Il ritiro di un ghiacciaio nel Parco dello Stelvio svela le incisioni rupestri più alte d’Europa

Sono state rivenute nel parco nazionale dello Stelvio, sulle Alpi italiane, le incisioni rupestri più alte d'Europa, risalenti a oltre tremila anni fa. Il ritrovamento a seguito della fusione dei ghiacci.

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Panoramica generica dell'area dello Stelvio, sulle Alpi italiane.

Un’eccezionale scoperta è stata effettuata poche settimane fa a tremila metri di altitudine sulle Alpi italiane, nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio. A seguito del ritiro di un ghiacciaio, sono state rinvenute sul Tresero un complesso di incisioni rupestri, rimaste nascoste sotto i ghiacci per oltre tremila anni, che potrebbe essere quanto resta di un santuario preistorico.

La scoperta è avvenuta nell’estate del 2017, quando un escursionista della provincia di Como, Tommaso Malinverno, segnalò alla Soprintendenza la presenza di alcuni segni incisi su una roccia ai piedi del ghiacciaio del Pizzo Tresero, a 3000 metri di altitudine, nel Parco Nazionale dello Stelvio, nel territorio comunale di Valfurva (Sondrio).

La scoperta dei petroglifi nel ghiaccio

Queste incisioni si concentrano su alcune rocce lisciate dall’azione dei ghiacci poste in posizione defilata lungo il margine occidentale del bacino del ghiacciaio, ai piedi di Punta Segnale. Il gruppo meglio conservato è composto da una figura umana realizzata in maniera schematica, nella posizione detta dell'orante, affiancata da una spirale destrogira e da un disegno geometrico, costituito da due rombi uniti al vertice.

Altre figure di oranti, parzialmente cancellate, sono state riconosciute su un masso a breve distanza, mentre una decina di metri più a valle, una grande superficie quasi orizzontale conserva una rappresentazione zoomorfa, forse di un equide. Altri segni risultano poco leggibili perché parzialmente obliterati dall’azione glaciale.

Le ricerche, condotte in collaborazione con l’Istituto Archeologico Valtellinese, e in particolare grazie al lavoro di Giuseppe Cola, profondo conoscitore dei ghiacciai della Valfurva, hanno consentito di individuare finora almeno undici figure incise.

Le tecniche impiegate nella realizzazione delle incisioni e alcune caratteristiche nella composizione figurativa suggeriscono che i segni siano stati realizzati da mani diverse, forse in periodi successivi. In base al confronto stilistico e iconografico, è possibile datare questo repertorio simbolico alla Media età del
Bronzo, tra 3600 e 3200 anni fa.

Le testimonianze d’arte rupestre più alte d’Europa al confine tra Val Camonica e Valtellina

Si tratta del complesso figurativo d’arte rupestre rinvenuto a più alta quota di tutto l’arco alpino, e quindi d’Europa, ma la fascinazione evocata dalla loro eccezionale posizione è ancora maggiore.

Il Pizzo Tresero è, infatti, una montagna molto ben riconoscibile per la sua forma spiccatamente piramidale, che sovrasta il Passo di Gavia, un’importante via di collegamento tra l’Alta Valle Camonica e la Valtellina.

Si tratta del complesso figurativo d’arte rupestre rinvenuto a più alta quota di tutto l’arco alpino, e quindi d’Europa, in un'area affascinante per la presenza del bellissimo Pizzo Tresero, una montagna molto ben riconoscibile per la sua forma spiccatamente piramidale, che sovrasta il Passo di Gavia, un’importante via di collegamento tra l’Alta Valle Camonica e la Valtellina, in Italia.

I petroglifi del Tresero si collocano quindi al confine tra due dei comprensori più ricchi di manifestazioni d’arte rupestre dell’arco alpino: le rocce e i massi incisi camuni, patrimonio UNESCO fin dal 1979 e ormai note a livello mondiale, e le altrettanto significative testimonianze valtellinesi, come la Rupe Magna di Grosio, tra le rocce incise più estese delle Alpi, o le statue-stele rinvenute numerose nell’area di Teglio.

La fusione dei ghiacciai: un problema attuale che l’uomo ha già dovuto affrontare nel passato

Questo rinvenimento, datato a oltre tremila anni fa, pone anche questioni molto attuali, come gli effetti del cambiamento climatico sulla fusione e il ritiro dei ghiacciai. L’analisi della serie di misurazioni glaciologiche disponibili per i ghiacciai del Parco Nazionale dello Stelvio ha permesso di stabilire che l’area interessata dai petroglifi del Tresero è emersa dai ghiacci solo a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, ma questa non è stata evidentemente la prima volta che queste aree furono accessibili.

A partire da 3500 anni fa, infatti, in diversi punti dell’arco alpino è testimoniata una fase di arretramento glaciale che ridusse l’estensione dei ghiacciai su posizioni simili a quelle rilevate nel dopoguerra. Questo breve periodo di miglioramento climatico terminò circa cinquecento anni più tardi, verso la fine dell’età del Bronzo, quando si verificò una nuova avanzata dei ghiacciai, che durò sostanzialmente per due millenni ed ebbe il suo picco massimo nel corso della cosiddetta Piccola età glaciale, che interessò l’Europa tra la metà del Trecento e la metà dell’Ottocento.

Un santuario preistorico cancellato dai ghiacci?

Tracce dell’azione di erosione e di sfregamento causate dalla nuova avanzata del ghiacciaio, a partire da 3000 anni fa, sono ancora visibili sulle rocce e riguardano anche le incisioni, che presentano striature e risultano parzialmente cancellate. Ciò potrebbe far supporre che in origine i segni incisi fossero in numero maggiore e che siano stati in parte cancellati dall’avanzata glaciale, che avrebbe risparmiato solo quelli posti in posizione più protetta.

Se questa ipotesi fosse corretta, i petroglifi rinvenuti sul Tresero potrebbero essere quanto resta di un complesso figurativo più vasto, una sorta di “santuario” di arte rupestre, una versione a piccola scala di quello riconosciuto fin dall’Ottocento sul Monte Bego, sulle Alpi Marittime, a oltre 2000 metri di altitudine.