Quattordici anni fa l'eruzione vulcanica che paralizzò l'Europa: ecco cosa accadde
In questi giorni di aprile si ricorda il 14° anniversario della grande eruzione vulcanica che paralizzò l'Europa: ecco cosa accadde a seguito dell'esplosione del vulcano Eyjafjöll, in Islanda.
A metà aprile si compiono 14 anni dalla grande eruzione del vulcano Eyjafjöll, in Islanda, un evento che per oltre una settimana paralizzò il traffico aereo in Europa. Dal 15 al 23 aprile vennero cancellati più di 100.000 voli e rimasero a terra circa 10 milioni di persone, a seguito della chiusura dello spazio aereo in circa venti paesi del continente.
L'enorme quantità di cenere immessa in atmosfera dal vulcano, infatti, si estese in un'area molto grande del nord Europa creando un rischio potenziale per gli aerei, i cui motori possono essere danneggiati da questi materiali vulcanici molto duri e taglienti. A seguito della paralisi del traffico aereo vennero cancellati eventi, incontri fra capi di stato, e molte persone cercarono di spostarsi usando i mezzi via terra, in particolare i treni, che non riuscirono però ad assorbire l'enorme domanda.
La grande eruzione del vulcano islandese, nell'aprile del 2010
L'eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll era iniziata il 20 marzo del 2010, ma dal 14 aprile entrò in una nuova fase decine di volte più potente. Nuovi crateri si aprirono sotto la coltre del ghiacciaio Eyjafjallajökull (in quei giorni molti media confusero il nome del vulcano con quello del ghiacciaio, quasi impronunciable per i non islandesi), e la fusione improvvisa del ghiaccio creò enormi colonne di cenere vulcanica, che raggiunsero migliaia di metri di altezza sul livello del mare.
Dal 14 aprile 2010 l'eruzione si intensificò: il ghiacciaio Eyjafjallajökull si fuse repentinamente generando enormi colonne di cenere vulcanica, che raggiunsero migliaia di metri di altezza sul livello del mare e facendo scattare lo stop all'aviazione, per i rischi di danni ai motori degli aerei.
La potenza dell'esplosione portò le ceneri vulcaniche, ricche in vetro e silicio, fino alla quota della corrente a getto, (jet stream), e queste si estesero sul continente europeo, creando un grave rischio per gli aerei.
La cenere vulcanica, un rischio per gli aerei
La cenere vulcanica comporta un serio rischio per gli aerei perché può causare danni gravissimi ai motori, compromettendoli in poco tempo. Le minuscole particelle di vetro e silicio possono inoltre graffiare i vetri della cabina di pilotaggio, togliendo quindi visibilità ai piloti.
Ogni volta che si verificano eruzioni vulcaniche nel mondo vengono diramati bollettini destinati proprio all'aviazione, che informano sui rischi per gli aerei.
Lo stop ai voli in Europa durò più di una settimana, dal 15 al 23 aprile, paralizzando aeroporti e creando molti problemi a chi si doveva spostare per il continente in quei giorni.
Una paralisi dei voli senza precedenti fino alla pandemia di COVID-19
Il blocco aereo di metà aprile 2010 non aveva precedenti nella storia d'Europa per dimensioni: molti paesi chiusero lo spazio aereo in modo totale, altri solo parzialmente, 10 milioni di persone rimasero senza possibilità di spostarsi via aerea e vennero presi d'assalto i treni ed altri mezzi di trasporto di terra, che non riuscirono però ad assorbire la domanda.
L'emergenza sanitaria scoppiata nel marzo del 2020 per la pandemia di COVID-19, ha portato a uno scenario su scala ben più vasta, con lo stop ai voli durato per mesi in tutto il mondo, e forti limitazioni anche al traffico ferroviario e stradale che hanno superato per dimensioni quella paralisi dell'aviazione.
Può ripetersi?
Perché ci sia una nuova paralisi dei voli devono presentarsi diverse condizioni allo stesso tempo, come le grandi dimensioni della nube di cenere, la dispersione su una vasta aerea e la presenza di cenere alla quota di volo. Sicuramente, in un mondo in cui il traffico aereo è in aumento, non si può certo escludere che episodi come quello del 2010 possano ripetersi.