Il gelo e le grandi nevicate di febbraio. Possono ripetersi questi eventi?
Febbraio 1929, 1956, 1991 e 2012 sono alcuni episodi di gelo e neve indimenticabili, dai tempi dei nostri nonni ai tempi moderni. Ecco quali erano le condizioni sinottiche di questi eventi storici. Coi cambiamenti climatici è possibile un bis di questi episodi?
Febbraio è l’ultimo mese dell’inverno meteorologico, le giornate si allungano e le temperature talvolta iniziano a dare i primi segnali dell’avvicinarsi della primavera. Eppure, se guardiamo alla climatologica storica, i maggiori eventi estremi freddi e nevosi appartengono a questo mese.
Le masse d’aria continentali artiche siberiane infatti raggiungono il massimo raffreddamento a fine inverno. Se la configurazione sinottica è tale da mettere in moto aria gelida dalle quelle zone, gli effetti sull’Italia possono essere gelidi e nevosi. Ecco un po’ di meteostoria che farà rimpiangere ai freddofili gli inverni d’altri tempi.
Il febbraio 1929: un evento ineguagliabile?
Fu un inverno terribile, ancor più per quei tempi dove non esistevano molte comodità moderne. Le premesse del gran gelo si ebbero già a dicembre 1928 e gennaio 1929 ,ma la fase peggiore fu appunto in febbraio. Fra l’11 e il 14 cui la neve cadde copiosa da Napoli, 20 cm, e Bari, 70 cm, a tutto il nord con quasi un metro di neve in pianura.
La sinottica di quei giorni è incredibile; un anticiclone di 1040 hPa con massimo sulla Finlandia faceva muovere aria artica continentale su tutto il Mediterraneo. Una depressione centrata sulla Toscana causava tempo perturbato nevoso su quasi tutta la penisola. Le isoterme a 850 hPa sono sorprendenti: dai -20°C sulle Alpi a -5°C a sud della Sardegna.
La nevicata del '56
Questo è anche il titolo di una canzone che intonò Mia Martini al Festival di Sanremo del 1990. Vinse il premio della critica, una strofa recita
A Roma infatti nevicò in varie giornate, il 2, 9, 18 e 19 del mese. L’evento prese il via a fine gennaio, il 31 la configurazione fu quella classica di questi eventi. Massimo anticiclonico di 1045 hPa sul nord della Norvegia, moto retrogrado di un vortice gelido e depressione sul centro nord Italia.
Nevicate copiose al nord, ma il gran gelo irrompe in particolare il 3 febbraio, con isoterme simili al 1929. Dopo le copiose nevicate crollarono le temperature, ricordiamo i -21.8°C a Torino, -18.4°C a Verona, -6.9°C a Roma Ciampino, -5.6°C a Catania.
Ma non era finita, una nuova fase perturbata nevosa si concretizzò attorno all’11 febbraio con ciclone nevoso che portò neve diffusa da Roma fino a tutto il nord.
Febbraio 1991
La neve iniziò a cadere dal 5 febbraio, annunciata dalle previsioni TV del gen.Andrea Baroni che disse:
Le nevicate furono diffuse, di notevole consistenza ma meno abbondanti di altri episodi e interessarono principalmente il centro nord, si ebbe solo qualche fiocco a Roma e ne fu appena lambito il sud Italia.
Veramente straordinarie le temperature minime, a Milano Malpensa il termometro scese a -16°C, fino a -24, -26°C nelle zone di aperta campagna del nord, e -15°C al centro.
Il nevone del febbraio 2012
Evento di cui ancora è viva la memoria e scomodato troppo spesso ai primi accenni di situazioni di freddo a lungo termine dai modelli. Anche in questo caso già a fine gennaio ci furono le premesse, col classico anticiclone sulla Finlandia, a massimo di ben 1060 hPa.
Il 3-4 febbraio un ciclone tirrenico nevoso oltre a nevicate al nord paralizza Roma con 18 cm secondo i dati del Collegio Romano, nevica di nuovo nella Capitale il 10-11 con 23 cm. La vera apoteosi bianca però fu fra l’Emilia Romagna e le Marche, complice lo stau sui venti da orientali nevicò quasi tutti i giorni fino a metà mese. Cadde oltre un metro a Cesena e ben 2 metri a Urbino, più che nel 1929 e 1956, con numerosi disagi.
Localmente il freddo sfiorò o anche superò i record del 1985, a Milano Malpensa -17.8°C si in Piemonte si toccarono -22,-24°C, a Roma Urbe -7.4°C, -gelo perfino in Sardegna con -3°C a Cagliari.
Possono ripetersi queste ondate?
In meteorologia a queste domande non si può rispondere con un NO assoluto, ma diciamo che nell’entità di quelle del 1956 e 1929 la probabilità è molto bassa. Nell’ambito di un clima che si riscalda però gli eventi freddi non spariscono e anche l’amplificazione artica può favorirli.
Tuttavia, ondate come quelle del 1991 e 2012 ci lanciano un segnale chiaro: in genere questi eventi sono meno intensi e duraturi del passato, ma potenzialmente più nevosi. Spesso però, come nel 2012, sono seguiti da opposte fasi miti e questo pone nuovi problemi per i rischi nivologici e idrologici conseguenti la repentina fusione della neve.