Energia Nucleare: soluzione alla crisi climatica o pericoloso gioco d’azzardo?

Problemi energetici, geopolitici e l’urgenza di affrontare la crisi climatica stanno riaprendo il dibattito sul nucleare ad uso civile. Fra i pro zero emissioni e produzione costante, fra i contro costi, tempistica e sicurezza. È davvero una soluzione praticabile per la transizione energetica?

Un impianto nucleare ad uso civile, con le torri di raffreddamento. Un impianto nucleare deve essere strettamente sorvegliato non solo nella sua vita attiva ma anche per decenni dallo spegnimento del reattore.

L’economia globale ha sempre più fame di energia. Nel contempo è necessaria la transizione a fonti energetiche a basse e meglio nulle emissioni di gas serra. La crisi climatica è sempre più evidente, e le ultime COP sia pure con lentezza e contraddizioni stanno indirizzando il futuro verso l’abbandono dei combustibili fossili. A questo si aggiungono gli aspetti geopolitici legati alle guerre in corso, con riacutizzarsi della crisi energetica.

Così, l’energia nucleare è tornata al centro del dibattito: può essere parte della soluzione o è una falsa promessa?

Energia nucleare ad uso civile: lo stato attuale

Secondo le statistiche dell’IAEA, International Atomic Energy Agency, attualmente sono in funzione 417 reattori nucleari con una capacità di produrre 317.036 MWe. Se guardiamo al trend storico, il numero di reattori è in lieve calo e la percentuale sul mix elettrico globale è passata dal 20% del 1985 al 9% del 2024.

Dando uno sguardo geografico, il paese con più reattori in funzione sono gli USA, 93 che producono il 19% della loro elettricità, seguiti dalla Francia che ne ha 56 ma che coprono ben il 65% della produzione elettrica. Seguono Cina con 55 (5% dell’elettrico) e Russia con 37 (18%).

La Spagna ne ha 7 (20%), il Messico 2 (4%), l’Argentina 3 (6%). L’Italia ne aveva 4 fino al 1987, poi disattivati a seguito dell’incidente di Chernobyl e del referendum che ne seguì, poi confermato da un nuovo referendum nel 2011.

Le fonti rinnovabili hanno recentemente sorpassato il nucleare, ora solare, eolico e geotermico insieme assommano al 12%, ma il trend indica che entro un paio d’anni l’eolico da solo sorpasserà il nucleare.

Il nucleare come soluzione alla crisi climatica

Apparentemente l’energia nucleare sembra una soluzione perfetta per la crisi climatica ed energetica. La produzione di energia è a emissioni serra zero, tanto che sia pure dopo ampie discussioni e con alcune contestazioni, è stata inclusa nella tassonomia delle fonti energetiche considerate sostenibili.

Da un punto di vista della produzione di energia, a differenza delle rinnovabili che sono estremamente discontinue ha il vantaggio di fornire una produzione costante nel tempo, senza fluttuazioni dipendenti da aspetti meteo.

In termini di efficienza, il nucleare ha una densità energetica elevatissima: una piccola quantità di combustibile nucleare può generare enormi quantità di energia. Inoltre, svincola dalla dipendenza dai paesi produttori di petrolio e di gas.

Per questo motivo, alcuni paesi, come la Francia, la Cina, l’India e perfino alcuni paesi del medio oriente stanno costruendo o progettando 62 nuovi reattori.

Problemi e rischi del nucleare

L’energia nucleare implica alti costi e i lunghi tempi di realizzazione. I sei reattori entrati in funzione nel 2024 erano in costruzione da almeno 8-10 anni, e a malapena hanno rimpiazzato quelli dismessi.

Poi i costi, talmente elevati che il settore privato difficilmente investe in tale fonte energetica. Costi peraltro in aumento e con sforamenti di budget e tempistica; a seguito dell’incidente di Fukushima nel 2011 si sono dovuti rivedere in termini ancor più cautelativi i sistemi di sicurezza in caso di terremoto e tsunami.

Resta irrisolto il problema delle scorie. Benché poche come quantità, sono estremamente pericolose e implicano non solo problemi per le prossime generazioni ma anche per future civiltà, tanto che si cerca di lasciare, nei depositi, avvisi del pericolo che si presume siano leggibili da società che verranno fra millenni.

Resta irrisolto il problema delle scorie. Benché poche come quantità, sono estremamente pericolose e implicano non solo problemi per le prossime generazioni ma anche per future civiltà, tanto che si cerca di lasciare, nei depositi, avvisi del pericolo che si presume siano leggibili da società che verranno fra millenni.

Inoltre, non va dimenticato che l'uranio è una fonte esauribile e concentrata anch'essa in poche aree geografiche.

Non ultimo, venuto alla ribalta delle cronache con la guerra in Ucraina, il problema e pericolo in caso di guerra. Paesi stabili al giorno d’oggi potrebbero non esserlo in futuro.

Altro aspetto geopolitico è il possibile uso del nucleare a scopi militari. Il ciclo del combustibile nucleare può essere sfruttato per la produzione di armamenti. Questo aspetto ha il nucleare un tema delicato nella diplomazia internazionale.

Volutamente per ultimo abbiamo lasciato il rischio di gravi incidenti, che nessuno può escludere categoricamente. Benché poco probabili di per se, gli incidenti nucleari possono coinvolgere vasti territori rendendoli inabilitabili per decenni.

Quali soluzioni per il futuro?

Quanto al nucleare, si parla di nuove soluzioni e tecnologie quali reattori di quarta generazione ritenuti “intrinsecamente sicuri” e piccoli reattori modulari SMR, con minori costi e rischi.

Parliamo però di soluzioni future, non disponibili oggi, come detto sopra i nuovi reattori erano in costruzione da almeno 8-10 anni. Dovendo dimezzare le emissioni globali ogni dieci anni fino ad azzerarle entro il 2050, il nucleare, anche di nuova generazione, non è la soluzione.

Investire nella ricerca, anche sul nucleare del futuro e sulla fusione, è importante, ma la crisi climatica è già qui. Dobbiamo agire adesso con soluzioni praticabili e socialmente accettabili, puntando su rinnovabili, efficienza e riduzione dei consumi.