Estati più calde a causa dell’indebolimento della corrente del golfo?
La corrente del golfo si sta indebolendo, e non è affatto una buona notizia. Lo scenario ipotizzato dal blockbuster Hollywoodiano “The day after tomorrow” sembra concretizzarsi da un lato, ma con effetti a sorpresa dall’altro. Ecco cosa sta succedendo.
L’interruzione, o meglio rallentamento, della “corrente atlantica con inversione meridionale”, (Atlantic Meridional Overturning Circulation, AMOC) meglio nota appunto come sistema della corrente del golfo, potrebbe avere come conseguenza inverni più brutali ma anche un aumento delle ondate di calore estremo in alcune zone d’Europa.
Un nuovo studio pubblicato su Nature Communications analizza come il forte raffreddamento dell’Oceano nord Atlantico ha influenzato il clima dell’Europa 12000 anni fa. In quell'epoca, in un periodo di riscaldamento a fine era glaciale si verificò appunto un rallentamento della corrente del golfo tale da portare un temporaneo raffreddamento climatico. Tuttavia, mentre gli inverni furono estremamente freddi, le estati Europee furono caratterizzate da ondate di caldo altrettanto brutali. Lo studio analizza i dettagli anche stagionali del clima del passato grazie ai dati indiretti di alcuni “detective del clima” quali conchiglie, pollini fossili e sedimenti dell’antico sito lacustre di Hasseldala, nel sud della Svezia.
Cosa sta succedendo nell'oceano Atlantico?
La massiccia fusione dei ghiacciai della Groenlandia sta riversando nell’oceano enormi quantità di acqua dolce, più fredda e più pesante di quella del mare. Queste acque, inabissandosi nell’oceano causano appunto il rallentamento della corrente nord Atlantica, che secondo due autorevoli studi sarebbe al suo punto più debole da almeno 1500 anni. Uno studio, coordinato dal noto scienziato Stephan Rahmstorf, oceanografo del Potsdam Institute for Climate Impact Research, indica come maggior indiziato dell’indebolimento il cambiamento climatico in corso dovuto alle attività umane. L’altro studio è più cauto sulle cause, ma di fatto giunge alle stesse conclusioni. Entrambi, indicano che il rallentamento continuerà, mentre è difficile, almeno nel corso di questo secolo, che si arrivi a un vero e proprio blocco della corrente del Golfo.
La prima evidente conseguenza è che già ora il nord Atlantico, nell’ambito di un mondo comunque più caldo, spesso risulta più freddo della media e delle zone circostanti. La seconda, più sfumata, è che il minor trasporto di calore verso l’Europa starebbe già modificando la circolazione generale dell’atmosfera, con maggior presenza di situazioni di blocco, ovvero di anticicloni quasi stazionari sulle stesse zone. Nell’estate del 2015, per esempio, a fronte di temperature nel nord Atlantico prossime ai minimi storici da 200 anni, si è per opposto osservata una delle estati più calde di sempre in Europa centrale ed anche in Italia.
Cosa succederà in futuro?
Le condizioni attuali sono molto diverse dal periodo di raffreddamento di 12000 anni fa, noto come Younger Drias (YD). Allora era in corso un riscaldamento per cause naturali, oggi la causa è antropica e sta avvenendo anche più velocemente. “Se il rallentamento del rallentamento dell’AMOC procede come osservato e proiettato dalla maggior parte dei modelli climatici per il futuro, il blocco atmosferico potrebbe aumentare di intensità e/o frequenza e potrebbe portare a ondate di calore ancora più forti di quanto ci si aspetterebbe", afferma Frederik Schenk, autore principale dello studio e ricercatore presso il Centro per la ricerca sul clima di Bolin, Università di Stoccolma.
A ciò si aggiungono le opposte preoccupazioni secondo cui, a causa della “amplificazione artica”, nell’ambito di un clima più caldo potrebbero diventare più frequenti episodi di freddo invernale brutale.
Al di là di questi importanti risultati scientifici va colto, come riflessione, un messaggio chiaro. Stiamo conducendo un gigantesco esperimento scientifico di cui siamo noi stessi cavie. Gli effetti del riscaldamento globale potrebbero essere non lineare, anche improvvisi e talora a sorpresa.
Una ragione di più per intensificare le azioni di lotta ai cambiamenti climatici, sia attraverso i negoziati sia agendo dal basso individualmente e come comunità.