Il progetto della Grande Muraglia Verde d’Africa, un’ambiziosa iniziativa per combattere la desertificazione nel Sahel

Si sta costruendo il cosiddetto grande sogno ambientale. Questa ambiziosa iniziativa nel Sahel mira a trasformare la vita di milioni di persone che vivono in questa zona desertica, una delle più colpite dai cambiamenti climatici.

La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione è responsabile di questo ambizioso programma. La sfida che devono affrontare, si dice, è trasformare in una nuova meraviglia del mondo una vasta distesa di 8.000 chilometri di lunghezza.

Misura e progetto ambientale per promuovere la sicurezza alimentare e l'occupazione

E per questo motivo è conosciuta come “La Grande Muraglia Verde”. In questa striscia, la vita viene riportata nei paesaggi degradati dell’Africa su una scala mai vista prima. Mira a garantire la sicurezza alimentare e l’occupazione, nonché un motivo in più per rimanere nel continente africano.

Da questo progetto si spiega che: “l'iniziativa rappresenta una visione, che si è cominciato a considerare già da tempo: e se provassimo a occuparci esplicitamente di questo ambito e a ribaltare il tutto? Non in uno o due punti, ma lungo l’intero orizzonte”.

Questo progetto mira a fermare la desertificazione, impedendo al Sahara di espandersi più a sud. Immagine tratta da: ONU/FAO/Giulio Napolitano

Il ragionamento, prosegue, spiega: “L'idea iniziale era: trasformiamolo in qualcosa di verde, piantiamo alberi, ma in realtà si tratta di creare valore aggiunto per le persone che vivono su queste terre. Non solo piantare alberi, ma anche collegarsi all’economia, affinché serva da sostegno, come mezzo di vita attuale, così come per le generazioni future”.

12 milioni di alberi piantati

Ad oggi, si dice che alcuni dei risultati ottenuti siano già palpabili, dato che in meno di un decennio in Senegal sono stati piantati circa 12 milioni di alberi. In questo senso, l’Onu afferma che sono stati recuperati 5 milioni di ettari di terreno.

È noto che questi hanno prodotto ulteriori 500.000 tonnellate di grano all’anno in Niger, oltre alla riabilitazione di 15 milioni di ettari di terreno degradato in Etiopia. “La sensazione generale è che stiamo camminando verso l’obiettivo. Si tratta senza dubbio di una superficie molto vasta, sono 100 milioni di ettari di terreno in fase di ripristino”, commentano i coordinatori del progetto.

Si prevede che il completamento del progetto avvenga intorno al 2030, e si stima creerà qualcosa come 10 milioni di posti di lavoro verdi. In questo stesso senso, è chiaro che molte organizzazioni si sono offerte di collaborare, il che ha reso difficile la gestione dell’Unione Africana, che guida questa innovazione.

Diverse sono le fonti di finanziamento, tra cui spiccano la Banca Mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, nonché il suo programma di attenzione e cura dell'Ambiente. Per concludere, si è detto che, oltre a questo progetto, ce ne sono altri, che prevedono l'espansione di quest'area nel sud del continente.

Un progetto a lungo termine

“In realtà, stiamo parlando di qualcosa che è a lungo termine. Ciò significa che abbiamo bisogno che la comunità internazionale si faccia avanti, in modo continuo nel tempo, non solo avviando progetti, ma anche realizzandoli”, ha citato Barron Joseph Orr, scienziato responsabile del programma antidesertificazione.

Oltre al progetto Sahel, è emerso che l’Unione Africana intende espandere il progetto alla porzione meridionale del continente, ed è noto che esistono altre iniziative simili in giro per il pianeta, come quella legata alla Via della Seta, in Cina.

I lavori legati al degrado del suolo

In questo stesso ordine di idee, tra gli attuali lavori legati al degrado del suolo, c’è quella che viene chiamata: “neutralità del degrado del suolo”, che mira a minimizzare i danni, garantendo che non peggiorino la situazione, durante un determinato anno.

In realtà, stiamo parlando di qualcosa che è a lungo termine. Ciò significa che abbiamo bisogno che la comunità internazionale si faccia avanti, in modo continuo nel tempo, non solo avviando progetti, ma anche realizzandoli.

In questo modo si mira ad anticipare il futuro degrado del suolo in tutto il pianeta, compresi i momenti in cui si prevede di pianificare determinate attività, il che implica essere molto più strategici. Gli interventi, ha sottolineato Orr, dovranno essere realizzati nelle migliori località possibili.

Linea parallela al confine meridionale del Sahara

Il termine “Sahel” significa costa in arabo, parola molto appropriata per definire la vegetazione della regione meno arida, che divide la regione costiera con quella del deserto del Sahara.

Il Sahel comprende i territori di Senegal, Mali, Mauritania, Nigeria, Niger, Burkina Faso, Etiopia, Sudan, Ciad, Gibuti ed Eritrea. È noto che questa sinergia di paesi è convinta di attaccare uno dei principali problemi a sud del Sahara: la desertificazione.