Il ricordo di Giordano Bruno, condannato a morte il 17 febbraio 1600 per il suo pensiero: "l'universo è infinito"
Il filosofo Giordano Bruno aveva difeso, nel XVI secolo, la teoria copernicana e il fatto che l'universo fosse infinito, e potenzialmente sede di altri mondi. Per questo venne giudicato "eretico" dalla Chiesa cattolica, e bruciato sul rogo presso la piazza romana di Campo de' Fiori, il 17 febbraio del 1600.
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Il 17 febbraio si ricorda l'anniversario della morte del filosofo Giordano Bruno, condannato a morte dal tribunale dell'Inquisizione dello Stato Pontificio e bruciato sul rogo a Roma, nella piazza di Campo de' Fiori, nel 1600.
In ricordo del filosofo e astronomo Giordano Bruno, diventato negli ultimi secoli simbolo del libero pensiero e di ribellione contro l'oppressione, ogni anno a Roma si tiene una cerimonia sotto la statua eretta in suo ricordo, nella popolarissima piazza di Campo de' Fiori, proprio lì dove venne giustiziato.
L'universo infinito
Giordano Bruno nacque a Nola, nell'attuale area metropolitana di Napoli, nel 1548 e si distinse fin da giovanissimo per il carattere inquieto. All'età di 24 anni fu ordinato sacerdote e a 28 conseguì la laurea come docente di teologia, ma la sua insaziabile curiosità, la lettura di filosofi e testi proibiti dalla Chiesa lo portò su altri cammini.
Nella mente di Giordano Bruno germogliarono idee estremamente audaci per l'epoca, perché mettevano in discussione la dottrina filosofica e teologica ufficiale della Chiesa.
Bruno, come Copernico, rifiutò l'idea che la Terra fosse il centro del cosmo, ed arrivò oltre, difendendo l'idea che viviamo in un universo infinito pieno di mondi in cui esseri simili a noi potrebbero adorare il proprio Dio.
Non si fermò qui, ma formulò anche una concezione della realtà secondo la quale tutti gli oggetti si compongono di atomi mossi da impulsi, e mise in forte dubbio le idee alla base dell'Eucaristia cattolica.
La condanna a morte di Giordano Bruno
Nel contesto storico di quel periodo, le sue idee non tardarono ad attivare la macchina repressiva dello Stato Pontificio, che lo accusò di eresia. Iniziò quindi un periodo di viaggi, con spostamenti da una città italiana all'altra in fuga dall'arresto.
Nel corso di questi viaggi Bruno incontrò pensatori, filosofi e poeti che rimasero affascinati dalle sue idee. I soggiorni di Giordano Bruno avvennero anche in città europee come Ginevra, Lione e Tolosa, fino a Parigi. La sua fama nel continente europeo crebbe di anno in anno.
Giordano Bruno venne dichiarato eretico dalla Santa Inquisizione e i suoi libri vennero bruciati in piazza San Pietro e inseriti nell'Indice dei libri proibiti.
Il monumento a Giordano Bruno a Roma, in campo de' Fiori
La condanna a morte di Giordano Bruno avvenne il 17 febbraio del 1600, nel Campo de' Fiori di Roma. In questa piazza situata in pieno centro a Roma, non lontano da Piazza Navona e molto vicino a Piazza Farnese, si trova da due secoli un monumento in suo ricordo.
Il primo venne eretto nel periodo della Repubblica Romana del 1849. Demolito dallo Stato Pontificio guidato da papa Pio IX, ne venne eretto un secondo subito dopo l'unità d'Italia. Sotto questo monumento si tiene, ogni 17 febbraio, una cerimonia in ricordo del filosofo nolano, diventato un simbolo del libero pensiero di fronte all'oppressione.