Fine dell'inverno, troppo poca la neve sulle montagne italiane: possibile crisi idrica per l'estate 2025?

Sembrerebbe prematuro parlare a Marzo di crisi idrica per l'estate che deve ancora iniziare. Tuttavia, i numeri sono già noti e non lasciano molti margini di interpretazione.

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Poca neve sulle montagne italiane nel corso dell'inverno appena concluso.

La quantità di neve accumula sul territorio nazionale durante questo inverno è inferiore a quella dello scorso anno, la cui estate fu afflitta da crisi idrica, e meno della metà di quella del precedente decennio.

Cosa collega neve e crisi idrica

La neve che si accumula sulle Alpi e gli Appennini durante la stagione invernale è una preziosa risorsa per l’intero territorio durante i successivi mesi estivi. Purtroppo, la neve accumulata durante questo inverno è meno della metà rispetto agli anni passati. Questo pone le inquietanti premesse per un'importante crisi idrica estiva.

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Andamento della quantità di neve accumulata sull'intero territorio italiano espressa in equivalente di acqua. La curva arancione mostra come durante il mese di Marzo, quando generalmente l'accumulo raggiunge il suo valore massimo, quest'anno sia nettamente inferiore a quello dell'anno scorso e di tutto il periodo dal 2011 al 2023. Credit: CIMA Foundation

Lo scioglimento della neve e la sua discesa a valle sotto forma di acqua rappresenta la principale risorsa idrica per i mesi estivi caratterizzati da precipitazioni scarse. Essa alimenta le falde acquifere, mantiene l’umidità del suolo sia in maniera diretta, attraverso la rete fluviale che si ramifica lungo il territorio, sia in maniera indiretta attraverso l’irrigazione che attinge ai fiumi e ai bacini.

Possiamo affermare che, precipitazioni piovose a parte, l'occorrenza o meno di una crisi idrica nel periodo estivo dipende da quanta neve sia caduta nel precedente periodo invernale.

La riserva di acqua che in inverno si accumula sotto forma di neve è misurabile. Viene utilizzata come grandezza lo SWE, ossia lo Snow Water Equivalent. Si tratta dell’equivalente in acqua se la neve si sciogliesse interamente.

Maggiore è il valore dello SWE, maggiore è la riserva idrica di acqua sotto forma di neve.

Cos'è lo SWE, lo Snow Water Equivalent.
Lo SWE si misura moltiplicando la densità della neve (che può variare) per la sua profondità e si esprime in mm di acqua o in Kg/m2. Per esemplificare 100 mm di SWE producono 100 litri di acqua o, se vogliamo, l’equivalente di 100 mm di pioggia.

La precipitazione nevosa ha un andamento stagionale e raggiunge il suo massimo accumulo generalmente entro metà Marzo, cioè proprio in questo periodo.

Lo stato della neve a Marzo

Le notizie non sono proprio buone e questo significa che ci saranno conseguenze negative, sotto un profilo idrico, per l’estate che si avvicina.

In questi giorni di metà Marzo lo SWE è parecchio inferiore del 57% rispetto all'anno scorso e al periodo di riferimento (2011-2023). Questo significa che la neve che si è accumulata sulle montagne del territorio italiano è meno della metà rispetto alla media del periodo tra il 2011 ed il 2023.

La riserva idrica per l’estate che verrà è attualmente meno della metà rispetto al periodo di riferimento.

Naturalmente, questo deficit del 57% è un valore medio nazionale.

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La mappa mostra in percentuale il deficit nella riserva di acqua (sotto forma di neve) sul territorio nazionale. Credit: CIMA Foundation

Ci sono regioni in cui il deficit di accumulo nevoso è ancor maggiore e altre in cui è minore. Il deficit va da valori minimi sulle Alpi del 40%, lì dove l’accumulo nevoso è il maggiore in Italia, a valori massimi di deficit dell’Italia sud-peninsulare dove arriva quasi al 100%. La Sicilia si attesta ad un 63%, deficit inferiore rispetto all’Italia sud-peninsulare grazie all’accumulo di neve sull’Etna.

Due possibili scenari possono mitigare o esasperare l'attuale scenario, rispettivamente. Nel primo scenario, abbondanti nevicate nelle prossime due settimane, anche se improbabili, potrebbero ridurre il deficit nevoso. Questo è lo scenario che si auspica ma è il meno probabile.

Nel secondo scenario, temperature sopra la media in primavera produrrebbero un precoce scioglimento delle riserve nevose, esaurendole ancor prima dell'arrivo dell'estate. Questo, purtroppo, è lo scenario più probabile.