Il punto più profondo del Mar Mediterraneo è pieno di rifiuti di origine umana: la scoperta con un sottomarino
Un gruppo di scienziati ha studiato i rifiuti prodotti dall'uomo nella parte più profonda del Mediterraneo e ha trovato oggetti di ogni tipo: plastica, vetro, metalli, ecc., in grandi quantità.

I rifiuti generati dalle attività umane hanno raggiunto il punto più profondo del Mediterraneo: l'Abisso Calipso, a 5.112 metri di profondità, nel Mar Ionio sud-orientale. Sono stati identificati complessivamente 167 oggetti sui fondali marini, principalmente plastica, vetro, metallo e carta, di cui 148 sono detriti marini e gli altri 19 sono di possibile origine antropica.
Questi risultati rappresentano una delle più grandi concentrazioni di detriti marini mai rilevate a grandi profondità. Questi risultati sono presentati in un articolo pubblicato nel Marine Pollution Bulletin. Per raggiungere il fondo della trincea, l'aspetto più critico dell'intero studio, il team ha utilizzato un sottomarino con equipaggio ad alta tecnologia, il Limiting Factor, un veicolo per immersioni profonde (DSV).
Detriti marini nelle profondità del Mediterraneo
Le immagini fornite dal Limiting Factor confermano che, oltre ad accumularsi sulle coste, nelle acque superficiali e nei fondali più bassi, i rifiuti marini raggiungono anche le zone più profonde e remote del Mediterraneo, un mare particolarmente colpito dagli effetti delle attività umane.
Situato in una zona ad alta sismicità a causa di faglie attive, è circondato da un terreno piuttosto scosceso e gradonato, con pendenze di migliaia di metri e un fondo praticamente piatto.
La parte interna della fossa, profonda più di 5.000 metri, ha la forma di un rene e misura circa 20 km per 5 km.
Origine dei rifiuti
I resti sul fondo dell'Abisso Calipso "provengono da diverse fonti, sia terrestri che marine. "Potrebbero essere arrivati attraverso diverse vie, tra cui il trasporto a lunga distanza sulle correnti oceaniche e lo scarico diretto", spiega Miquel Canals, professore presso il Dipartimento di Dinamica Terrestre e Oceanica e direttore della Cattedra di Economia Blu Sostenibile presso l'Università di Barcellona.
Sono state trovate anche prove che le navi scaricavano sacchi pieni di spazzatura, come testimoniato dall'accumulo di rifiuti di vario tipo seguito da un solco quasi dritto. "Purtroppo, per quanto riguarda il Mediterraneo, non sarebbe sbagliato dire che non c'è un solo centimetro di acqua pulita", avverte l'esperto.
La Fossa di Calypso intrappola e accumula materiali di origine antropica che raggiungono il suo fondo. "Si tratta di una depressione chiusa, che favorisce l'accumulo di detriti al suo interno. Le deboli correnti nella trincea, circa 2 centimetri al secondo e, in rari casi, 18 centimetri al secondo, facilitano anche il deposito di detriti leggeri sul fondo", osserva il ricercatore.
Le correnti trasportano detriti galleggianti principalmente dalla parte meridionale del Mar Ionio e dalle zone marine più a sud. Tendono anche a formarsi vortici superficiali, che concentrano i detriti verso l'entroterra. Quando questi vortici si trovano al di sopra della Fossa di Calipso, alcuni detriti tendono a cadere lentamente sul fondo, aiutati da meccanismi di degradazione e processi di zavorra che ne aumentano la densità.
Le correnti di superficie possono anche trasportare rifiuti dal Mar Adriatico verso nord attraverso lo Stretto di Otranto e dalle acque al largo della Grecia nord-occidentale, aggiunge Canals.
Il fattore limitante: tecnologia all'avanguardia per l'esplorazione delle profondità marine
Raggiungere i bacini marini più profondi è una sfida importante che richiede l'impiego di tecnologie all'avanguardia. In questo caso, l'innovazione risiede nel sottomarino Limiting Factor, costruito dalla Triton Submarines. Questo veicolo, che viene lanciato da navi madre appositamente preparate, è in grado di trasportare due passeggeri fino alle fosse oceaniche più profonde.
Nell'abisso Calipso, il Limiting Factor è riuscito a percorrere una distanza equivalente a 650 metri in linea retta, rimanendo vicino al fondo per 43 minuti. In genere, durante ogni immersione si impiega più tempo ad abbassare e sollevare il veicolo in superficie che a ispezionare il fondale.
Ogni immersione completa dura in genere diverse ore, fa notare Canals. Questa tecnologia ha permesso di calcolare la densità dei detriti marini sul fondo della fossa, sebbene non siano stati rilevati impatti significativi sulla vita marina, poiché questa è particolarmente ridotta in questo bacino del Mar Ionio.
Le immagini hanno rivelato solo la presenza della specie Coryphaenoides mediterraneus, un pesce della famiglia dei macrouridi, e del decapode Acanthephyra eximia.
Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati
La prima traccia della presenza di rifiuti sui fondali marini risale al 1975, nello stretto di Skagerrak, nell'Atlantico settentrionale. I canyon e le montagne sottomarine sono importanti punti di accumulo di detriti, che possono rimanere sepolti, crollare o essere spostati dalla gravità, dalle correnti oceaniche e da altri fattori oceanografici.
Oggi il Mediterraneo è una regione marina particolarmente colpita da questo problema ambientale.
Il Mediterraneo è un mare chiuso, circondato da aree densamente abitate, con un intenso traffico marittimo e un'attività di pesca diffusa. Le prove fornite da questa ricerca dovrebbero dare impulso agli sforzi globali, in particolare nel Mediterraneo, per ridurre lo scarico di rifiuti, in particolare di plastica, nell'ambiente naturale e, in ultima analisi, in mare, in conformità con il Trattato globale delle Nazioni Unite sulla plastica contro l'inquinamento da plastica, ancora in attesa di approvazione.
Fonti della notizia
Georg Hanke et al, Marine litter in the deepest site of the Mediterranean Sea, Marine Pollution Bulletin (2025). DOI: 10.1016/j.marpolbul.2025.117610