Il settore agricolo tra siccità e alluvioni: come coltivare e allevare in un clima che cambia
Negli ultimi anni, diversi territori agricoli in Italia hanno dovuto affrontare gravi e ripetute situazioni di carenza o eccesso di acqua, con effetti negativi su coltivazioni e allevamenti. L'adozione di strategie di adattamento in agricoltura, necessarie per garantire continuità produttiva, appare sempre più urgente.
Solo negli ultimi 2-3 anni l’Italia è stata colpita da diversi eventi siccitosi e alluvionali che hanno duramente colpito la popolazione e i settore produttivi, tra cui quello agricolo.
In ordine cronologico ricordiamo ad esempio la siccità nel nord Italia, quando il fiume Po raggiunse livelli minimi di portata mai registrati prima (2022), l’alluvione nelle Marche (2022) e quella in Emilia-Romagna (2023).
Anche quest’anno è stato contraddistinto da eventi simili e di stretta attualità, come la siccità che si è verificata nel sud Italia e in particolare in Sicilia durante l’estate appena trascorsa e l’alluvione che ha nuovamente colpito l’Emilia-Romagna nel mese di settembre.
Le conseguenze sulle colture agricole
Dal punto di vista dell’agricoltura, questi fenomeni possono arrecare gravi danni ai sistemi agricoli e alle coltivazioni e di conseguenza causare deficit produttivi e perdite economiche.
In particolare, in condizioni di siccità, spesso associate a caldo intenso e persistente, le colture non sono in grado di crescere, svolgere le funzioni vitali e produrre materia prima utile per il raccolto.
All’opposto, l’eccesso di acqua nel terreno può causare una ridotta disponibilità di ossigeno alle radici e marciumi radicali che portano ugualmente alla morte le colture.
Sono tutti fenomeni abbastanza intuitivi, che ognuno di noi può sperimentare quando dà troppa o troppo poca acqua a una pianta in giardino o in vaso.
Nel caso delle alluvioni non bisogna dimenticare i danni fisici ed economici che spesso l’acqua arreca alle strutture e ai mezzi agricoli.
Da notare come in presenza di siccità le colture arboree, ad esempio quelle da frutto, risultano in genere più resistenti grazie a un apparato radicale più profondo in grado di accedere a risorse idriche del suolo non accessibili a piante erbacee come il mais e la maggior parte delle orticole, la cui produttività dipende fortemente dalla disponibilità di acqua.
Le conseguenze sugli animali d'allevamento
Valutazioni simili valgono per l’allevamento: il bestiame infatti per vivere necessita di elevate quantità di acqua e una sua carenza apporta gravi problemi di salute agli animali.
Come successo in Sicilia nei mesi scorsi, da dove giungevano notizie di animali morti di sete al pascolo e i cui allevatori sono stati costretti a prendere decisioni drastiche come macellare capi meno produttivi (per concentrare le poche risorse disponibili su altri più produttivi) oppure non far riprodurre gli adulti per non dover crescere nuovi capi di bestiame.
Anche le alluvioni possono causare gravi danni agli allevamenti, se si considera che gli animali sono generalmente ricoverati in stalle a livello del suolo, che quindi risultano facilmente soggette ad allagamenti in presenza di tracimazioni ed esondazioni.
Le strategie di adattamento secondo l'IPCC
Per far fronte a queste condizioni meteorologiche e climatiche sempre più frequenti e intense, imparando quindi a convivere con esse e a limitare i danni che generano, la scienza e la tecnica studiano con urgenza e interesse nuove strategie di adattamento ai cambiamenti climatici.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha suddiviso queste strategie in tre macrocategorie: strutturali e fisiche, sociali e istituzionali.
Strategie specifiche per il settore agricolo
Fanno parte della prima categoria iniziative che coinvolgono direttamente il settore agricolo, ad esempio: nuove varietà vegetali e razze animali, tecniche di miglioramento genetico, uso efficiente e razionale delle risorse, raccolta dell’acqua piovana, metodi di coltivazione e allevamento conservativi, impiego di energie rinnovabili.
Queste azioni sono finalizzate a trovare colture adatte alle nuove condizioni climatiche o a migliorare il patrimonio genetico di quelle esistenti, in modo da poter coltivare genotipi resilienti che garantiscano una buona produttività anche in condizioni climatiche meno favorevoli.
Inoltre, tali azioni hanno anche l’obiettivo di limitare gli input chimici (fertilizzazioni, trattamenti fitosanitari) e il consumo di risorse come suolo e acqua, senza incidere sulla qualità e quantità di cibo prodotto. Talvolta infatti le risorse impiegate per la produzione di materie prime vegetali sono superiori alle reali necessità del sistema colturale oppure esse vengono utilizzate nel momento sbagliato, generando sprechi (anche di tipo economico) e impatti ambientali negativi inutili.
Soluzioni basate sull'ecosistema e la natura
Altre azioni proposte dall’IPCC che le aziende agricole locali potrebbero contribuire a implementare sul territorio riguardano soluzioni basate sull’ecosistema.
Tra queste il ripristino ecologico (inclusa la conservazione e il ripristino di zone umide), l’aumento della diversità biologica all’interno e all’esterno dell’agroecosistema, imboschimento e riforestazione, infrastrutture verdi, corridoi ecologici, banche del germoplasma, gestione delle risorse naturali basata sulla comunità, gestione adattiva dell'uso del suolo.
Interventi infrastrutturali a protezione di campi e stalle
A livello infrastrutturale, per prevenire l’allagamento di campi e stalle, possono risultare utili strutture atte alla raccolta e al deflusso di grandi quantità di acqua come casse di espansione, bacini di stoccaggio, laghi artificiali; tali strutture, inoltre, in condizioni di normalità consentono di raccogliere e trattenere l’acqua (compresa quella piovana) e costituiscono quindi una riserva idrica importante per coltivazioni e allevamenti nei periodi di siccità.
Per un futuro meno incerto
Lo scenario in cui opera l’agricoltura presenta quindi una complessità crescente, che ha tuttavia il pregio di esortarci ad agire con lungimiranza, adottando soluzioni che vadano oltre l'emergenza, verso un futuro meno incerto, resiliente e sostenibile.