In Siberia si mette in moto la "fabbrica del gelo", attese le prime nevicate fin sull'Asia centrale

Con l’arrivo di ottobre le estese lande eurasiatiche iniziano gradualmente a raffreddarsi, agevolando quel processo termico meglio noto come “raffreddamento pellicolare”. Il freddo si inizia ad accumulare nei bassi strati, preparando queste aree all’arrivo della stagione autunnale.

Siberia, freddo
In alcune zone della Siberia centro-orientale, tra dicembre e gennaio, si possono raggiungere normalmente anche i -50°C -60°C, come nella Repubblica di Jacuzia.

Con l’arrivo di ottobre le estese lande eurasiatiche iniziano gradualmente a raffreddarsi, agevolando quel processo termico meglio noto come “raffreddamento pellicolare”. Il freddo si inizia ad accumulare nei bassi strati, preparando queste aree all’arrivo della stagione autunnale.

Ed è proprio da qui che si mette in moto la cosiddetta “fabbrica del gelo” dell’emisfero boreale, da dove partono le masse d’aria molto fredde, per non dire gelide, che investono le latitudini temperate, e non solo.

Come si avvia questo processo di raffreddamento?

Durante il tardo autunno e il periodo invernale le sterminate pianure, gli altopiani e le immense steppe, tra la Siberia, il Kazakistan, la Mongolia e le altre ex Repubbliche Sovietiche dell‘Asia centrale, a nord del mar Caspio, sono interessate da un forte raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo. Questo consistente raffreddamento, meglio noto anche come “raffreddamento pellicolare”, è causato da una serie di fattori.

Fra cui l’insistenza di aria secca, la consistente riduzione della luce solare durante il giorno e la lontananza dell’azione mitigatrice di mari o oceani.

In alcune zone della Siberia centro-orientale, tra dicembre e gennaio, si possono raggiungere normalmente anche i -50°C -60°C, come nella Repubblica di Jacuzia.

Si viene così a sviluppare uno strato di aria gelida e molto pesante, vicino al suolo, con uno spessore limitato ai 1000-2000 metri, che origina il famoso anticiclone termico “russo-siberiano”, ossia una vasta zona di alta pressione di origine prettamente fredda, strutturata solo nei bassi strati. Di solito l’anticiclone termico “russo-siberiano” non porta sempre bel tempo, come erroneamente si pensa.

Siberia
Con l’arrivo di ottobre le estese lande eurasiatiche iniziano gradualmente a raffreddarsi, agevolando quel processo termico meglio noto come “raffreddamento pellicolare”. Il freddo si inizia ad accumulare nei bassi strati, preparando queste aree all’arrivo della stagione autunnale.

A differenza dei tradizionali anticicloni dinamici (vedi quello delle Azzorre), essendo strutturato solo agli strati più bassi della troposfera, l’alta pressione russo-siberiana può portare tempo brutto, con forti venti e nevicate, a causa del passaggio di aree cicloniche o gocce fredde, più o meno profonde, in quota, che approfittando dei bassi geopotenziali in quota, affondano dalla regione artica, dove agisce il vortice polare, e si fiondano nel cuore delle steppe siberiane, kazake e mongole.

Inoltre negli anticicloni termici l’aria fredda fa diminuire più velocemente la pressione con la quota e quindi favorisce la formazione di circolazioni cicloniche in quota, con estese nubi stratificate che portano nevicate di debole e moderata intensità.

La prima neve imbianca la Siberia

In questi giorni le prime nevicate hanno imbiancato le foreste di conifere della Siberia centro-orientale, ed in modo particolare la vastissima area compresa fra il versante settentrionale dei monti Cerski fino all’altopiano della Siberia centrale e alla catena dei monti Altaj, sono risultate molto più intense e diffuse del solito per la prima decade di ottobre.

L’estensione dei suoli innevati, fin verso i territori della Siberia centrale e la regione a nord del lago Bajkal, sta già producendo importanti ripercussioni sotto il profilo meteo/climatico.

I suoli innevati di fresco, causeranno un massiccio raffreddamento dello strato d’aria presente nei bassi strati, che proprio in questo periodo caratterizza l’Eurasia, a seguito della diminuzione del soleggiamento diurno.

Nello strato d’aria più prossimo al suolo si formerà un “cuscinetto di aria piuttosto fredda”, che spianerà la strada al grande raffreddamento tardo autunnale che formerà il futuro anticiclone termico sulle vaste lande euro-asiatiche.

Tale processo sarà anche favorito da una notevole estensione, fra l’altopiano della Siberia centrale e il bassopiano della Siberia occidentale, dei territori innevati di fresco.

Cosa accadrà nei prossimi giorni?

Nei prossimi giorni il vortice polare centrerà il proprio baricentro proprio sul comparto siberiano centrale, con una depressione extratropicale, colma di aria gelida in quota, che si andrà a posizionare sul settore più orientale del mar di Laptev, davanti la penisola di Tajmyr.

Da questa circolazione depressionaria si elongherà una saccatura artica che dalla penisola di Tajmyr si distenderà fino al Kazakistan orientale, apportando nevicate diffuse, a tratti anche di moderata o forte intensità.

Siberia
In questi giorni le prime nevicate hanno imbiancato le foreste di conifere della Siberia centro-orientale, ed in modo particolare la vastissima area compresa fra il versante settentrionale dei monti Cerski fino all’altopiano della Siberia centrale e alla catena dei monti Altaj.

Questa saccatura, d’origine artica, riempita di masse d’aria molto fredde e pesanti di provenienza polare, nel corso della settimana, fra domani e venerdì, scorrerà con il proprio sistema frontale molto gradualmente verso levante, apportando nevicate diffuse che interesseranno vaste aree del bassopiano della Siberia occidentale, spingendosi fino alle steppe del Kazakistan orientale, dove la neve tornerà ad imbiancare i terreni.

Tale circolazione ciclonica che s’instaurerà sulla Siberia centro-occidentale ergerà un blocco in seno alla circolazione emisferica, costringendo il flusso principale zonale a scivolare di latitudine, seguendo ampie ondulazioni (“onde di Rossby”), piuttosto marcate, che dalla Siberia orientale si spingeranno in direzione del Pacifico settentrionale.

Il notevole inasprimento dei “forcing” nell’alta troposfera, con il conseguente sviluppo di “blocking” anticiclonici, fra la West Coast degli States e l’Atlantico settentrionale, capaci di ondulare il ramo principale del “getto polare”, aprirà le porte ad un periodo dominato da maggiori scambi meridiani, fra polo ed tropici.