinario, ma con costante dominio anticiclonico. Nonostante il passaggio della coda di alcune perturbazioni atlantiche, il mese risulta siccitoso e con temperature al di sopra della media. Non mancano comunque ondate di caldo con +15°C a 1500 m oltre la Manica e nuovamente +25°C sul centro Italia.
La configurazione peggiore si concretizza a inizio agosto, l’anticiclone africano conquista l’Europa, in particolare fra il giorno 6 e l’8, l’isoterma +20°C a 850 hPa arriva quasi sulla Scozia, e quindi su tutta Italia, con un nucleo di +30°C sulla Spagna.
Caldo estremo, ecco alcuni dati
Quasi tutti i giorni dell’estate meteorologica 2003, da giugno a fine agosto, e spesso anche a maggio, hanno avuto temperature massime oltre i 30°C, soglia di giorno caldo. I picchi massimi che passarono alla storia furono i 41.6°C di Torino del giorno 11 agosto, giorno più caldo della città dal 1753, 40.7°C a Trento, 41.1°C a Firenze, 37.2°C a Trieste, 39.5°C a Bologna.
L’anomalia di quell’estate oltre che dalle singole punte giornaliere è ancora più evidente dalla temperatura media stagionale. Gli osservatori meteorologici storici di Torino e di Modena evidenziano rispettivamente 26.7°C e 28°C, di circa 7°C superiori alla media climatica. Catenanuova in Sicilia, una delle località più calde d’Italia, ha registrato una media mensile di 31.7°c a luglio con un picco di 46°C.
In Europa, passeranno alla storia i 9 giorni oltre i 35°C di Parigi, con un massimo di 39.5°C. In Spagna il record spetta a Siviglia, con 45.5°C.
Record nazionale assoluto nel Regno Unito, con 38.5°C a Faversham nel Kent, incredibili anche i 32.5°C in Scozia.
Gli effetti: dai ghiacciai alle infrastrutture e la salute
Il 2003 fu un anno drammatico per i ghiacciai, con lo zero termico per decine di giorni oltre i 4000 m e fino a 4500 m di altezza. La siccità piegò l’agricoltura sia per la scarsità d’acqua e i fiumi in secca che per l’evapotraspirazione resa elevata dal tanto sole e alte temperature.Purtroppo, non mancarano poi gli incendi boschivi, perfino in Val d'Aosta
Il caldo colpì anche le infrastrutture, non dimensionate a simili eventi. In Svizzera, Francia e Inghilterra i binari ferroviari si dilatarono a tal punto da causare interruzioni nei servizi ferroviari.
Molte centrali nucleari francesi, a causa della scarsità di acqua di raffreddamento, dovettero sospendere la produzione di energia.
Gravi in particolare gli effetti epidemiologici, per la prima volta nel dopoguerra in italia si osservò un calo dell’aspettativa di vita. In crudi numeri sembrano cifre da epidemia di coronavirus, con un eccesso di mortalità di circa 70000 vittime in Europa, di cui 15000 in Italia.
Le cause e il futuro delle estati super calde
LA causa meteo fu appunto la ripetuta presenza di anticicloni africani. Ad accentuare il caldo contribuì un feedback della siccità stessa, il calore del sole, nel suolo inaridito, era così disponibile per riscaldare ulterioremente l’aria.
Dal punto di vista climatico, fin da subito i climatologi evidenziarono che, senza cambiamento climatico, non si poteva spiegare una estate così estrema. Statisticamente, eventi così avevano tempi di ritorno di 43000 anni. Si ipotizzò che i gas serra non solo aumentano le temperature medie ma anche la variabilità interannuale.
La proiezione che estati così estreme sarebbero diventate la norma a metà secolo ha purtroppo trovato già conferme nelle estati 2009, 2012, 2013, 2017 e nello scorso giugno 2019.
Godiamoci dunque questa estate 2020 finora non estrema, perché in futuro potremmo chiamare fresco il caldo più incallito.