Meteo: emergenza fiumi nel Modenese. Cosa succederà nelle prossime ore
Copiose nevicate sulle Alpi, ma la pioggia ha fuso la neve in Appennino, con piene e alluvioni in corso in Emilia Romagna. Maltempo anche al sud. Non è finita, ecco le previsioni. Colpa dei cambiamenti climatici?
L’ondata di maltempo è arrivata puntuale. Nonostante fosse annunciata, i danni e disagi sono ingenti da nord a sud. Sulle Alpi la neve sta ancora cadendo copiosa, i nivometri indicano altezze neve 140-150 mm sulle Dolomiti; la neve ha paralizzato il passo del Brennero. Sui settori più esposti ai venti di scirocco invece la quota neve si è innalzato repentinamente, inclusa Cortina d’Ampezzo.
Piena del Baccaglione a Vicenza, mentre Venezia si è salvata dall’acqua alta per l’entrata in funzione del Mose.
Maltempo anche al sud, il meteorologo Daniele Ingemi ci fa presente che la stazione DRPC San Basilio, in Sicilia, ha registrato oltre 250 mm e a Bronte le strade si sono trasformate in fiumi anche per il rigurgito di acqua fognaria.
Emergenza nel Modenese
La situazione più critica si è verificata nei fiumi Secchia e Panaro. Sono caduti fino a 372 mm a Monte Acuto (BO), con fusione della neve. Problemi e allagamenti anche nei fiumi Reno, Santerno e altri torrenti minori emiliani.
Il fiume Secchia, già noto per la drammatica alluvione del 2014, ha raggiunto livelli idrometrici record. L’idrometro di Ponte Alto a Modena ha toccato un record di 11.06 m sullo zero idrometrico, superiore perfino a quello delle alluvioni 1966 e 1972.
Il problema maggiore in queste ore però è la rotta dell’argine del fiume Panaro fra Castelfranco Emilia e Nonantola, minacciate dalle acque impetuose del fiume che fuoriescono nei campi, già allagate alcune abitazioni e insediamenti industriali. La protezione civile sta intervenendo anche con evacuazioni. In Appennino, è crollata la base di un pilone di Ponte Samone, chiuso al traffico.
La causa meteo
Come previsto, si è concretizzata una delle peggiori situazioni bariche per la nostra penisola, con una profonda saccatura bloccata fra due anticicloni, a ovest quello delle Azzorre, a est quello russo scandinavo. Il fronte, rallentato nel suo movimento, ha stazionato a lungo. Anomalo per l’inverno lo sviluppo in seno a questi sistemi di temporali a V-shape, al sud e perfino al nord.
Purtroppo non è finita, la saccatura in quota resta quasi stazionaria e fra martedì e mercoledì si formerà una depressione sul medio Tirreno, con ripresa del maltempo. Di positivo per i fiumi del nord, c’è il calo di temperature con il ritorno di neve a quote medio-basse, ma avremo anche altre piogge in pianura padana, copiose nevicate sulle Alpi e anche Appennino e temporali intensi al centro sud.
La previsione
Lunedì 7 dicembre nuove nevicate si estenderanno lungo le Alpi, fino ai fondovalle. Altri 10-40 cm di neve si aggiungeranno a quella fin qui caduta. Le città della Pianura Padana vedranno nubi irregolari con piovaschi intermettenti, mentre l’Appennino Ligure e Tosco-emiliano avranno precipitazioni con calo della quota neve a 600-800 m nel pomeriggio.
Variabile in Sardegna, instabile temporalesco fra Toscana meridionale, Lazio e Campania, rovesci anche su Sicilia e Calabria Tirreniche. Variabile con diradamenti anche ampi lungo le coste Adriatiche.
Martedì 8 dicembre ulteriore peggioramento su tutto il nord, con precipitazioni estese, pioggia in pianura, neve copiosa sulle Alpi, il manto in molte zone supererà i 2 metri. Fra basso Piemonte ed Emilia occidentale neve anche a basse quote.
Temporali in Sardegna, al centro piogge, temporali forti e neve oltre 600-800 m in Appennino centrale. Nel pomeriggio i temporali raggiungono anche la Campania e il resto del sud settori tirrenici, inclusa la Sicilia.
Temperature in diminuzione, venti forti, acqua alta a Venezia, mari in burrasca.
Metà settimana instabile
Mercoledì i fenomeni si attenuano, ma ancora nevica sulle Alpi e qua e la piove al nord, con neve in Appennino. Rovesci residui al centro e Sardegna, temporali e acquazzoni al sud, Sicilia e, sempre prevalentemente sulle zone tirreniche.
Fra giovedì e venerdì gradualmente cessano i fenomeni al nord, con le Alpi letteralmente sepolte di neve, localmente in quota fino a 3 metri di neve! Fra Sicilia e Sardegna sarà da seguire l’insistere di un ciclone con possibile ripresa del maltempo.
Colpa dei cambiamenti climatici?
Qui bisogna distinguere due aspetti. La componente meteo di questa ondata di maltempo vede probabilmente lo zampino del clima in cambiamento. La neve copiosa sulle Alpi è coerente col maggior contenuto di acqua precipitabile, ogni grado in più comporta il 7% in più di contenuto di vapore in atmosfera, e d’inverno anche in un clima riscaldato in montagna può nevicare.
I temporali del nord di sabato sono stati decisamente anomali, anche per la loro struttura, e le piene dei fiumi emiliani sono state accentuate dalla fusione della neve caduta pochi giorni fa. In inverno, in Appennino, dovrebbe nevicare, invece la neve si è fusa molto in fretta sotto piogge torrenziali.
L’impatto sul territorio invece non dipende dai cambiamenti climatici, ma da cura, manutenzione, opere di difesa idraulica, resilienza e adattamento ai cambiamenti climatici.