La gran siccità che fece crollare un impero: una spia rossa per il presente

Una grave siccità sarebbe stata la causa del crollo di uno dei maggiori imperi del mondo antico, quello degli Ittiti. I risultati di un recente studio ci fanno interrogare sulla crisi climatica attuale, ricordandoci come cambiamenti climatici troppo rapidi hanno spesso avuto conseguenze catastrofiche sulle civiltà del passato.

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Le rovine di Ḫattuša (Ḫatti), capitale dell'impero ittita, situate nell'attuale Turchia.

Negli ultimi decenni, e con sempre maggior forza negli ultimi anni, c’è forte preoccupazione per le conseguenze del cambiamento climatico sull'umanità e le altre specie viventi. Per chi studia il clima, non è una novità il potenziale del cambiamento climatico di alterare sostanzialmente la storia umana, anche se gli effetti specifici dei diversi tipi di cambiamento rimangono sconosciuti.

Come sappiamo, i bruschi cambiamenti climatici causati dall'immissione di gas serra in atmosfera, non porteranno alla "fine del pianeta", che ha vissuto fasi climatiche molto diverse nel corso delle ere geologiche, ma sono un rischio per la nostra esistenza futura e per quella delle altre specie viventi. Il problema è proprio la rapidità di questi cambiamenti, che impediscono alle specie viventi di prepararsi e adattarsi al cambiamento.

Il problema dei bruschi cambiamenti del clima è che non danno tempo alle specie viventi di prepararsi e adattarsi, esponendole a un concreto rischio di scomparsa.

Un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature, sostiene che la fine dell’impero ittita (gli Ittiti sono stati una delle più grandi potenze del mondo antico), venne catalizzata da una grave siccità, e ci fa interrogare sulle conseguenze che possono avere oggi cambiamenti troppo rapidi verso i quali non si ha tempo per adattarsi.

Gli Ittiti, una delle potenze del mondo antico

Gli Ittiti, antica popolazione dell’Asia Minore, sono stati una delle più grandi potenze del mondo antico, rivaleggiarono con gli Egizi ai tempi del Nuovo Regno e dominarono, nel corso del II millennio a.C. e fino all’VIII secolo a.C., su Vicino Oriente e Mediterraneo orientale.

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Resti della civiltà ittita.

Lo studio, realizzato da Sturt W. Manning, professore di archeologia presso la Cornell University statunitense, ed altri ricercatori, sostiene che l’impero non riuscì a sopportare un periodo di siccità che durò più anni.

Gli Ittiti erano un popolo centrato su una regione semi-arida dell’Anatolia, ed erano abituati a un territorio esposto a siccità. Per secoli avevano sviluppato una elevata resilienza a quelle zone aride, ma più anni consecutivi di mancanza d’acqua a seguito di un evento particolarmente intenso e duraturo sarebbero stati fatali per la sopravvivenza dell’impero.

Anni consecutivi di siccità 'fotografati' dagli anelli di accrescimento di ginepro

La correlazione tra fine dell’impero Ittita e una grave siccità è stata fatta grazie allo studio degli anelli di accrescimento di tronchi di ginepro, (Juniperus excelsa e Juniperus foetidissima) e dall'analisi isotopica. Lo studio di questi alberi millenari è prezioso per capire il passato climatico – recentemente un altro studio su tronchi di ginepro ha rilevato una forte riduzione della neve sulle Alpi rispetto al passato – ed in questo caso è riuscito a dare una data precisa su un fenomeno grave avvenuto tra il 1198 e il 1196 a.C..

L'evento estremo di siccità sarebbe avvenuto tra il 1198 ed il 1196 a.C.. secondo l'analisi di anelli di accrescimento nei tronchi di ginepro e studi isotopici.

In quel periodo concreto infatti, i tronchi rinvenuti nel sito archeologico di Gordio, in Turchia, mostrano una sostanziale sospensione della crescita delle piante. I ricercatori ipotizzano che sia stata una grave e prolungata mancanza d’acqua a bloccarne la crescita. A confermare questa ipotesi è stato anche lo studio degli isotopi stabili ottenuti da alberi di ginepro contemporanei nell'Anatolia centrale.

Grazie a questa analisi, riporta lo studio, è stato identificato un periodo di siccità prolungata ed insolitamente grave dal 1198 al 1196 a.C. (con un errore di più o meno 3 anni). L'ipotesi è che questo evento troppo prolungato abbia superato le capacità di adattamento di quell'antica civiltà, scatenando una catastrofe che portò alla caduta di uno dei maggiori imperi del mondo antico.