Dai pastori del Kirghizistan un esempio di modello sostenibile per la salvaguardia degli ecosistemi montani

La biodiversità delle specie e degli habitat di montagna è straordinaria. Circa 25 dei 34 principali centri di biodiversità del mondo si trovano proprio nelle regioni montane. Le montagne ricoprono poco più di un quarto della superficie terrestre.

Montagne
La biodiversità delle specie e degli habitat di montagna è straordinaria. Circa 25 dei 34 principali centri di biodiversità del mondo si trovano proprio nelle regioni montane.

Le montagne sono ancora oggi fonte di vita per centinaia di milioni di persone. L'acqua proveniente dalle montagne è essenziale per la vita. Ogni giorno, circa metà della popolazione mondiale, usa l'acqua che ha origine sulle montagne, e due terzi delle colture agricole del mondo dipendono dai deflussi montani.

La biodiversità delle specie e degli habitat di montagna è straordinaria. Circa 25 dei 34 principali centri di biodiversità del mondo si trovano proprio nelle regioni montane. Le montagne ricoprono poco più di un quarto della superficie terrestre, ospitando 1,1 miliardi di persone, molte delle quali dipendono dalle risorse offerte da questi ecosistemi.

L’allarme lanciato alla Cop 28 di Dubai

In occasione della Giornata Internazionale della Montagna, il nuovo rapporto pubblicato dal Segretariato della Mountain Partnership della FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura) e dell'UNEP (il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) lancia un allarme: il cambiamento climatico e le attività umane stanno degradando gli ecosistemi montani, minacciando la vita e il sostentamento delle popolazioni che li abitano, la fauna selvatica e le riserve idriche da cui tutti dipendiamo.

Presentato a Dubai alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), il rapporto "Restoring mountain ecosystems" afferma che “gli ecosistemi montani sono estremamente vulnerabili ai cambiamenti climatici che si manifestano in modo evidente nel ritiro dei ghiacciai, nel disgelo del permafrost, nella perdita di massa delle calotte glaciali e nella diminuzione di spessore, estensione e durata della copertura nevosa”.

Montagne, ecosistemi
Interventi strategici ed integrati sono necessari per preservare e rivitalizzare questi ecosistemi da cui tutti dipendiamo.

Le attività umane stanno contribuendo al degrado ecologico in molte regioni montane, in particolare attraverso l'aumento dell'inquinamento e la presenza di microplastiche, che sono state rinvenute anche sulle vette più alte, comprese quelle sotto la cima dell'Everest.

Circa il 25% delle zone montane del mondo è estremamente vulnerabile al rischio di frane e globalmente le montagne sono soggette ad un aumento degli eventi estremi.

Nelle zone rurali delle regioni montagnose dei paesi in via di sviluppo, dove un abitante su due è già a rischio di insicurezza alimentare, la perdita dei servizi ecosistemici forniti dalle montagne ha un impatto devastante soprattutto per i gruppi più vulnerabili, come le donne e le popolazioni indigene.

Come si può ripristinare l'ambiente montano?

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il periodo 2021-2030 come il Decennio per il ripristino degli ecosistemi, con lo scopo di prevenire, fermare e invertire il degrado degli ecosistemi. Il rapporto FAO-UNEP mette in evidenza pratiche di ripristino degli ecosistemi che possono essere applicate nelle regioni montane per sviluppare progetti sostenibili.

Interventi strategici ed integrati sono necessari per preservare e rivitalizzare questi ecosistemi da cui tutti dipendiamo. Ma il ripristino degli ecosistemi montani è un'impresa complessa che richiede investimenti sostenuti, nonché monitoraggio e valutazione periodici.

Possiamo e dobbiamo far ricorso a conoscenze e strumenti già disponibili e metodi di provata efficacia, come la corretta gestione del suolo, la riforestazione e il miglioramento dell'habitat per la fauna selvatica. Le popolazioni che vivono in montagna devono rimanere al centro delle azioni di ripristino degli ecosistemi e possono utilizzare molte pratiche sostenibili, come illustra il rapporto FAO-UNEP.

Alcuni esempi nel mondo

Un esempio di successo in questo campo è il programma che coinvolge Kirghizistan, Ruanda, Serbia e Uganda, realizzato sotto la guida dell'UNEP, della Convenzione dei Carpazi e della Mountain Partnership. Si tratta di un'iniziativa di punta del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi montani e sostiene interventi di ripristino su larga scala e a lungo termine degli ecosistemi montani, offrendo al contempo opportunità economiche sostenibili alle popolazioni locali.

In Kirghizistan 14.000 ettari di pascoli e ghiacciai nelle montagne del Tien-Shan sono stati convertiti in riserva naturale grazie alla collaborazione tra le comunità locali e l'ONG locale CAMP Alatoo. Oggi, ex cacciatori e pescatori sono diventati ranger comunitari che pattugliano la micro-riserva di Baiboosun, di recente istituzione, e gestiscono le fototrappole per il monitoraggio della fauna selvatica.

I pastori locali dal canto loro hanno adottato tecniche di pascolo moderne che hanno migliorato la vegetazione e la qualità dei pascoli all'interno della riserva.

Grazie a questi interventi, le popolazioni di leopardo delle nevi e di stambecco sono in aumento all'interno della riserva. Molti membri della comunità hanno intrapreso nuove attività economiche, come la produzione di formaggi e la realizzazione di souvenir in feltro.

Ecosistemi montani
Possiamo e dobbiamo far ricorso a conoscenze e strumenti già disponibili e metodi di provata efficacia, come la corretta gestione del suolo, la riforestazione e il miglioramento dell'habitat per la fauna selvatica.

Nel massiccio del Virunga, che si estende tra la Repubblica Democratica del Congo, il Ruanda e l'Uganda, il numero dei gorilla di montagna è in costante aumento.

La specie è ora classificata come "in pericolo", ma non più "in pericolo critico" come cinque anni fa. Dagli anni 1980, il numero di questi gorilla è raddoppiato. Le comunità locali che confinano con il parco sono ora coinvolte in lavori di ripristino ecologico e nell'ecoturismo, che fornisce fonti di reddito alternative al bracconaggio.

L'isolamento e la lontananza delle regioni di montagna non devono farci dimenticare l'attenzione che meritano. Queste iniziative dimostrano che si può fare molto per proteggere questi luoghi.

Ripristinare gli ecosistemi è un modo per investire nel futuro delle nostre montagne e delle generazioni a venire, preservando la biodiversità locale e aprire prospettive di crescita economica sostenibile dal punto di vista ambientale.