Traffico aereo paralizzato per l'eruzione vulcanica, può accadere di nuovo
Nell'aprile del 2010 una grande eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll, con emissione di grandi colonne di cenere, causò la paralisi totale del traffico aereo in tutta l'Europa. Ecco cosa accadde in quei giorni di tredici anni fa!
In questi giorni di metà aprile si compiono 13 anni dalla fase più intensa dell'eruzione del vulcano Eyjafjöll, in Islanda, un evento che paralizzò per più di una settimana il traffico aereo in Europa. Dal 15 al 23 aprile vennero cancellati più di 100.000 voli e rimasero a terra circa 10 milioni di persone, a seguito della chiusura dello spazio aereo in circa venti paesi del continente.
L'enorme quantità di cenere immessa in atmosfera, infatti, si estese in un'area molto grande del nord Europa creando un rischio potenziale per gli aerei, i cui motori possono essere danneggiati da questi materiali vulcanici. A seguito della paralisi del traffico aereo vennero cancellati eventi, incontri fra capi di stato, e molte persone cercarono di spostarsi usando i mezzi via terra, in particolare i treni, che non riuscirono però ad assorbire l'enorme domanda.
L'eruzione del vulcano islandese, 13 anni fa
L'eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll era iniziata il 20 marzo del 2010, ma dal 14 aprile entrò in una nuova fase decine di volte più potente. Si aprirono nuovi crateri situati sotto la coltre del ghiacciaio Eyjafjallajökull (in quei giorni molti media confusero il nome del vulcano con quello del ghiacciaio), e la fusione improvvisa del ghiaccio creò enormi colonne di cenere vulcanica, che raggiunsero migliaia di metri di altezza sul livello del mare.
La potenza dell'esplosione portò le ceneri vulcaniche, ricche in vetro e silicio, fino alla quota della corrente a getto, (jet stream), e queste si estesero sul continente europeo, creando un grave rischio per gli aerei.
I rischi per gli aerei e la paralisi negli aeroporti europei
La cenere vulcanica è un serio rischio per gli aerei perché può causare danni gravissimi ai motori, compromettendoli in poco tempo. Le minuscole particelle di vetro e silicio possono inoltre graffiare i vetri della cabina di pilotaggio, togliendo quindi visibilità ai piloti.
Ogni volta che si verificano eruzioni vulcaniche nel mondo vengono diramati bollettini destinati proprio all'aviazione, che informano sui rischi per gli aerei. L'ultimo caso è quello del vulcano Shiveluch, in Kamchatka, anche se in questo caso gli effetti sull’aviazione sono al momento molto meno importanti.
L'enorme quantità di ceneri emesse dal vulcano islandese per l'improvviso scioglimento del ghiacciaio che copriva i crateri, causò la paralisi del traffico aereo in Europa per più di una settimana, dal 15 al 23 aprile.
Una paralisi dei voli senza precedenti..fino alla pandemia di COVID-19
Il blocco aereo di metà aprile 2010 non aveva precedenti nella storia d'Europa per dimensioni: molti paesi chiusero lo spazio aereo in modo totale, altri solo parzialmente, 10 milioni di persone rimasero senza possibilità di spostarsi via aerea e vennero presi d'assalto i treni ed altri mezzi di trasporto di terra, che non riuscirono però ad assorbire la domanda.
L'emergenza sanitaria scoppiata nel marzo del 2020 per la pandemia di COVID-19, ha portato a uno scenario su scala ben più vasta, con lo stop ai voli durato per mesi in tutto il mondo, e forti limitazioni anche al traffico ferroviario e stradale.
Paralisi dei voli per un'eruzione: può ripetersi?
Quando le eruzioni vulcaniche emettono grandi quantità di cenere in quota, possono presentare seri rischi per l'aviazione, specie se avvengono in aree dove vi è un intenso traffico di aerei. Perché ci sia una nuova paralisi dei voli devono presentarsi diverse condizioni allo stesso tempo, come le grandi dimensioni della nube di cenere, la dispersione su una vasta aerea e la presenza di cenere alla quota di volo. Sicuramente, in un mondo in cui il traffico aereo è in aumento, non si può certo escludere che episodi come quello del 2010 possano ripetersi.