Meteo storia: la neve di inizio maggio 2019
Quest’anno maggio si apre mite con i primi tepori pre estivi, lo scorso anno la situazione era diametralmente opposta. Ecco la meteostoria di quei giorni. C’entrano i cambiamenti climatici?
Maggio è un mese pazzerello, forse più di marzo e aprile. Oggi aspettiamo i primi assaggi di caldo, lo scorso anno arrivò, inaspettata ma non imprevista, addirittura la neve a basse quote. Qualche sparuto fiocco di neve marcia, le cosiddette gocce cremose, fu avvistato fra la pioggia dagli appassionati più attenti anche in pianura padana.
Fu una situazione anomala e interessante, che val la pena di ripercorrere, a partire dalla configurazione meteo che la causò. La previsione si rivelò azzeccata, grazie ai modelli e ai dati che ne sono l’ingrediente fondamentale.
Oggi, fra le conseguenze dell’emergenza COVID-19, dobbiamo fare i conti anche con un calo di precisione delle previsioni numeriche.
La situazione meteo
Era il primo maggio 2019 , e i modelli confermavano una tendenza che già da alcuni giorni delineavano. Noi stessi meteorologi eravamo increduli, ma se fino al giorno prima era una ipotesi con elevata incertezza, dal 1 maggio appunto le mappe lasciavano pochi dubbi, e la sostanza era chiara. Così, nel nostro sito con precisione e professionalità annunciavamo “Clamoroso, in arrivo freddo e neve a bassa quota: evento raro a maggio."
A seguito del rinforzo di un anomalo anticiclone sulla Groenlandia infatti si innescò il movimento verso le Alpi del fronte Polare.
Le isoterme erano decisamente invernali, -30°C a 500 hPa (circa 5500 m) e -4°C a 850 hPa, quota isobarica che scese a 1300 m. La componente convettiva e l’intensità fecero il resto.
Abbondanti nevicate sulle Alpi e Appennino fino a bassa quota
La verifica delle previsione è fondamentale per migliorare sia la parte scientifica che comunicativa della nostra attività. Rileggendo i dettagli annunciati a ridosso dell’evento, la previsione corrisponde proprio a quanto successo. infatti annunciavamo “Sabato pomeriggio (4 maggio 2019) nevicherà copiosamente sulla cresta Alpina e in Austria e Svizzera fino in pianura,…. Sabato sera forti rovesci irrompono a sud delle Alpi, e la neve scende fino ai fondovalle alpini del nordest.
E, ancora, “Fra domenica sera e lunedì, la neve arriverà anche sull’Appennino centrale oltre i 600-800 m, soprattutto fra Marche, Abruzzo e Molise e forti temporali transiteranno fra Toscana, Umbria e Lazio quindi il maltempo raggiunge il sud martedì.”
Sostanzialmente andò proprio così, in particolare sulle Dolomiti caddero 30-40 cm di neve, e furono imbiancati i fondovalle prealpini.
In serata il fronte freddo raggiunse anche il centro sud, con nevicate oltre i 600-800 m nell’Appennino centrale
Venti impetuosi e fiumi in piena
Quell’episodio invernale tardivo non portò solo neve ma anche diffuso maltempo. Al nord la neve non arrivò in pianura, ma le piogge furono abbondanti, 80 mm nelle prealipi Vicentine secondo ARPA Veneto, 70-80 mm nelle colline emiliane. Ne seguirono alcune piene di fiumi e torrenti fra modenese e bolognese.
Col cielo coperto e le piogge, le temperature si mantennero basse, con massime non oltre 7-8°C in Lombardia ed Emilia Romagna, oltre 10°C inferiori alle medie stagionali.
Il quadro del maltempo fu completato dai classici venti freddi e impetuosi che accompagnano le depressioni fredde e nevose. A Triste la bora superò i 100 km/, sul Lago di Garda si osservò il lago in burrasca simile a una mareggiata, in Liguria la tramontana raggiunse i 128 km/h a Savona.
Il sottile legame con la crisi climatica
Infine, ricordiamo che un episodio di freddo intenso e inusuale, che avvenga a maggio, in inverno o altre stagioni, non smentisce il riscaldamento globale. Il tempo è una cosa diversa dal clima, come noto climate is what you expect, weather is what you get, cioè "il clima è quel che ti aspetti, tempo è ciò che accade".
D’altronde, il clima che cambia non può fare a meno di influenzare, indirettamente, il tempo. Quell’episodio si inquadrava in pieno nel complesso fenomeno dell’amplificazione artica. La corrente a getto era infatti ondulata in modo inusuale, la Groenlandia era, per opposto, soggetta ad anomalie positive, cioè più caldo del normale, di ben 15-20°C, e i ghiacci artici marini prossimi ai minimi storici.
Sarebbe bello sapere, un giorno, con sicurezza se un fenomeno meteo estremo è dovuto alla crisi climatica. Ma sarebbe, a quel punto, anche troppo tardi. Come insegna l’emergenza coronavirus, le decisioni coraggiose vanno prese prima, anche nel dubbio.