L'Antartide non sfugge agli effetti del virus dell'influenza aviaria: circa 200 animali infettati in 24 località
Un gruppo di scienziati ha analizzato la presenza del virus dell'influenza aviaria in alcune zone dell'Antartide e ha osservato che si è diffuso tra gli uccelli e i mammiferi che abitano il lontano continente ghiacciato.

La spedizione CSIC-UNESPAC conclude il suo viaggio in Antartide a bordo del veliero Australis con il rilevamento del virus altamente patogeno dell'influenza aviaria in 188 animali.
Il virus dell'influenza aviaria in Antartide
Dopo un viaggio di sei settimane tra gennaio e febbraio 2025, la spedizione scientifica CSIC-UNESPA presenta il rapporto più completo fino ad oggi sulla diffusione del virus dell'influenza aviaria altamente patogeno (HPAI H5N1) in Antartide.
"La scienza ci aiuta a superare situazioni difficili come quella che abbiamo vissuto con il COVID-19, e ci consente anche di evitarle. Crediamo che la prevenzione attraverso la ricerca sia uno strumento fondamentale per affrontare le sfide future in ambito sanitario.
Le compagnie assicurative che hanno sostenuto questo progetto sono estremamente orgogliose che la spedizione sia stata un successo", ha sottolineato Mirenchu del Valle.
Da parte sua, la presidente del CSIC ha espresso la sua gratitudine per il continuo sostegno dell'UNESPA alla scienza spagnola e per la sua sensibilità alle esigenze della ricerca, sottolineando il finanziamento fornito dall'UNESPA per rendere questa spedizione una realtà.
"I risultati ottenuti sono di una portata diversa rispetto alle informazioni che avevamo in precedenza; sono molto significativi e riflettono l'ampia diffusione del virus", ha aggiunto Antonio Alcamí.
I risultati della campagna
I risultati della campagna mostrano la presenza di H5N1, un ceppo altamente patogeno del virus dell'influenza aviaria, in 188 animali di 13 specie diverse analizzati in 24 località nel Mare di Weddell e nella Penisola Antartica occidentale.
Dal rapporto presentato emerge che tra le specie animali in cui è presente il patogeno figurano nove tipi di uccelli, tra cui i pinguini di Adelia, i pinguini sottogola e i pinguini papua, i cormorani antartici, i gabbiani e gli stercorari; e quattro mammiferi, come il lupo antartico e la foca mangiagranchi, la foca di Weddell e la foca leopardo.
Lo studio è stato condotto sia su individui viventi che su carcasse di specie diverse, riscontrando la presenza del virus nel 50% dei casi analizzati. "In molti casi, la carica virale negli animali morti era molto elevata, il che indica un rischio di esposizione al virus nella zona circostante le carcasse", spiega il ricercatore.
Analizzando campioni vivi, i ricercatori hanno dimostrato la validità del campionamento dell'aria per rilevare il virus senza dover manipolare gli animali. Questa metodologia prevede la raccolta di campioni d'aria tramite una pompa collegata a un filtro in nanofibre e l'esecuzione di test PCR sul filtro per confermare il rilevamento del virus.
Secondo il ricercatore, i dati raccolti dalla spedizione aiuteranno i programmi polari nazionali e le navi turistiche a preparare e attuare misure volte a prevenire la trasmissione umana dell'infezione e, soprattutto, il contagio umano.
Metodologia: PCR e sequenziamento
Questi risultati sono il frutto degli sforzi scientifici di un team multidisciplinare internazionale guidato dal CSIC, il Consiglio superiore delle ricerche scientifiche spagnolo, equivalente del CNR italiano, che ha esplorato la Penisola Antartica, le Isole Shetland Meridionali e il Mare di Weddell.
Il lavoro è stato possibile grazie all'installazione di un laboratorio di diagnostica molecolare che utilizza la PCR in tempo reale e il sequenziamento del virus sulla barca a vela Australis, che ha consentito ai ricercatori di diagnosticare rapidamente i casi. “Infatti, 70 casi di HPAI (influenza aviaria altamente patogena) sono stati confermati tramite sequenziamento”, aggiunge il ricercatore del CBMSO.
Questa analisi consiste in test PCR specifici per il virus dell'influenza e per il sottotipo H5, seguiti dal sequenziamento della regione di scissione della proteasi, che definisce la presenza del patogeno con il 100% di certezza.
L'accesso alla barca a vela e ad altre risorse essenziali per la spedizione è stato possibile grazie al ruolo di facilitatore svolto dalla Fondazione Generale del CSIC.
"Riteniamo che la produttività del lavoro che abbiamo svolto sia molto importante per comprendere la diffusione del virus in Antartide. Inoltre, saremo in grado di integrare lo studio con il lavoro che svolgiamo in laboratorio su patologia, sequenziamento e rilevamento di anticorpi", conclude Alcamí.
Il progetto è stato sviluppato con l'autorizzazione del Comitato Polare Spagnolo e con il supporto logistico dell'Unità di Tecnologia Marina, della Base Antartica Spagnola Juan Carlos I (CSIC) e della nave di ricerca oceanografica Hespérides (Marina Spagnola) per il trasporto di attrezzature e materiali in Antartide.
Fonte: CSIC