Udine: lo spettacolare medicane sullo Ionio che ora minaccia la Grecia
Stando alle ultime emissioni dei centri di calcolo internazionali il medicane dovrebbe impattare fra le Isole Ionie e le coste del Peloponneso occidentale, nel corso della giornata di domani.
Gli occhi dei meteorologi europei, e non solo, sono tutti puntati sul ciclone mediterraneo, dalle caratteristiche tropicali, che dal mar Libico sta risalendo verso lo Ionio centrale, sfiorando le coste della Sicilia e della Calabria. Si tratta di cicloni completamente diversi da quelli che osserviamo stagionalmente sul mar Mediterraneo, e purtroppo molto spesso sono difficili da seguire, visto la loro imprevedibilità nella traiettoria.
Essi si alimentano dal mare caldo in superficie, soprattutto quando i resti di un’area depressionaria a cuore freddo in quota si trascina su mari molto caldi. Questi notevoli divari termici, fra il mare molto caldo in superficie e l’aria fredda in quota, favoriscono lo sviluppo di imponenti temporali, i quali contribuiscono a riempire di aria calda il centro dell’area depressionaria.
Quando il ciclone si alimenta dal calore della superficie marina
Questa enorme quantità di energia termica incamerata dalla piccola bassa pressione favorisce la rapida formazione di enormi sistemi temporaleschi che cominciano a ruotare attorno al minimo di bassa pressione, ben riconoscibile dal tipico occhio centrale.
Tutta questa energia potenziale viene trasformata in energia cinetica che produce un improvviso scoppio dell’attività temporalesca (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare.
Giunti in questa fase il ciclone diventa pienamente autonomo rispetto al contesto sinottico generale, prendendo la sua energia dal calore latente fornito dal mare, un po’ come avviene per i cicloni tropicali oceanici. Di conseguenza l’attività temporalesca diventa esplosiva lungo l’intero sistema, favorendo un rapido crollo della pressione centrale e un rafforzamento dei venti e del moto ondoso. I venti si intensificano improvvisamente, fino a superare i 100-120 km/h, con veri e proprie bufere di vento, specie sul quadrante meridionale, che agevolano la formazione del tipico occhio del ciclone attorno le imponenti “torri temporalesche”, molto ben visibile dalle moviole satellitari.
“Udine” (cosi è stato denominato dall’Università di Berlino), il piccolo ciclone dalle caratteristiche sub-tropicali che ha preso forma oltre 48 ore fa sul mar Libico, davanti la costa di Misurata, si è sensibilmente rafforzato, salendo fino al basso Ionio, a est delle coste siciliane. Scorrendo molto lentamente sopra una vasta distesa di acque molto calde in superficie (valori > +27°C) “Udine” ha cominciato a sviluppare al proprio interno una attività temporalesca molto profonda, con vasti temporali, larghi quanto le dimensioni della Sicilia, che inglobano l’intera struttura. Si nota, in alta quota, pure un campo di vento diffluente (tipico dei cicloni tropicali) che spinge le parti più alte delle nubi temporalesche fuori dal sistema.
Perché “Udine” si trasformerà in un pericoloso uragano mediterraneo?
Tra i tanti elementi favorevoli al suo rapido approfondimento ne troviamo uno che generalmente risulta fondamentale per lo sviluppo di un “TLC” (tropical like cyclone). Ossia il passaggio nell’alta troposfera di un ramo della corrente a getto che intercetta la circolazione depressionaria, imprimendogli ulteriore vorticità positiva. In questo caso sarà il passaggio di un “drift”, un massimo di velocità del vento nell’alta troposfera non associato alla “corrente a getto”, sopra la Sicilia, ad imprimere vorticità al sistema, provocando una degenerazione del vortice in un ciclone dalle caratteristiche sub-tropicali o tropicali, già da stanotte.
L’intensificazione di queste correnti ascensionali contribuisce a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, iniziando a creare un cosiddetto “cuore caldo”, con temperature di oltre i +2°C rispetto all’ambiente circostante.
Lo sviluppo di queste bande temporalesche spiraliformi, provocate dalla convezione profonda, favorirà pure un rinforzo dei venti che si disporranno più dai quadranti orientali sullo Ionio, con una componente più da tramontana e maestrale sul tratto di mare antistante le coste della Sicilia orientale, dove si assisterà ad un ulteriore incremento del moto ondoso.
Gli effetti sulle coste di Sicilia e Calabria
Nelle scorse ore “Udine”, risalendo lentamente verso nord-nord/est, ha interessato, con le sue bande nuvolose più periferiche la Sicilia orientale e la bassa Calabria ionica, dove già ieri si sono avute delle piogge diffuse, specie sulla Sicilia orientale, e dei temporali, accompagnati da venti intensi dai quadranti settentrionali. In alcune località del siracusano e ragusano gli accumuli sono stati pure abbondanti, con punte di oltre 100 mm in 12 ore.
Attenzione allo swell sulle coste di Sicilia e Calabria
Ma le preoccupazioni principali riguardano i furiosi venti orientali attesi nelle prossime ore sullo Ionio centrale, dove si potranno superare i 120-130 km/h, nell’area attorno l’occhio centrale. Lo Ionio in poche ore passerà da molto mosso ad agitato, fino a molto agitato o localmente grosso il basso Ionio a largo, per la formazione di ondate alte più di 4-5 metri.
Una parte delle imponenti onde sollevate dai forti venti orientali attivi lungo il quadrante settentrionale del profondo ciclone, dopo essere uscite dall’area perturbata, si stanno dirigendo le coste della Sicilia orientale e della Calabria ionica, sotto forma di onde lunghe o molto lunghe (swell), alte anche più di 3,0 metri, causando improvvise mareggiate fra il litorale catanzarese, reggino e messinese ionico, il catanese, il siracusano e parte del litorale ragusano.
Sulle coste del messinese le prime grandi ondate hanno già raggiunto le spiagge, causando molti danni agli stabilimenti balneari ancora aperti, e affondando diverse barche, specie nell’area fra Santa Teresa di Riva e Sant’Alessio Siculo.
Impatto atteso sulle coste greche, rischio alluvioni e venti violenti
Stando alle ultime emissioni dei centri di calcolo internazionali il “TLC” dovrebbe impattare fra le Isole Ionie e le coste del Peloponneso occidentale, nel corso della giornata di domani, come simulato dal nostro modello, passando poco a sud dell’isola di Corfù, che risentirebbe di venti veramente molto violenti, dai quadranti orientali, che potrebbero raggiungere velocità ragguardevoli per il Mediterraneo, fino ad oltre 150 km/h. Venti di questa intensità causeranno danni ingenti.
Purtroppo le conseguenze per le coste del Peloponneso occidentale potrebbero essere davvero molto serie. Difatti, al momento dell’impatto sulla terra ferma, previsto nell’area poco a sud della città di Pirgo, nel Golfo dell’Arcadia, il Peloponneso occidentale dovrà fare i conti con venti di uragano di 1^ categoria Saffir-Simpson e piogge torrenziali, in grado di scaricare oltre 200-300 mm di pioggia in poche ore, con il conseguente rischio di smottamenti e alluvioni lampo, oltre al rischio di inondazioni sulle aree costiere.