L'enorme impatto dell'industria dei vestiti: come ridurre la nostra impronta?

Questi sono, secondo l'associazione Greenpeace, i 9 motivi per smettere di acquistare fast fashion, moda veloce, e per ridurre il nostro impatto su ambiente e clima.

vestiti
L'industria dell'abbigliamento economico ha un enorme impatto ambientale. Greenpeace invita a ridurre gli acquisti di materiale fast fashion.

Il periodo pre-natalizio, grazie ad offerte speciali come il Black Friday, ma anche il periodo subito successivo, spinto dai saldi, è segnato in Italia come in altri Paesi d'Europa da un'intensa corsa agli acquisti di capi d'abbigliamento a basso costo. Un recente articolo di Greenpeace invita però a fermarsi e ragionare su qual è l'impatto del nostro acquisto di vestiti molto economici sull'ambiente e sul pianeta.

Dopo aver fatto i nostri acquisti, quanti dei vestiti comprati a prezzi stracciati finiscono inutilizzati in fondo all’armadio, o peggio, rovinati dopo appena qualche lavaggio? Nel caso del fast fashion, non c’è da stupirsi: la moda ultraveloce non è fatta per durare, ma per essere consumata rapidamente e gettata via con altrettanta velocità, invita a ragionare la nota associazione ecologista.

Probabilmente nessun settore più del fast fashion trae così beneficio dalla nostra cultura “usa e getta”. Ecco perché acquistare con attenzione, e solo ciò di cui abbiamo bisogno, può essere un vero atto di rivoluzione nei confronti del nostro pianeta sempre più sepolto dai rifiuti tessili.

Nell'articolo, alcuni brevi punti ci fanno capire un po' di più di fronte a quale fenomeno ci troviamo.

1) La moda è il secondo settore più inquinante al mondo dopo l’industria petrolifera: molto più di aerei e navi

    La produzione di tessuti è un’enorme fonte di emissioni di carbonio che rilascia nell’atmosfera 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti, più della somma delle emissioni del trasporto aereo e marittimo. Forse ci siamo concentrati troppo sull'impatto dei trasporti, e non ci siamo resi conto che acquistando in abbondanza abbigliamento a basso costo abbiamo contribuito in maniera notevole alle emissioni di gas serra.

    2) In media, gli abiti acquistati vengono indossati solo 7-8 volte

    In Europa il numero medio di abiti acquistati ogni anno è di 42 a persona, ma ciò che viene comprato viene indossato pochissime volte. Inoltre, la durata media di vita degli abiti oscilla appena tra i 2,2 e i 5 anni.

    3) Ogni secondo, un camion pieno di vestiti viene bruciato o smaltito in discarica

    Significa che, ogni singolo secondo, 2.625 chilogrammi di vestiti diventano rifiuti da smaltire. Si tratta di una quantità sufficiente a riempire l’Empire State Building una volta e mezza al giorno e il porto di Sydney ogni anno.

    4) Ogni anno vengono usati circa 70 milioni di barili di petrolio per produrre il poliestere

    Il poliestere è un tessuto fatto di fibre di plastica ed è la fibra più comunemente usata per fabbricare i nostri vestiti. È un derivato dei combustibili fossili come gas e petrolio e, in quanto tale, ne richiede quantità enormi per essere prodotto.

    5) Il poliestere impiega fino a 200 anni per degradarsi

    Il poliestere – usato per confezionare la maggior parte degli abiti fast fashion – è fonte di un grave inquinamento da plastica, soprattutto considerate le enormi quantità di vestiti che ogni anno vengono buttate o bruciate nelle discariche.

    Se è vero che il fast fashion viene prodotto e consumato rapidamente, altrettanto non si può dire della sua permanenza sul pianeta, visto che il poliestere può restare nell’ambiente senza degradarsi per addirittura due secoli.

    6) Il poliestere rilascia microplastiche nell’ambiente ogni volta laviamo i nostri vestiti

    Nei primi 5-10 lavaggi i capi realizzati in poliestere rilasciano microplastiche; queste possono finire nei mari e, risalendo la catena alimentare, anche all’interno del cibo che mangiamo. Nel 2017, Greenpeace ha trovato microplastiche persino nelle acque dell’Antartide.

    7) Per produrre un chilo di cotone servono circa 10-20.000 litri di acqua

    Sebbene il cotone sia biodegradabile, è una pianta che può richiedere anche 10-20.000 litri di acqua a seconda di dove viene coltivata. Produrre un chilo di cotone, sufficiente per creare una maglietta e dei jeans, può richiedere la stessa quantità di acqua che una persona beve in 13 anni, secondo Oxfam.

    8) La produzione di tessuti è responsabile del 20% di tutto l’inquinamento idrico industriale ogni anno

    La produzione tessile in generale richiede sostanze chimiche che devono essere diluite tramite lavaggio e infine smaltite. Da qui deriva un grosso problema: l’inquinamento delle acque.

    Cercare abiti con certificazioni come “Oeko-Tex” è utile per essere sicuri che i tessuti siano stati prodotti senza l’uso di sostanze dannose per la salute e l’ambiente.

    9) La coltivazione del cotone impiega il 18% dei pesticidi e il 25% del totale degli insetticidi a livello mondiale

    Secondo il documentario “The True Cost”, dedicato proprio al tema del fast fashion, oltre il 90% del cotone è geneticamente modificato e pertanto può essere irrorato con sostanze chimiche che uccidono insetti e altri parassiti. Ciò significa che moltissimi insetti vitali per i nostri ecosistemi – come ad esempio gli insetti impollinatori, dai quali dipende un terzo del nostro cibo – vengono uccisi per soddisfare la nostra frenesia per la moda.

    Smettere di acquistare fast fashion non è solo una scelta etica, ma una necessità per il futuro del pianeta

    Ogni capo che scegliamo di non acquistare aiuta a ridurre sprechi, inquinamento e il consumo insostenibile di risorse naturali. Optare per brand sostenibili, privilegiare materiali durevoli e ridurre gli acquisti sono passi concreti per costruire una moda che rispetti l’ambiente e le persone.

    Il cambiamento può sembrare una sfida, ma rappresenta un’opportunità per trasformare un settore tra i più inquinanti in un’industria capace di preservare risorse preziose e rompere il ciclo distruttivo di sovrapproduzione e consumismo. È ora di dire basta al fast fashion e abbracciare una moda responsabile.

    Per approfondire

    Greenpeace - 9 motivi per smettere di acquistare fast fashion - https://www.greenpeace.org/italy/storia/25733/9-motivi-per-smettere-di-acquistare-fast-fashion/